"...l'anima è certissima che, dentro di lei, abita Cristo, come una muta presenza nel buio. Poi crede di essere trasportata all'improvviso nella parte superiore di sé stessa, o di venire rapita sulle ali possenti dell'Acquila divina, mentre il corpo resta in basso, vuoto, come una spoglia spettrale. Non è ancora in cielo e non è più in terra: prova una dolcezza infinita - ma anche la solitudine, la lontananza da tutti gli esseri umani e da Dio, l'angoscia del deserto, il desiderio di morire; le sembra di essere crocifissa tra la terra e il cielo." (Pietro Citati, Ritratti di donne, Rizzoli 1992)
martedì 15 ottobre 2013
mercoledì 11 settembre 2013
Papa Francesco e i rifugiati
http://www.vatican.va/holy_father/francesco/speeches/2013/september/documents/papa-francesco_20130910_centro-astalli_it.html?utm_medium=twitter&utm_source=twitterfeed
venerdì 6 settembre 2013
venerdì 30 agosto 2013
La Terra è un pianeta di periferia
Siamo il terzo pianeta vicino al Sole, quest'ultimo fa parte della periferia della nostra galassia. In pratica ci separano 28.000 anni luce dal centro galattico. La nostra è una tra cento miliardi di galassie e ognuna di queste è composta di miliardi di stelle e di pianeti. Siamo proprio piccoli piccoli e siamo (tutti) gente di periferia.
martedì 6 agosto 2013
La piaga della povertà
Qualche pensiero in sintesi dell'intervento di Mons. Chullikatt, Osservatore Permanente della Santa Sede presso l'ONU, 18 aprile, New York.
(...) La povertà è un circolo vizioso di cui l'esclusione è sia la causa che la conseguenza. La povertà deriva dell'esclusione di persone e comunità dalla partecipazione alla vita economica, sociale, politica e culturale delle società nelle quali vivono, non potendo sviluppare le proprie capacità e vengono negate loro le necessarie opportunità per provvedere a se stesse, alle loro famiglie e alle loro comunità. Ma la loro esclusione di fatto impoverisce l'intera famiglia umana: il potenziale contributo dei poveri alla collettività va perso...beni e servizi irrealizzati, prospettive politiche e valori sopiti, arte, racconti, canti per la storia umana collettiva che non vengono composti. Escludere i poveri significa negare loro la partecipazione alla vita della famiglia umana, alle sue speranze e ai suoi sogni, nei suoi successi e nelle sue realizzazioni. Tutto ciò è radicato nella nostra comune umanità e nessun paese, popolo, cultura o casta può pretenderne la proprietà esclusiva. "Ogni persona ha, in virtù della sua appartenenza alla famiglia umana, il diritto per nascita di beneficiare di questa eredità comune, nonché il diritto e il dovere di contribuire a rendere più ricco tale immenso lascito"
***
Se questo non avviene è a causa dell'egoismo ma non solo: c'è sempre la paura che qualcuno ci derubi di qualcosa a volte anche di un certo ruolo conquistato con fatica nella società. È un falso problema, questo nostro mondo non è come una barca che ha un numero limitato di posti...chi non riesce a salirci a bordo può tranquillamente annegare. Ma se cominciassimo ad avere una mentalità meno competitiva, sin dagli ambienti scolastici, molto cambierebbe... Se ai ragazzi si insegnasse a vedere l'altro come qualcuno che ci arricchisce e non come chi ci potrebbe derubare, qualcosa cambierebbe. È necessario vedere anzi educare a vedere come ognuno sia una specie di strumento musicale che può eseguire una musica originale, solo sua...che nessun'altro può eseguire, oppure che nessun'altro può eseguire meglio di lui. Dal più piccolo compito a quello di maggior responsabilità. Se siamo quaggiù siamo tutti necessari e nessuno è superfluo! (MLA)
(...) La povertà è un circolo vizioso di cui l'esclusione è sia la causa che la conseguenza. La povertà deriva dell'esclusione di persone e comunità dalla partecipazione alla vita economica, sociale, politica e culturale delle società nelle quali vivono, non potendo sviluppare le proprie capacità e vengono negate loro le necessarie opportunità per provvedere a se stesse, alle loro famiglie e alle loro comunità. Ma la loro esclusione di fatto impoverisce l'intera famiglia umana: il potenziale contributo dei poveri alla collettività va perso...beni e servizi irrealizzati, prospettive politiche e valori sopiti, arte, racconti, canti per la storia umana collettiva che non vengono composti. Escludere i poveri significa negare loro la partecipazione alla vita della famiglia umana, alle sue speranze e ai suoi sogni, nei suoi successi e nelle sue realizzazioni. Tutto ciò è radicato nella nostra comune umanità e nessun paese, popolo, cultura o casta può pretenderne la proprietà esclusiva. "Ogni persona ha, in virtù della sua appartenenza alla famiglia umana, il diritto per nascita di beneficiare di questa eredità comune, nonché il diritto e il dovere di contribuire a rendere più ricco tale immenso lascito"
