giovedì 22 ottobre 2009

L'identità del presbitero

L'identità del sacerdote deve essere meditata nell'ambito della divina volontà di salvezza, perché frutto dell'azione sacramentale dello Spirito Santo, partecipazione dell'azione salvifica di Cristo e perché orientata pienamente al servizio di tale azione nella Chiesa, nel suo continuo sviluppo lungo la storia. Si tratta di una identità tridimensionale, pneumatologica, cristologica ed ecclesiologica. Non bisogna perdere di vista questa architettura teologica primordiale del mistero del sacerdote, chiamato ad essere ministro della salvezza, per poter chiarire poi, in modo adeguato, il significato del suo ministero pastorale concreto in parrocchia. Egli è il servo di Cristo per essere a partire da lui, per lui e con lui, servo degli uomini. Il suo essere ontologicamente assimilato a Cristo costituisce il fondamento dell'essere ordinato per il servizio della comunità. La totale appartenenza a Cristo, così convenientemente potenziata ed evidenziata dal sacro celibato, fa sì che il sacerdote sia al servizio di tutti. Il dono mirabile del celibato, infatti riceve luce e motivazione dall'assimilazione alla donazione nuziale del Figlio di Dio crocifisso e risorto all'umanità redenta e rinnovata. L'essere e l'agire del sacerdote, la sua persona consacrata e il suo ministero, sono realtà teologicamente inseparabili ed hanno come finalità il servizio allo sviluppo della missione nella della Chiesa: la salvezza eterna di tutti gli uomini. Nel mistero della Chiesa, rivelata come Corpo mistico di Cristo e Popolo di Dio che cammina nella storia, stabilita come sacramento universale di salvezza, si trova e si scopre la ragione profonda del sacerdozio ministeriale.

Tratto da: Congregazione per il clero, Il presbitero, pastore e guida della comunità parrocchiale, 2002, Lev.

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