lunedì 28 novembre 2011

Sii il cambiamento che vuoi vedere avvenire nel mondo!

Un sant'uomo ebbe un giorno da conversare con Dio e gli chiese: «Signore, mi piacerebbe sapere come sono il Paradiso e l'Inferno».
Dio condusse il sant'uomo verso due porte. Ne aprì una e gli permise di guardare all'interno. C'era una grandissima tavola rotonda. Al centro della tavola si trovava un grandissimo recipiente contenente cibo dal profumo delizioso. Il sant' uomo sentì l'acquolina in bocca.
Le persone sedute attorno al tavolo erano magre, dall'aspetto livido e malato. Avevano tutti l'aria affamata. Avevano dei cucchiai dai manici lunghissimi, attaccati alle loro braccia. Tutti potevano raggiungere il piatto di cibo e raccoglierne un po', ma poiché il manico del cucchiaio era più lungo del loro braccio, non potevano accostare il cibo alla bocca.
Il sant'uomo tremò alla vista della loro miseria e delle loro sofferenze. Dio disse: "Hai appena visto l'Inferno".
Dio e l'uomo si diressero verso la seconda porta. Dio l'aprì. La scena che l'uomo vide era identica alla precedente. C'era la grande tavola rotonda, il recipiente che gli fece venire l'acquolina. Le persone intorno alla tavola avevano anch'esse i cucchiai dai lunghi manici.
Questa volta, però, erano ben nutrite, felici e conversavano tra di loro sorridendo. Il sant'uomo disse a Dio: «Non capisco!» - E' semplice, - rispose Dio, - essi hanno imparato che il manico del cucchiaio è troppo lungo, non consente di nutrire sé' stessi.... ma permette di nutrire il proprio vicino. Perciò hanno imparato a nutrirsi gli uni con gli altri!
Quelli dell'altra tavola, invece, non pensano che a loro stessi... Inferno e Paradiso sono uguali nella struttura... La differenza, la portiamo dentro di noi !
Mi permetto di aggiungere... "Sulla terra c'è abbastanza per soddisfare i bisogni di tutti ma non per soddisfare l'ingordigia di pochi. I nostri pensieri, per quanto buoni possano essere, sono perle false fintanto che non vengono trasformati in azioni.
Sii il cambiamento che vuoi vedere avvenire nel mondo".
Mahatma Gandhi

venerdì 25 novembre 2011

L'architetto di Dio




MOSTRA GAUDÍ E LA SAGRADA FAMILIA

24 NOV. 2011 (VIS). "Gaudí y la Sagrada Familia de Barcelona. Arte, ciencia y espiritualidad" è il titolo della mostra che si inaugura questo pomeriggio nel Braccio di Carlo Magno (Città del Vaticano), e che rimarrà aperta al pubblico fino al 15 gennaio 2012.

  Questa mattina presso la Sala Stampa della Santa Sede ha avuto luogo una Conferenza Stampa di presentazione della mostra, alla quale sono intervenuti il Cardinale Lluís Martínez Sistach, Arcivescovo di Barcelona; il Cardinale Gianfranco Ravasi, Presidente del Pontificio Consiglio della Cultura;  il Dottor Joan Rigol, della Fundaciὁ Junta Constructora de la Sagrada Familia; il Reverendo Antoni Matabosch, Presidente onorario della Fundaciὁ Joan Maragall e l'Architetto Daniel Giralt-Miracle, Responsabile della Mostra e la Dottoressa Cecilia Pereira, Rappresentanta dell'Agenzia AC/E (Acciὁn Cultural Española)..

  "La dedicazione della Basilica della "Sagrada Familia", il 7 novembre 2010, è stato un avvenimento storico per la città di Barcellona - ha detto il Cardinale Martínez Sistach - Nell'anno 2010 abbiamo finito la costruzione della parte interna di questo bellissimo e singolarissimo tempio la cui edificazione ebbe inizio nel 1882 e il cui progetto e realizzazione furono affidati nel 1883 al giovane  innovatore architetto Antoní Gaudí. (...) Questa mostra vuole essere, quindi, un atto di riconoscenza al Santo Padre, al Pontificio Consiglio della Cultura e al Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione, per l'interesse e la sensibilità che hanno dimostrato nei confronti della Basilica della 'Sagrada Familia' e la figura dell''Architetto di Dio', Antoní Gaudí".