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Se questo non avviene è a causa dell'egoismo ma non solo: c'è sempre la paura che qualcuno ci derubi di qualcosa a volte anche di un certo ruolo conquistato con fatica nella società. È un falso problema, questo nostro mondo non è come una barca che ha un numero limitato di posti...chi non riesce a salirci a bordo può tranquillamente annegare. Ma se cominciassimo ad avere una mentalità meno competitiva, sin dagli ambienti scolastici, molto cambierebbe... Se ai ragazzi si insegnasse a vedere l'altro come qualcuno che ci arricchisce e non come chi ci potrebbe derubare, qualcosa cambierebbe. È necessario vedere anzi educare a vedere come ognuno sia una specie di strumento musicale che può eseguire una musica originale, solo sua...che nessun'altro può eseguire, oppure che nessun'altro può eseguire meglio di lui. Dal più piccolo compito a quello di maggior responsabilità. Se siamo quaggiù siamo tutti necessari e nessuno è superfluo! (MLA)
lunedì 22 luglio 2013
La pace e gli arcobaleni
Lo scorso 7 giugno, mons. Silvano Tomasi, osservatore della Santa Sede presso l'ONU, si è espresso in questo modo in occasione della XXIII sessione del Consiglio dei Diritti dell'uomo. Espongo una sintesi del suo intervento. La pace è uno de desideri più profondi del cuore umano per cui è un diritto di cui ogni persona dovrebbe beneficiare. Senza pace non è possibile alcun sviluppo quindi è anche la condizione che rende possibili tutti gli altri diritti. Solo la realizzazione dei diritti fondamentali porta ad una vera pace fondata su libertà, giustizia e fraternità. Tra pace e diritti dell'uomo c'è stretta connessione come traspare dalla Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo e dalla Carta delle Nazioni Unite. La pace infatti non è solo l'assenza di guerra ma qualcosa che si costruisce giorno per giorno in famiglia, a scuola, nella società altrimenti diventa un miraggio per menti ingenue. Chi si illude di fondarla sulla forza o sull'equilibrio di forze si illude. Lo dimostra la storia del XX secolo o i conflitti dei nostri giorni. La pace non si impone con ammassi di armi e non è condizionata da una più o meno presunta forza militare. La pace ha un altro nome che è sviluppo. Costruisce pace chi costruisce e migliora scuole e strutture sanitarie. La famiglia umana è più che mai interdipendente e la pace e la sicurezza degli uni non esistono senza quella degli altri. Inoltre il contrario della pace non è tanto la guerra quanto la paura. Essa è l'elemento che condiziona negativamente paesi poveri e ricchi
Mentre la guerra è il fallimento dell'umano, l'illusione che sia possibile costruire una società migliore infliggendo sofferenza al prossimo. Ma nessuno rimane indenne dopo una guerra, neanche il vincitore. La pace è meno vistosa ma più rispettosa solo la non-violenza come dottrina e come metodo, come esempi storici moderni ci insegnano, è il cammino più appropriato per una vera riconciliazione e mediazione per il bene comune ed una pace duratura.
***
Qui ognuno di noi senza essere diplomatico o ambasciatore può fare la sua... Non basta sventolare bandiere arcobaleno se non si ha un cuore pacificato. La pace nasce dal nostro cuore non da altro. Un cuore in pace vibra armonie di pace e riconcilia il mondo anche senza manifestazioni e sventolii di bandiere. Un cuore riconciliato ha accettato tutta la sua miseria e si adopera per la pace perché è in pace e non viceversa...
Mentre la guerra è il fallimento dell'umano, l'illusione che sia possibile costruire una società migliore infliggendo sofferenza al prossimo. Ma nessuno rimane indenne dopo una guerra, neanche il vincitore. La pace è meno vistosa ma più rispettosa solo la non-violenza come dottrina e come metodo, come esempi storici moderni ci insegnano, è il cammino più appropriato per una vera riconciliazione e mediazione per il bene comune ed una pace duratura.
