L'insegnamento di Simeone relativo al potere deificante dell'eucarestia è particolarmente vivece ed intransigente. Ricevendo nella santa comunione il "corpo divinizzato" di Cristo, noi stessi veniamo divinizzati:
Purificato dal pentimento
e di torrenti di lacrime,
comunicando a un corpo divinizzato
come a Dio stesso,
divento io stesso Dio
in un'unione inesprimibile.
Simeone insiste nell'affermare che attraverso la comunione eucaristica veniamo trasformati in ciò che riceviamo:
Il tuo corpo, il corpo immacolato e divino,
risplende tutto del fuoco della tua divinità,
al quale è indicibilmente mescolato e congiunto;
questo corpo tu me lo hai donato, Dio mio.
Questa tenda insozzata e corruttibile
è stata unita al tuo corpo immacolato,
e il mio sangue mescolato con il tuo sangue.
Sono stato unito, lo so, anche alla tua divinità
e sono diventato il tuo purissimo corpo,
membro radioso, membro realmente santo,
membro risplendente, trasparente e luminoso.
Vedo la bellezza, considero lo splendore,
rifletto la luce della tua grazia
e contemplo con stupore questo indicibile splendore
e sono fuori di me pensando a me stesso;
che cos'ero e che cosa sono divenuto, oh meraviglia!
Provo venerazione e rispetto di me stesso,
riverenza e timore come davanti a te,
esito e mi vergogno.
Dove sedermi, a chi avvicinarmi,
dove far riposare queste membra che sono tue,
in quali opere, in quali azioni
impiegare queste mie membra terribili e divine?
Attraverso al santa comunione, la totalità della persona di Cristo, contemporaneamente umana e divina è comunicata alla totalità della persona umana, non solo alla nostra anima, ma anche ogni membro del corpo; e così non solo la nostra anuma ma anche ogni membro del nostro corpo diventa "terribile e divino". In tal modo la deificazione si estende al nostro corpo oltre che alla nostra anima;
non si tratta semplicemente di un'esperienza intellettuale, ma di una realtà fisica. Non solo diventiamo parenti di Cristo o suoi familiari, diventiamo "incorporati a lui" e il suo stesso corpo.
Considera il mistero!
L'anima e il corpo...
sono una cosa sola in due essenze;
essi dunque che sono uno e due,
perché hanno comunicato al Cristo
e bevuto il suo sangue,
unito alle due essenze
e anche alle due nature del mio Dio,
divengono Dio per partecipazione,
e sono chiamati con lo stesso nome, con il suo nome.
Noi diventiamo membra di Cristo
e il Cristo diviene nostre membra,
e Cristo diventa mia mano,
Cristo mio piede, di me miserabile,
e io misero divento la mano di Cristo e il piede di Cristo,
muovo la mano e la mia mano è Cristo tutto intero
poiché Dio è indivisibile nella sua divinità, comprendilo
muovo il piede ed ecco risplende al pari di lui.
Non dire che bestemmio, ma accetta queste cose
e adora Cristo che ti rende tale!
Se tu volessi, diventeresti suo membro,
e così tutte le membra di ciascuno di noi
diventeranno membra di Cristo e Cristo nostre membra,
e tutto quello che è privo di onore,
lo renderà degno di onore
adornandolo di bellezza divina e di gloria,
e abitando con Dio diventeremo dei
senza più vedere affatto la vergogna del nostro corpo,
ma saremo simili a Cristo completamente
in tutto il nostro corpo
e ciascun delle nostre membra sarà il Cristo tutto intero.
Trascinato dalla logia interna della sua argomentazione, Simeone continua:
Dunque hai riconosciuto che anche il mio dito è Cristo,
e anche il pene.
A questo punto immagina che il suo interlocutore lo interrompa indignato: "Non tremi no arrossisci?" Ma Simeone risponde impassibile:
Ma Dio non ha avuto vergogna di diventare simile a te!...
Le tue supposizioni sono malvage
queste membra non sono affatto vergognose!
Sono membra nascoste di Cristo,che vengono ricoirperte.
Anche se possimao rimanere sconcertati dalle sue arle impudenti, dobbiamo ammettere che egli non fa altro che affermare in un modo particolarmente esplicito la verità affermata da Paolo: "Il vostro corpo è tempio dello Spirito Santo...(ICor 6,19-20)Glorificate dunque Dio nel vostro corpo...Offrite i vostri corpi come sacrificio vivente, santo gradito a Dio". (Rm 12,1)
* * *
Ci sono poi almeno altre tre considerazioni di Simeone in cui traspare come la deificazione sia illimitata. Innnzitutto essa non è limitata qui sulla terra a una particolare vocazione o a una determinata forma di vita. Non è limitata ad esempio agli eremiti piuttosto che hai monaci cenobiti o ai celibi piuttosto che agli sposati. Essa al contrario è accessibile a tutti senza eccezioni; il meglio è per tutti...Un laico spposato afferma Simeone può
anche giungere alla perfezione della virtù... e ricevere lo Spirito Santo, divenir amico di Dio e godere della visione di lui.
L'Apostolo Pietro aveva una suocera eppure fu ritenuto degno di salire sul monte Tabor e di vedere la gloria del Salvatore trasfigurato. L'unione con Dio e l'esperienza consapevole della sua presenza in noi è possibile non solo "nelle grotte e sulle montagne o nelle celle dei monasteri" ma anche in mezzo alle città. A questo proposito Simeone è restio a considerare un particolare modo di vita come intrinsecamente superiore ad altri. Egli preferisce pensare non in astratto ma in termini personali. Il più luminoso modo di vivere per ciascuno di noi singolarmente è quel modo particolare al quale Dio ha chiamato ciascuno di noi:
Molti considerano beata la vita eremitica, altri la vita comune o cenobitica, altri il governo, l'educazione, l'insegnamento, le fondazioni di chiese...Per conto mio non oserei pronunciarmi a favore dell'uno o dell'altro stato, nè esalterei un genere di vita per denigrarne un altro,ma qualunque sia l'opera o la'attività, è la vita vissuta per Dio e secondo Dio la più benedetta.
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La théosis non è confinata nel mondo futuro, ma può essere sperimentata per anticipazione qui e ora nella vita presente....
la pienezza della deificazione è riservata alla vita oltre la morte, la visione di Dio è più scura di qui e più perfetta di là. Ma al tempo stesso, la promessa fatta in Matteo 5,8, che il puro di cuore vedrà Dio non è limitata solo all'età futura:
Se la purezza è qui sulla terra, qui vi sarà anche la visione, ma se tu dici che la visione non esiste che dopo la morte, inevitabilmente poni anche la purificazione dopo la morte e così non vedrai mai Dio.
La théosis poi in quanto mistero del mondo fututo è raggiungibile nella sua pienezza soltanto nell'eschaton; ma i santi sperimentano le sue primizie già ora, durante la vita terrena in una maniera autentica e trasformante.
La deificazione in Simeone Nuovo Teologo (Kallistos Ware)in "Simeone il monachesimo a Costantinopoli" Ed Qiqajon 2003.
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