  "L'esposizione che presentiamo (...) è un'espressione in più del contributo della fede cristiana nei confronti del mondo della cultura, dell'arte e della bellezza che la Chiesa ha realizzato lungo i secoli. Mette in risalto la realtà di un magnifico tempio per la sua bellezza, la sua maestosità, la sua simbologia nel centro di una grande metropoli come Barcellona. Come disse Benedetto XVI a Barcellona, questa Basilica è un segno visibile del Dio invisibile, molto necessaria nelle nostre società occidentali europee con un marcato livello di cultura laicista e di indifferenza religiosa. (...) Gaudí era un cristiano di parola e di fatto (...) a cui la costruzione della 'Sagrada Familia' aiutò sempre più la conversione personale. Bisogna vedere in Lui non solo il geniale architetto ma soprattutto il cristiano esemplare: tutti preghiamo il Signore affinché per sua intercessione avvenga un miracolo per poterlo dichiarare Beato".

  Il Dottor Daniel Giralt-Miracle, Responsabile della Mostra, ha spiegato che essa è strutturata in tre parti: l'arte, la scienza e la spiritualità. Nella prima cerchiamo di immergere i visitatori nell'estetica di Gaudí, avvicinarli ai suoi colori, alle sue forme, ai suoi spazi, e renderli partecipi delle arti e dei mestieri che adoperò per le sue opere".  Nella seconda sezione, "la scienza, spieghiamo in maniera didattica gli aspetti tecnici della costruzione del tempio della Sagrada Familia, mentre la terza sezione è dedicata alla spiritualità, alcune fotografie mostrano alcune dirette allusioni alla religione cristiana che Gaudí volle fare nel tempio", anche con una serie di disegni per la facciata della Passione e alcuni esempi per le vetrate.

Il Dottor Joan Rigol, ex Presidente del patronato della Sagrada Familia ha precisato che "Gaudí sviluppò la sua architettura in un contesto ben concreto: il risorgimento della  cultura catalana tra i secoli XIX e XX (...). Articolare un popolo mediante i valori personalizzanti della cultura era l'aspirazione della generazione di Gaudí. (...). La Chiesa ha contribuito considerevolmente alla configurazione della cultura e dell'arte come espressione dei valori spirituali della comunità. Anche in Catalogna".

  Infine il Dottor Antoni Matabosch, Presidente onorario della Fundaciὁ Joan Maragall ha ricordato che: "Oggi si concretizza la proposta che sua Eminenza il Cardinale Ravasi fece alla Fundació Joan Maragall, (...), di organizzare a Roma un evento, ove si manifestasse una dimensione culturale della Chiesa in Catalogna". Il Presidente onorario ha ugualmente annunciato che in occasione della mostra sono state promosse diverse manifestazioni istituzionali ed accademiche, fra le quali il dibattito 'Architettura: simbolo e sacro. Un secolo dopo Gaudí', che si terrà presso la sede del Maxxi di Roma, il 12 dicembre prossimo, e il Concerto del coro di voci bianche del Monastero di Montserrat, in programma il 13 gennaio prossimo, nella Basilica di Santa Maria in Trastevere.
OP/                                                                     VIS 20111124 (700)

