COMUNICATO STAMPA
L’informazione interculturale in Piemonte è a “macchia di leopardo”
Convegno: 12 marzo 2010 – 9,30-13,30 - Circolo dei Lettori
La società locale vista attraverso i media del Piemonte resta fortemente arretrata nei confronti dell’intercultura, rivelandosi poco disponibile ad integrare le differenze anche nel linguaggio. Il cittadino immigrato resta ancora collegato in prevalenza alla dimensione della marginalità sociale e della devianza tanto nei grandi centri abitati che nelle province e solo sporadicamente si coglie l’impegno di cambiare registro. Persiste un ritardo e una difficoltà culturale a “normalizzare” il
discorso sull’Altro e abbattere pregiudizi.
Una situazione regionale a macchia di leopardo perché tra le molte zone grigie emergono anche numerosi casi di buone pratiche giornalistiche e di sperimentazioni che stanno andando nella direzione di un approccio multietnico. E’ questa la fotografia aggiornata e multifocale del rapporto tra sistema dei media piemontesi e la multiculturalità che emerge da una ricerca promossa dall’Istituto Paralleli nell’ambito del progetto “Antenna Informazione Interculturale” realizzata da tre docenti dell’Università di Torino con il sostegno della Regione Piemonte e dell’Ordine dei Giornalisti del Piemonte. Sarà presentata il 12 marzo al Circolo dei lettori, uno dei tre appuntamenti di “Melting News” che hanno coinvolto anche l’Associazione Stampa Subalpina e l’Ordine.
Dopo l’anno europeo dell’intercultura, il 2008, e a più di dieci anni da una precedente ricerca dedicata al rapporto tra intercultura e media piemontesi, l’Istituto Paralleli ritorna sull’argomento promuovendo un importante lavoro di ricerca realizzato da Marinella Belluati, Cristopher Cepernich e Michelangelo Conoscenti, docenti della Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Torino. Il risultato, che dà l’avvio all’Antenna Informazione Interculturale, s’inserisce tra le iniziative della rete dell’Osservatorio nazionale sulla Carta di Roma (codice deontologico giornalistico sui richiedenti asilo, rifugiati, vittime della tratta e migranti, sottoscritto dalla FNSI e dall’Ordine dei Giornalisti).
Il lavoro, durato quasi tutto il 2009, ha affrontato il tema da molti punti di vista, sovrapponendo diversi piani di analisi allo scopo di ricostruire il quadro del dialogo interculturale in Piemonte sui media locali. Emerge così una fotografia aggiornata e multifocale del rapporto tra sistema dei media piemontesi e il modo di affrontare il discorso sull’Altro.
Un primo livello ha esplorato le esperienze dei giornalisti esperti della comunicazione multiculturale, ovvero di coloro che da anni si spendono per “forzare” categorie stereotipate di discorso e di portare il tema dell’interculturalità in primo piano nel dibattito pubblico. Le loro voci sono servite a ricostruire e ottenere una valutazione aggiornata della situazione e tracciarne una linea di tendenza. Un secondo piano ha monitorato come e quanto il sistema dei media locali consideri l’intercultura un elemento strutturale presente nelle pratiche quotidiane di lavoro. Attraverso un questionario inviato a tutte le 208 redazioni del Piemonte (stampa, radio e tv) si è ricostruito l’impegno e la capacità del sistema dei media locali di integrare persone ed esperienze competenti. Infine, un terzo aspetto indagato è stato quello del linguaggio giornalistico usato dalla stampa locale per parlare di intercultura e di immigrazione con gli strumenti della corpus linguistics, interpretando i dati forniti da software specifici con le parole chiave intercultura, extracomunitari, immigrati e rifugiati. Lo studio si è sviluppato seguendo tre assi principali: l’identificazione delle parole significative del dizionario mentale del lettore; la loro frequenza di utilizzo; la loro vicinanza ad altre parole significative (collocazioni).
In estrema sintesi, l’“Anno Europeo” è da considerarsi come un’opportunità persa in termini informativi. Dal corpus Extracomunitari emergono le aree riguardanti la “sicurezza”, il “lavoro” e gli “organi di polizia”. La frequenza di “problema” indica come la rappresentazione tenda ad essere di tipo negativo, dato confermato dai riferimenti, molto alti, alle istituzioni preposte al mantenimento dell’ordine pubblico, senza però indicare possibili soluzioni. È possibile inoltre osservare alcuni aspetti emotivi che toccano la sicurezza e la paura dei cittadini, rafforzando l’accezione allarmistica di Extracomunitari piuttosto che quella, ad esempio, di una risorsa positiva. Sebbene sia identificabile una sovrapposizione a livello semantico fra extracomunitario e immigrato, traspare come la maggior parte delle criticità e il ricorso a stereotipi siano accostabili ad extracomunitario. Si nota anche la formazione di una sorta di barriera tra Italiani/immigrati, in cui si percepisce una volontà, oltre che ad una necessità, di ridefinire il significato identitario dei primi. Dopo un lasso di tempo sufficientemente lungo, più di vent’anni di esperienza sociale sul territorio con il fenomeno del discorso interculturale e dei soggetti che ne sono portatori, dalla ricerca emerge dunque un ritardo e una difficoltà ormai strutturali nel modo di affrontare il tema degli immigrati, dei “nuovi cittadini”.
La società locale vista attraverso i media, resta fortemente arretrata e poco disponibile ad integrare le differenze anche a livello di discorso. Un primo dato che guida l’analisi è che solo la metà delle redazioni locali hanno risposto al questionario e di essi solo un quarto rivela una certa disponibilità ad includere l’intercultura nella propria offerta e a dotarsi di strumenti per farlo nel migliore dei modi. Si tratta in molti casi di una situazione di difficoltà produttive e di
scarsità di risorse economiche, aspetti che rendono difficile costruire altri modi di informare. In altri casi, spiace dirlo, persiste un ritardo e una difficoltà culturale a “normalizzare” il discorso sull’Altro. Il discrimine spesso è dato dalle politiche pubbliche per l’integrazione che, laddove sono più evidenti, producono discorsi pubblici migliori anche sui media. Nei contesti in cui l’intervento amministrativo è rimasto scarso, lo sono spesso anche i modi di affrontare la
questione. La situazione complessiva, seppure critica, impone anche di vedere le positività legate alle dinamiche di comunità. Soprattutto al di fuori dell’area metropolitana, le redazioni locali mostrano una certa propensione ad occuparsi degli aspetti di integrazione di successo quando questi hanno ricadute positive sulla vita locale. Lo dimostra il fatto che le agende dei media locali sono disposte ad includere le good news di cui sono portatori gli stranieri e le loro iniziative soprattutto se sono legate ad eventi pubblici di interesse locale. La strada però è lunga e le resistenze sono molte, da qui l’urgenza di un confronto che coinvolga tutti i protagonisti e di cui il convegno spera di essere un primo passo.
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