domenica 28 agosto 2011

INCONTRO NAZIONALE ORDO VIRGINUM A BERGAMO



La Chiesa di Bergamo si prepara ad accogliere, dal 27 al 29 agosto, presso il Seminario  Vescovile,  l’Incontro Nazionale dell’Ordo Virginum  delle diocesi che sono in Italia, importante tappa annuale.   In comunione con la Chiesa intera, in cammino verso il XXV Congresso Eucaristico Nazionale, l’Incontro delle  vergini consacrate avrà come tema il versetto paolino  “In ogni cosa rendete grazie” (1Ts 5,18) ed avrà al centro della lode e della riflessione l’Eucaristia. Attorno all’Eucaristia, celebrata e vissuta, si snoderanno i  tre giorni di ascolto, confronto, preghiera e  fraternità, attraverso le relazioni proposte e lo scambio di esperienze tra diverse diocesi, nell’approfondimento della radice eucaristica e sponsale della consacrazione. A
trattare il tema della “Preghiera eucaristica e del sacerdozio comune” sarà Mons. Antonio Donghi, docente di Liturgia e consultore della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, mentre la relazione tra  “Eucaristia e consacrazione sponsale”sarà sviluppata dalla  prof.ssa Caterina Ostinelli, consacrata nell’Ordo Virginum della diocesi di Como. Inoltre, in  segno di accoglienza e di comunione ecclesiale, le celebrazioni liturgiche saranno presiedute dal Vescovo della diocesi ospitante,  S.E.R. Mons. Francesco Beschi, Vescovo di Bergamo, e dai Pastori delle Chiese limitrofe, S.E.R. Mons. Diego Coletti, Vescovo di Como, e S.E.R. Mons. Oscar Cantoni, Vescovo di Crema.

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Bergamo ospita l’Incontro Nazionale

Dalla casa del “sì” di Maria alla casa domestica del servizio che diventa sequela! In ogni cosa rendete grazie (1Ts 5,18) Ordo virginum custode della speranza. È il tema che accompagnerà i partecipanti all’Incontro nazionale del 2011.
La riflessione ha preso spunto dai tria munera (profetico, sacerdotale, regale), che ci rendono partecipi della missione di Cristo (cfr. Catechismo Chiesa Cattolica 1546), a partire dal tema dell’incontro di Loreto “Amore e fedeltà precedono il tuo volto” [Sal 88 (89),15]: la profezia della fedeltà.
In linea ed in continuità con gli spunti proposti dai relatori, ci siamo interrogate su come coniugare l’esercizio del sacerdozio comune, in un contesto di comunione concreta tra di noi. A tal proposito, abbiamo raccolto i suggerimenti offerti dai nostri vescovi in particolare il richiamo di S. E. mons. Conti, sentito fortemente dalle partecipanti, alla reciproca custodia. Custodia che deriva da una Parola incarnata quotidianamente e da una fedeltà che diviene servizio. I contributi proposti offriranno quindi, due piste di riflessione: l’una riguardante “il fare memoria” e l’altra lo stile della diaconìa. Ricordare per riconoscere ed incarnare per servire e rendere grazie per quanto ricevuto. In un afflato comunionale, in cammino con la Chiesa che quest’anno celebra il XXV Congresso Eucaristico Nazionale, vogliamo mettere al centro della nostra riflessione l’Eucarestia.
(dal FOGLIO per  il collegamento tra gli OV. in Italia)


giovedì 25 agosto 2011

TIM: Occhio alle truffe - II parte

Dal 27 luglio il mio cellulare riceveva (a mia insaputa) filmini porno e se ho capito bene li inviava anche ... facebook e altre cose connesse. N. 1 andare alla polizia postale. N. 2 insegnando religione potrei avere diritto ad un risarcimento danni ? Cari amici se volete accetto volentieri i vostri consigli. MLA

TIM: OCCHIO ALLE TRUFFE

Molto sgradevole ricadere nella nostra squallida realtà ma ho appena scoperto qualcosa che mi sembra giusto condividere perché altri possano usare attenzione quando il proprio credito telefonico del cellulare sparisce in modo troppo rapido. Poiché ricaricavo uno dei miei cellulari e lo ritrovavo sempre scarico ho voluto approfondire la faccenda con un operatore e così ho scoperto che risultava attivo sulla mia sim un servizio per ricevere a pagamento filmini pornografici! Poichè insegno religione capite bene che dovrò fare qualcosa ...