giovedì 24 novembre 2011

Lettere dei bambini ai rappresentanti delle religioni riuniti ad Assisi


I bambini di V della Primaria Alfieri di Valle S. Bartolomeo, (Alessandria) hanno voluto nella stessa giornata di questo importante evento, durante l’ora di religione, “sintonizzarsi” spiritualmente con Assisi. L’hanno fatto scrivendo ciascuno una lettera a tutti i rappresentanti delle religioni lì riuniti.  A 25 anni dal primo incontro promosso da Giovanni Paolo II, Benedetto XVI ha voluto rinnovare questo appuntamento invitando, questa è la bella novità, anche i non credenti. Papa Benedetto XVI ha svolto un’analisi  approfondita sui diversi modi di negare Dio e sui diversi tipi di violenza.
“La negazione di Dio, in definitiva, significa la negazione dell’umanità se si cerca un vero umanesimo questo deve avere Dio al suo vertice. Senza Dio, si ha la vuota religione umanista del terrorismo e il vuoto umanesimo religioso del secolarismo. E nessuna di queste due cose è buona per il nostro mondo. Il nome del Dio unico deve diventare sempre di più un nome di pace, un imperativo di pace, in fondo abbiamo valori fondamentali comuni, quali il senso del rispetto di Dio e del divino, il desiderio di Dio e del divino, il rispetto della vita, la consapevolezza della dignità della famiglia e anche questo immenso desiderio di pace, soprattutto tra i giovani: pace con Dio – o con l’Assoluto – e pace tra gli uomini.”
Curiosamente anche questi ragazzi hanno espresso un desiderio quasi unanime di impegnarsi, di collaborare per la giustizia, la libertà, la pace e la salvaguardia delle risorse naturali. Ancora oggi, come 25 anni fa, il mondo ha bisogno di pace. Ha bisogno che gli uomini e le donne sensibili ai valori religiosi, che gli uomini non credenti ma amanti del bene, ritrovino il gusto di camminare insieme. Vuole essere un sogno che continua e diviene sempre più realtà: ognuno insieme all’altro, non più uno contro l’altro; tutti i popoli in marcia da diversi punti della terra, per riunirsi in un’unica famiglia. 
Ancora una volta – basti pensare ai recenti avvenimenti in Egitto o in altre regioni del mondo – c’è bisogno di dire «no» a qualsiasi strumentalizzazione della religione. La violenza tra religioni è uno scandalo che snatura la vera identità della religione, vela il volto di Dio ed allontana dalla fede. Il cammino delle religioni verso la giustizia e la pace, perché impegno primario della coscienza che anela al vero e al bene, non può che essere caratterizzato da una comune ricerca della verità. La pace ha bisogno della verità sulle persone, sugli Stati, sulle religioni stesse, nonché sulle corrispondenti culture, in cui spesso si annidano elementi non conformi alla verità sull’uomo, per cui divengono ostacolo allo sviluppo integrale dei popoli e alla pace (cf Caritas in veritate, n. 55).
È per questo che Benedetto XVI desidera porre l’esperienza di Assisi 2011, oltre che nel segno della preghiera e del digiuno, sotto la cifra del pellegrinaggio, che implica ascesa, purificazione, convergenza verso un punto superiore, assunzione di un impegno comunitario. La verità rende più liberi e più capaci di essere, insieme, costruttori di pace. La ricerca della verità è premessa per conoscersi meglio, per vincere ogni forma di pregiudizio, ma anche di sincretismo, che offusca le identità. Essere tutti partecipi di un comune cammino di ricerca della verità significa riconoscere la propria specificità, sulla base di ciò che ci fa uguali – tutti siamo capaci di verità - e diversi insieme. Non tutti, infatti, possediamo la verità allo stesso modo; l’averla, poi, ricevuta in dono non impedisce di approfondirla e di sentirsi compagni di viaggio di ogni uomo e donna, perché essa non è mai esauribile.
Ricercare sinceramente ed umilmente la verità significa, poi, rinnovare uno sguardo di benevolenza nei confronti degli altri, per accettarsi reciprocamente, dialogare meglio, e collaborare al bene comune, su cui è possibile convergere sul piano di una ragione naturale. Non sempre è possibile il dialogo sul piano teologico o dottrinale, mentre appare più agevole il dialogo sul piano della vita e delle opere.
La ricerca della verità è, inoltre, condizione per abbattere il fanatismo e il fondamentalismo, per i quali la pace si ottiene con l’imposizione agli altri delle proprie convinzioni. È, ancora, condizione per superare la babele dei linguaggi e quel laicismo che intende emarginare dalla famiglia umana Colui che ne è il Principio e il Fine. È, da ultimo, premessa per ogni rinascimento morale delle persone e delle istituzioni.
In vista della pace, la sola conoscenza teorica non basta, occorrono una mobilitazione dello spirito, la ricerca di nuove vie, di buone pratiche, di gesti e di istituzioni che possono essere posti in atto solo mediante relazioni positive e l’apertura delle coscienze al Sommo Vero e al Sommo Bene, Dio: un’apertura che è scritta anche nello spirito degli atei, perché ogni anelito al bene è un raggio di quel Lógos o «Sole» (Dio) che ancora non si conosce pienamente e a cui si è inevitabilmente protesi per dono dello stesso Creatore.
