
Nel complesso panorama degli studi scientifici condotti sulla Sindone di Torino, una delle scoperte più recenti riguarda una scritta che rimanda all’aramaico dei tempi di Cristo e che dunque, se ciò venisse confermato, potrebbe contribuire alla controversa questione della datazione del telo sindonico. La scoperta - ad opera dello scienziato francese, Thierry Castex - ha suscitato scalpore e dibattiti ed è stata ripresa da Barbara Frale, specialista dei Templari dell’Archivio Segreto Vaticano, che ne accenna nel suo libro, edito da Il Mulino, intitolato “I Templari e la Sindone di Cristo”. La Frale - che approfondirà la questione in un ulteriore volume sulla Sindone che uscirà in autunno - spiega al microfono di Alessandro De Carolis in cosa consista l’importanza di questa scoperta:
R. - La scoperta sulla Sindone di una scritta in caratteri ebraici - ma si tratta probabilmente della lingua aramaica - ha fatto grande scalpore. Vorrei però precisare che non è la prima volta che qualcuno scopre la presenza di scritte in aramaico sul tessuto della Sindone. Il primo a vederle è stato un professore di latino dell’Università Cattolica di Milano nel 1978. Poi, nel 1989, altri caratteri ebraici furono trovati stavolta da un ebraista di mestiere, Messina: a suo dire, questi caratteri formavano la scritta frammentaria “Il re dei Giudei” e dunque stiamo parlando proprio dell’accusa con cui Gesù fu denunciato a Pilato. La scritta trovata di recente da Thierry Castex dice letteralmente “trovato” e c’è una parola vicina, che è ancora da chiarire, ma che può significare nell’insieme “perché trovato” oppure “noi abbiamo trovato”. La cosa interessante è che questa frase, in realtà, può essere accostata ad un passo del Vangelo di Luca, durante il quale lo stesso Luca riferisce il motivo con cui Gesù fu accusato e portato davanti al governatore romano. La frase di Luca è: “Abbiamo trovato quest’uomo che sobillava il popolo, si diceva il Cristo Re, e impediva di pagare il tributo a Cesare”.
D. - In che modo questa scritta è finita sul telo sindonico?
R. - Ci sono tante cose da chiarire, ma non c’è dubbio che, trattandosi di un uomo processato e condannato a morte, qualche documento doveva essere per forza prodotto ed applicato a questa salma. Si tenga presente che il morto, una volta completamente avvolto nel sudario - come voleva la tradizione ebraica dell’epoca - non poteva più essere riconosciuto. Se qualcuno avesse avuto bisogno, per qualsiasi motivo, di riconoscere il defunto, avrebbe dovuto necessariamente metter fuori delle scritte.
D. - La scoperta di Castex apre un nuovo fronte sulla controversa questione della datazione della Sindone. Attualmente, c’è un aspetto sul quale più di altri si trovano d’accordo gli esperti?
R. - Il problema della datazione al radiocarbonio è molto complesso e probabilmente si è creata una grandissima confusione per l’enorme pubblicità che a suo tempo fu data a questo fatto. C’era un dibattito ed una discussione a livello internazionale dove ognuno voleva dire la sua, inoltre uscirono libri scandalistici ancor prima che il risultato venisse presentato scientificamente e discusso. Per quanto mi riguarda, credo che i laboratori impegnati nell’analisi abbiano applicato il metodo con i sistemi del tempo, forse meno aggiornati di quelli odierni, ma comunque in maniera corretta. Ma il problema è cosa sia stato fornito a questi tre laboratori, i quali non avevano la possibilità di dire: no, questi campioni non vanno bene, tagliate un altro pezzo di Sindone e dateci dei materiali più adatti.
D. - I documenti antichi mostrano un “buco” temporale di circa 150 anni tra la scomparsa del telo sindonico nel sacco di Costantinopoli del 1204 - durante la quarta Crociata - e la sua ricomparsa, in Francia, intorno al 1350. Nel suo libro lei sostiene una tesi precisa su chi sia entrato in possesso della Sindone in quel periodo…
R. - In realtà, io sono una studiosa dei Templari e sono arrivata ad interessarmi della Sindone semplicemente perché, ad un certo punto, ho trovato tantissime tracce del fatto che i Templari custodirono questo oggetto per un certo periodo all’incirca dal 1260 al 1312 – ed esso lasciò su di loro un’impressione tale da modificare quella che era la loro liturgia caratteristica. Lo consideravano una specie di vessillo contro la diffusione delle eresie e per questo motivo mi sono interessata anche alle scritte della Sindone. All’inizio, ho detto che bisognava verificare se fossero stati i Templari a mettere queste scritte sulla Sindone. Quando poi sono andata ad analizzare queste scritture, ho visto che non c’entravano nulla con i Templari, perché sono state scritte almeno mille anni prima che l’Ordine del Tempio venisse fondato.
Nessun commento:
Posta un commento