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Qui ognuno di noi senza essere diplomatico o ambasciatore può fare la sua... Non basta sventolare bandiere arcobaleno se non si ha un cuore pacificato. La pace nasce dal nostro cuore non da altro. Un cuore in pace vibra armonie di pace e riconcilia il mondo anche senza manifestazioni e sventolii di bandiere. Un cuore riconciliato ha accettato tutta la sua miseria e si adopera per la pace perché è in pace e non viceversa...
martedì 19 marzo 2013
giovedì 28 febbraio 2013
Grazie Santitá !
Ci siamo tutti dissetati abbondantemente alla fonte della sua gustosissima sapienza...ma senza ancora saziarci. Attendiamo ancora certi che nel nascondimento l'albero non cesserà di mettere radici in basso e di fruttificare in alto. La nostra preghiera sarà comunque e sempre con Lei.
martedì 22 gennaio 2013
Maschile e Femminile
(nell'immagine "Maschile e Femminile", MLA)
January 21, 2013, Monday -- Pope warns of "technological prometheanism"
"I will stand at my watch and station myself on the ramparts." —Habakkuk 2:1
Dear friends,
I
don't quite know how to say this, so I'll just be blunt: Pope Benedict
is saying incredible things, yet no one seems to be listening.
He did it again on Saturday, two days ago.
Benedict
is "standing watch on the ramparts" of our once-Christian society, and
raising an alarm about terrible dangers he sees for humanity, but he is
being, for the most part, ignored.
His
words, in an age filled with noise, are uttered with passion and
eloquence, but fall, echo-less, into the cracks of silence between the
major tv networks, which never give space on their programs to his
words.
He should not be ignored. He is saying things worth taking very seriously indeed.
The Danger of "Gender Freedom" and the Need for Christian Unity
There are two main points he made in the past two days:
(1)
on Saturday he spoke about the new philosophy of "gender" which views
being a man or a woman as a totally changeable, individual choice; and
he said this very "politically correct" theory, supported by so many in
positions of power and influence today, presents a grave danger to
humanity;
(2)
on Friday and on Sunday (yesterday, at his noon Angelus address), he
said that Christians must be more unified, that their divisions are a
cause of scandal (precisely as we have been saying as we have launched
our new Foundation, which I still would ask you to consider joining).
In
a sense, these are the pre-eminent themes of this phase of Benedict's
pontificate: the reductionist new theory of gender as a choice, and the
need for greater unity among Christians.
Why is Benedict hammering away at the issue of gender?
To
put it bluntly: because he is frightened by the consequences for the
human race that he sees on the horizon if this theory is not re-thought.
Ideas have consequences, and he believes strongly that the consequences of these "gender" ideas will be disastrous for mankind.
Like a watchman on the city walls, he is looking out, and he is seeing disaster approaching.
What disaster, precisely, does he see?
Benedict
first refers to ideologies from past centuries which have brought much
misery to man, referring to nationalism, National Socialism, Communism
and also "unbridled capitalism":
"In
recent centuries, the ideologies which celebrated the cult of the
nation, race, social class proved to be true idolatry, and the same can
be said of unbridled capitalism with its cult of profit, with the
resulting crisis, inequality and poverty," he said.
But then he turned to a new "ideology," the new theory of human "gender" as something not given, but chosen.
The danger, he says, includes that of a "technological prometheanism."
The Danger of a "Technological Prometheanism"
Now, what does Benedict mean by this phrase?
What
he means is that modern science, with its great and increasing
technological power, together with a "Promethean" attitude toward all
limits, may lead us to terrible problems.
It
is a dense, unusual phrase for a Pope, a phrase with no basis in
Scripture (because Prometheus, of course, is not a character in
Scripture, but a character of Greek myth).
Nevertheless,
despite its newness and difficulty of interpretation, this may come to
be seen as a "signature phrase" for this Pope, and for his diagnosis of
our present predicament.
So what does Benedict mean when he warns of "technological prometheanism"?
Scientific Knowledge and Spiritual Knowledge
In
the Western classical tradition, the Greek mythological character
Prometheus, who stole fire from heaven to give to mankind and then was
punished for his theft by Zeus and bound forever to a mountaintop in the
Caucasus by unbreakable chains, became a figure who represented human
striving, particularly the quest for scientific knowledge.