Tutto questo deve iniziare sin dalle prime fasi di ogni processo educativo, mai nella storia come oggi si dall’infanzia si è a contatto con culture diverse dalla propria ed è terribile accorgersi come sovente i bambini e i giovani siano imbevuti di pregiudizi e stereotipi nel giudicare o rapportarsi a coetanei provenienti da culture diverse dalla propria.
                                                                   ***
I Paesi del mondo rappresentati sono più di 50, tra i quali, oltre a numerosi Paesi europei e americani, anche Egitto, Israele, Pakistan, Giordania, Iran, India, Arabia Saudita, Filippine e molti altri (sono quelli che soffrono forse maggiormente, in questo momento storico, per problemi di libertà religiosa e dialogo tra religioni, hanno confermato la loro presenza 176 esponenti di diverse tradizioni religiose non cristiane e non ebraiche.
Sono attese 4 personalità in rappresentanza delle Religioni Tradizionali dell’Africa, dell’America e dell’India. Il rappresentante della tradizione religiosa indiana partecipa per la prima volta alla Giornata di Assisi. L’africano Prof. Wone Abimbola offrirà una riflessione sul tema della Giornata. Per quel che riguarda le religioni connesse col sub-continente indiano, hanno accettato l’invito del Santo Padre 18 persone:
- 5 personalità Indù con 2 accompagnatori. Tra di esse vi è il Prof. Rajhmoon Gandhi, nipote del Mahatma Gandhi, che già partecipò alla Giornata del 1986
- 3 jainisti ;
- 5 Sikh ;
- 1 Zoroastriano ;
- 1 Bahai,  per la prima volta è presente ad una Giornata di Assisi.
Per le altre religioni diorigine asiatica, si sono avute le seguenti conferme di partecipazione:
- 67 Buddisti, di cui 16 capi-delegazione provenienti dal 11 Paesi:
a) 1 gruppo dalla Corea del Sud, dallo Sri Lanka, da Myanmar, dalla Cambogia, dall’India (Tibetani), da Singapore, dalla Cina Popolare (che viene per la prima volta), da Taiwan e dall’Australia;
b) 2 gruppi dalla Tailandia e 5 delegazioni dal Giappone.
È poi atteso il Presidente dell’Associazione del Confucianesimo, con 2 accompagnatori, dalla Corea del Sud.
Da Hong Kong verrà il Presidente dell’Associazione del Taoismo, con 2 accompagnatori.
Hanno confermato la loro presenza 2 delegazioni shintoiste dal Giappone, con un totale di 17 partecipanti. Tra le Nuove Religioni del Giappone sono da registrare esponenti di 4 denominazioni per un totale di 13 persone.
La partecipazione dei musulmani è risultata, indubbiamente, condizionata da alcuni fattori, sia per il numero che per il livello di rappresentatività, come la situazione socio-politica in diversi Paesi arabi a forte maggioranza musulmana del Medio Oriente, del Nord Africa e del Golfo. Si è verificata la quasi coincidenza con il pellegrinaggio alla Mecca e con la Conferenza interreligiosa annuale di Doha, in Qatar. Dai paesi arabi e medio-orientali, e dai Paesi occidentali sono attesi 48 musulmani, e precisamente: dalla Giordania, da Israele, dall’Egitto, dal Libano, dall’Algeria, dal Marocco, dall’Iran, dalla Turchia, dall’Arabia Saudita, dall’Albania, dalla Bosnia ed Erzegovina, dalla Bulgaria, dall’Azerbaigian, dal Tajikistan, dal Regno Unito, dalla Francia, dall’Italia, dal Portogallo, dagli Stati Uniti di America. Tra le personalità provenienti da questi Paesi, precisamente dall’Azerbaigian, è da notare lo Sheick-ul Islam Allahshukur Pashazade, Presidente della Direzione dei Musulmani del Caucaso.
Si può inoltre rilevare la presenza di un rappresentante del Re dell’Arabia Saudita e Custode delle 2 Sacre Moschee:si tratta del Vice Ministro dell’Educazione, S.E. Faisal Al Muammar e Acting Segretario Generale del "King Abdullah Bin Abdulaziz International Centre for Interreligious and Intercultural Dialogue" di Vienna appena istituito; il rappresentante delRe del Marocco, il Ministro delle Pie Fondazioni e degli Affari Islamici, Prof. Ahamd Tawfiq e un Membro della Famiglia reale della Giordania, il P.pe Ghazi bin Muhammad. Si può notare che dalle precedenti Giornate di Assisi a quella attuale vi è stato un crescendo di partecipanti musulmani: 11 nel 1986, 32 nel 2002, 50 quest’anno.
Dai paesi dell’Asia e del Sud-Est a maggioranza musulmana hanno confermato la loro partecipazione 5 personalità, accompagnate da 7 esponenti musulmani, provenienti: dal Pakistan, dal Bangladesh, dalla Tailandia e dall’Indonesia. Da quest’ultimo paese che conta il più grande numero di musulmani nel mondo ( circa 190 milioni) sono attesi esponenti delle due maggiori e più influenti Organizzazioni islamiche : la "Muhammadiyah" e la "Nahdlatul Ulama". Il Sig. Nasihin Hasan, Direttore della Conferenza degli Accademici musulmani, sorta da un’iniziativa della "Nahdlatul Ulama", offrirà una testimonianza sul tema della Giornata.