martedì 16 agosto 2011

Assunzione: omelia del Santo Padre


SANTA MESSA NELLA SOLENNITÀ 
DELL’ASSUNZIONE DELLA BEATA VERGINE MARIA

OMELIA DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI

Parrocchia di San Tommaso da Villanova, Castel Gandolfo 
Lunedì, 15 agosto 2011

Cari fratelli e sorelle,
ci ritroviamo riuniti, ancora una volta, a celebrare una delle più antiche e amate feste dedicate a Maria Santissima: la festa della sua assunzione alla gloria del Cielo in anima e corpo, cioè in tutto il suo essere umano, nell’integrità della sua persona. Ci è data così la grazia di rinnovare il nostro amore a Maria, di ammirarla e di lodarla per le “grandi cose” che l’Onnipotente ha fatto per Lei e che ha operato in Lei.
Nel contemplare la Vergine Maria ci è data un’altra grazia: quella di poter vedere in profondità anche la nostra vita. Sì, perché anche la nostra esistenza quotidiana, con i suoi problemi e le sue speranze, riceve luce dalla Madre di Dio, dal suo percorso spirituale, dal suo destino di gloria: un cammino e una meta che possono e devono diventare, in qualche modo, il nostro stesso cammino e la nostra stessa meta. Ci lasciamo guidare dai brani della Sacra Scrittura che la liturgia oggi ci propone. Vorrei soffermarmi, in particolare, su un’immagine che troviamo nella prima lettura, tratta dall’Apocalisse, e alla quale fa eco il vangelo di Luca: cioè, quella dell’arca.
Nella prima lettura, abbiamo ascoltato: “Si aprì il tempio di Dio che è nel cielo e apparve nel tempio l’arca della sua alleanza” (Ap 11,19). Qual è il significato dell’arca? Che cosa appare? Per l’Antico Testamento, essa è il simbolo della presenza di Dio in mezzo al suo popolo. Ma ormai il simbolo ha ceduto il posto alla realtà. Così il Nuovo Testamento ci dice che la vera arca dell’alleanza è una persona viva e concreta: è la Vergine Maria. Dio non abita in un mobile, Dio abita in una persona, in un cuore: Maria, Colei che ha portato nel suo grembo il Figlio eterno di Dio fatto uomo, Gesù nostro Signore e Salvatore. Nell’arca – come sappiamo – erano conservate le due tavole della legge di Mosè, che manifestavano la volontà di Dio di mantenere l’alleanza con il suo popolo, indicandone le condizioni per essere fedeli al patto di Dio, per conformarsi alla volontà di Dio e così anche alla nostra verità profonda. Maria è l’arca dell’alleanza, perché ha accolto in sé Gesù; ha accolto in sé la Parola vivente, tutto il contenuto della volontà di Dio, della verità di Dio; ha accolto in sé Colui che è la nuova ed eterna alleanza, culminata con l’offerta del suo corpo e del suo sangue: corpo e sangue ricevuti da Maria. A ragione, dunque, la pietà cristiana, nelle litanie in onore della Madonna, si rivolge a Lei invocandola come Foederis Arca, ossia “arca dell’alleanza”, arca della presenza di Dio, arca dell’alleanza d’amore che Dio ha voluto stringere in modo definitivo con tutta l’umanità in Cristo.
Il brano dell’Apocalisse vuole indicare un altro aspetto importante della realtà di Maria. Ella, arca vivente dell’alleanza, ha un destino di gloria straordinaria, perché è così strettamente unita al Figlio che ha accolto nella fede e generato nella carne, da condividerne pienamente la gloria del cielo. E’ quanto ci suggeriscono le parole ascoltate: “Un segno grandioso apparve nel cielo: una donna vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi e, sul capo, una corona di dodici stelle. Era incinta… Essa partorì un figlio maschio, destinato a governare tutte le nazioni…” (12,1-2; 5). La grandezza di Maria, Madre di Dio, piena di grazia, pienamente docile all’azione dello Spirito Santo, vive già nel Cielo di Dio con tutta se stessa, anima e corpo. San Giovanni Damasceno riferendosi a questo mistero in una famosa Omelia afferma: “Oggi la santa e unica Vergine è condotta al tempio celeste … Oggi l’arca sacra e animata del Dio Vivente, [l’arca] che ha portato in grembo il proprio Artefice, si riposa nel tempio del Signore, non costruito da mano d’uomo” (Omelia II sulla Dormizione, 2, PG 96, 723) e continua: “Bisognava che colei che aveva ospitato nel suo grembo ilLogos divino, si trasferisse nei tabernacoli del Figlio suo … Bisognava che la Sposa che il Padre si era scelta, abitasse nella stanza nuziale del Cielo” (ibid., 