Over
time, and especially in the Romantic era, Prometheus was seen as the
archetype of the lone genius whose efforts to improve human existence
also could result in tragedy.
This is why British novelist Mary Shelley chose as the subtitle for her novel Frankenstein (1818) "The Modern Prometheus" -- because there is a certain equivalence here between Prometheus and... Dr. Frankenstein.
The
"modern Prometheus" is, in this sense, Shelley's Dr. Frankenstein, who
tries to go beyond the bounds of nature to create a creature different
from any ever created by God -- and ends up creating his monster:
Frankenstein's monster.
In the 1700s and 1800s, Prometheus came to be seen as the rebel who resisted all forms of institutional tyranny, epitomized by the pagan High God, Zeus — the Church, the monarch, patriarchal society.
Indeed,
the Romantics drew comparisons between the Greek Prometheus and the
spirit of the French Revolution... and between Prometheus and the Satan
of John Milton's Paradise Lost.
Yes, in this, restricted analogy, Prometheus, to be Promethean, was to be Satanic, Luciferian.
In short, Prometheus was the one who, rebelling against God, went beyond all the bounds set by God, seeking limitless freedom.
It
is striking, however, that many of us (perhaps all of us?), have a
certain sympathy for Prometheus. As the person who desires to surpass
all limits in a search for total freedom, he seems, somehow, admirable.
Because most humans, perhaps all humans, wish to be as free as possible;
freedom is something desirable, something good; its antithesis,
slavery, something abhorrent, something evil.
But, as Christ said, "the truth
shall set you free" -- the difficulty is to grasp, to comprehend, the
truth. For humans, our wonderful intellects darkened by passion and sin,
to seek, to find, to grasp, to embrace the truth is often a difficult
task, filled with pitfalls. We often do not know our own truth. And this
can mean that, in a desire to be free, we embrace false paths, untrue
paths, that lead us to sorrow.
And that is precisely what Benedict warned on Saturday.
And that is precisely what Benedict warned on Saturday.
The
danger is that we have an untrue anthropology, and so an untrue
understanding of what it means to be human, and so also of... what it
means to be free.
“From the union between a materialistic view of man and the great development of technology an anthropology that is essentially atheist has emerged," Benedict said (emphasis added). "It presupposes that the man is reduced to autonomous functions, the mind to the brain, human history to a destiny of self-realization.”
Here Benedict is warning about reductionism ("the man is reduced...").
Reductionism
is always in some sense "untrue" because it "reduces" the complexity of
phenomena in order to "simplify" and so "comprehend" the phenomena.
It
may seem as if the mind may be reduced to the brain, to the cells, to
the electronic pulses of cells, it may seem that we can trace one
emotion to the front of the brain and another to the back, but will the
dissection of every single brain cell -- Benedict is asking -- ever
finally locate "me"?
There is something in personhood which trascends, which cannot be reduced to, the material.
But,
our modern "science" (which is reductionist) denies that it cannot find
"the person." It says we simply haven't yet the tools to go into every
cell, to discover those cells where "the person" is hidden. Our
"science" (and the Pope in a moment will call this science "Promethean")
mock a man as a stubborn know-nothing if he claims he in his essence is
somehow not material; that, science says, is to be excluded, for all things are material...
(This is what it means to live in an age when the dominant ideology is materialism.)
The Pope goes on:
“In the perspective of a man deprived of his soul and therefore a personal relationship with the Creator, what is technically possible becomes licit, each experiment is acceptable, any population policy permitted, any manipulation legitimized. The most dangerous pitfall of this line of thinking is in fact the absolute good of man: man wants to be ab-solutus, freed from every bond and every natural constitution.”
These
words are stunningly powerful. Benedict is saying that it is when man
wishes to be "absolute" (without God, without anyone telling him
anything at all) that he finds himself at a total dead end and faces
loneliness and... despair.
This, he said, “is a radical negation of man’s created and filial being, which results in a dramatic solitude.”
And
Benedict warned “we must never close our eyes to these serious
ideologies… It is in fact a negative pitfall for man, even if disguised
by good sentiment in the name of an alleged progress, or alleged rights,
or an alleged humanism.”
These
are just a few reflections, offered as a possible help to readers of
the Pope's words. His words are so dense and rich that they deserve many
more pages of reflection. But here is what the Pope said. I will let
his words speak for themselves.
Da: MoynihanReport@gmail.com - 21 gennaio 2013
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