venerdì 22 ottobre 2010

Finzioni e funzioni

Lo studio della storia sembra insegnare che in tempo di civiltà l’umanità produce tragedie, commedie, epica, poesia più o meno drammatica, mentre il tempo dell’inciviltà, della decadenza, se non della barbarie, produce i “colossei”, i “reality”, cadono le maschere degli attori, ognuno di noi può ritrovarsi al centro dell’arena di un qualche tormentone tragico. Il sangue versato deve essere vero, non succo di pomodoro, così le lacrime, gli amplessi, e quant’altro tutto in diretta. Ma mettendo per un attimo da parte i riferimenti scontati alle regole di etica per i mezzi di comunicazione, quel fenomeno che anticamente si chiamava “katharsis” artistica, cioè purificazione, può ancora chiamarsi così davanti alle tragedie-reality che ormai accompagnano il nostro quotidiano? Oppure avviene esattamente l’opposto, cioè una non-purificazione, una sorta di insozzamento che quotidianamente si riversa su di noi dai nostri media?
C’è poi una seconda questione, perché solo alcuni tra i tanti avvenimenti di cronaca diventano tormentoni e su altri cala subito il sipario? Personalmente ritengo che molti di questi casi, quelli che diventano tragedie-reality, siano o omicidi rituali, o eventi “tarocchi” utilizzati per colpire in modo subdolo l'inconscio di persone che non potrebbero essere colpite, una sorta di terrorismo psicologico-subliminare (vedi la “mamma di Cogne”).
E’ avvenuto così che alcuni giornalisti hanno subito una strana mutazione genetica, sono diventati gli inquisitori moderni, conservando quella cruenta frettolosità di giudizio che ha causato in certe epoche migliaia di vittime innocenti. Ma un giornalista oggi più che mai deve essere un appassionato della verità, non un inquisitore bramoso di fare audience vendendo tragiche o erotiche emozioni (fermo alla regola delle famigerate tre s = sesso, sangue, soldi) al punto da confondere le idee anche a chi deve indagare per mestiere.
Bisogna oggi prendere atto del fatto che esistono persone (aldilà delle forze dell’ordine) che sanno di noi molto più di quanto sappiamo noi stessi e i nostri più stretti congiunti e che possono rendere ricattabile non solo il Presidente della Camera ma anche i piccioni di piazza S. Marco! I famosi dossier segreti sono ciò che permettono ai giornalisti-inquisitori di svolgere la loro missione di perturbatori della quiete pubblica e del sonno altrui. Se hai investito con la tua auto una povera volpe in una notte di nebbia e non te ne sei neanche mai accorto, loro lo sanno! Viene in mente una divertente battuta: se gli armadi sono pieni di scheletri e i cassetti pieni di sogni, i nostri vestiti dove li mettiamo?

Maria Letizia Azzilonna

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