14, PG 96, 742). Oggi la Chiesa canta l’amore immenso di Dio per questa sua creatura: l’ha scelta come vera “arca dell’alleanza”, come Colei che continua a generare e a donare Cristo Salvatore all’umanità, come Colei che in cielo condivide la pienezza della gloria e gode della felicità stessa di Dio e, nello stesso tempo, invita anche noi a divenire, nel nostro modo modesto, “arca” nella quale è presente la Parola di Dio, che è trasformata e vivificata dalla sua presenza, luogo della presenza di Dio, affinché gli uomini possano incontrare nell’altro uomo la vicinanza di Dio e così vivere in comunione con Dio e conoscere la realtà del Cielo.
Il vangelo di Luca appena ascoltato (cfr Lc 1,39-56), ci mostra quest’arca vivente, che è Maria, in movimento: lasciata la sua casa di Nazaret, Maria si mette in viaggio verso la montagna per raggiungere in fretta una città di Giuda e recarsi nella casa di Zaccaria e di Elisabetta. Mi sembra importante sottolineare l’espressione “in fretta”: le cose di Dio meritano fretta, anzi le uniche cose del mondo che meritano fretta sono proprio quelle di Dio, che hanno la vera urgenza per la nostra vita. Allora Maria entra in questa casa di Zaccaria e di Elisabetta, ma non entra sola. Vi entra portando in grembo il figlio, che è Dio stesso fatto uomo. Certamente c’era attesa di lei e del suo aiuto in quella casa, ma l’evangelista ci guida a comprendere che questa attesa rimanda ad un’altra, più profonda. Zaccaria, Elisabetta e il piccolo Giovanni Battista sono, infatti, il simbolo di tutti i giusti di Israele, il cui cuore, ricco di speranza, attende la venuta del Messia salvatore. Ed è lo Spirito Santo ad aprire gli occhi di Elisabetta e a farle riconoscere in Maria la vera arca dell’alleanza, la Madre di Dio, che viene a visitarla. E così l’anziana parente l’accoglie dicendole “a gran voce”: “Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me?” (Lc 1,42-43). Ed è lo stesso Spirito Santo che davanti a Colei che porta il Dio fattosi uomo, apre il cuore di Giovanni Battista nel grembo di Elisabetta. Elisabetta, esclama: “Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo” (v. 44). Qui l’evangelista Luca usa il termine skirtan”, cioè “saltellare”, lo stesso termine che troviamo in una delle antiche traduzioni greche dell’Antico Testamento per descrivere la danza del Re Davide davanti all’arca santa che è tornata finalmente in patria (2Sam 6,16). Giovanni Battista nel grembo della madre danza davanti all’arca dell’Alleanza, come Davide; e riconosce così: Maria è la nuova arca dell’alleanza, davanti alla quale il cuore esulta di gioia, la Madre di Dio presente nel mondo, che non tiene per sé questa divina presenza, ma la offre condividendo la grazia di Dio. E così – come dice la preghiera – Maria realmente è “causa nostrae laetitiae”, l’”arca” nella quale realmente il Salvatore è presente tra di noi.
Cari fratelli! Stiamo parlando di Maria, ma, in un certo senso, stiamo parlando anche di noi, di ciascuno di noi: anche noi siamo destinatari di quell’amore immenso che Dio ha riservato - certo, in una maniera assolutamente unica e irripetibile - a Maria. In questa Solennità dell’Assunzione guardiamo a Maria: Ella ci apre alla speranza, ad un futuro pieno di gioia e ci insegna la via per raggiungerlo: accogliere nella fede, il suo Figlio; non perdere mai l’amicizia con Lui, ma lasciarci illuminare e guidare dalla sua parola; seguirlo ogni giorno, anche nei momenti in cui sentiamo che le nostre croci si fanno pesanti. Maria, l’arca dell’alleanza che sta nel santuario del Cielo, ci indica con luminosa chiarezza che siamo in cammino verso la nostra vera Casa, la comunione di gioia e di pace con Dio. Amen!


sabato 6 agosto 2011

Novena spirituale


Dalla novena all'Assunta di Pier Matteo Petrucci (1673) a cura di S. Stroppia, Inchiostri Associati Editori (Bo).

Aspirazioni alla volontà di Dio

"Io t'amo, io t'adoro, io ti voglio o cara Volontà di Dio. Non voglio più me, né le mie cose: ma tutto voglio da te, per te, e in te. Voglio Dio e ciò che da Dio mi proviene. Voglio la Vita, voglio la Morte, voglio la Croce, voglio la Gloria, voglio ciò che Dio in me vuole. Anzi, non voglio più io: ma voglio che Dio per me voglia e Dio mi regga, e in me viva Dio e muoia io".