Ciao!
Sono Magda, ho nove anni ed abito ad Alessandria, Valle S. Bartolomeo. Vorrei tanto che nel mondo ci fosse la pace e che coloro che sono ora nemici collaborino uno con l’altro; nei paesi più poveri vorrei tanto donare un po’ di  amore e serenità. Certe volte mia mamma ai bambini poveri e agli orfanatrofi dona del mangiare per toglierli la fame e qualche vestitino che a me non va più bene, così possiamo aiutare i bambini che non sono fortunati come noi. La cosa che vorrei di più al mondo è che tutti i bambini abbiano una famiglia e amore.

                                           ***
Ciao!
Sono Gaia ho dieci anni e vivo a Valle S. Bartolomeo. Vorrei  che ci fosse la pace nel mondo e vorrei che tutti i popoli fossero amici. Quando sarò grande vorrei avere un futuro molto bello con la pace senza  guerre. Nei paesi più poveri vorrei donare amore mentre mia mamma dona soldi e i vestiti che non mi vanno bene, vorrei che in quei paesi ci fosse una famiglia molto unita.

                                             ***
Cari capi delle religioni,
so che per voi oggi sarà una giornata lunga, però vi chiedo di pregare perché ci siano scuole in Africa, per combattere la fame nel mondo, l’analfabetismo e per la protezione dei bambini. In un mondo futuro non vorrei che io, i miei figli o i miei fratelli ci trovassimo ad andare in guerra o in luoghi dove ci fosse il terrorismo. Questo non mi piacerebbe perciò vi chiedo di vegliare sulla protezione dei bambini del mondo che hanno qualche problema e donare loro un futuro e lavoro.
                                                                  Gabriele
                                             ***
Ciao!
Sono Enrico, ho dieci anni e vivo ad Alessandria in Piemonte, vorrei che questi problemi economici finissero  perché molti edifici pubblici sono uno spreco e milioni di euro vengono consumati invano. Ma il governo dovrebbe essere più responsabile e spendere i soldi per costruire scuole e ospedali e non questi edifici che non servono.

                                             ***
Ciao!
Mi chiamo Lorenzo ho dieci anni  vivo ad Alessandria in Piemonte. Vorrei che non ci fossero più guerre e che non ci fossero più omicidi in tutto il mondo, perché di questi tempi hai paura ad uscire di casa. Io ho fatto molti sbagli perché a volte me la sono presa con persone che non si sanno difendere, ma ora ho capito che si devono aiutare i deboli e non fare il contrario!
                                               ***

Ciao!
Mi chiamo Milly, ho dieci anni e sono Argentina, la mia idea è di aiutare i poveri, ma adesso non posso perché ho solo dieci anni. La mia mamma mi dice che sono brava per l’idea di difenderli, anche se io dico che sono un po’ cattiva di carattere, anche se ora leggendo questo mi diranno il contrario. Alcune volte difendo le mie compagne di classe, Cecilia, Magda, Gaia e Lia, anche se non siamo tanto amiche. A me non importa se non sono amiche mie, io le difendo  ugualmente.
                                             ***
Ciao!
Sono Erik abito ad Alessandria ed ho dieci anni. Vorrei che ci fosse la pace nel mondo e vorrei che nessuno morisse solo, vorrei che i più ricchi donassero dei soldi ai più poveri!
                                         
                                             ***
Ciao!
Sono Salvatore, frequento la  classe V ed  abito a Pietra Marazzi in provincia di Alessandria. Vorrei che la gente si fidasse delle organizzazioni che aiutano i bambini perché è per mancanza di fiducia che la gente dona poco. Però vorrei aiutare anche amici e nemici perché ad esempio a volte con le ragazze della nostra classe ci scontriamo, ma nonostante i torti che faccio loro, ogni tanto fanno qualcosa per me e per questo le ringrazio!
                                          ***
Io  sono Francesco, abito ad Alessandria però sono nato a Napoli. Vorrei tanto che ci fosse pace in tutto il mondo e anche che nessuno muoia da solo, se non vi dispiace vi chiedo ancora un’altra cosa, che non ci siano le armi. Vorrei tanto una vita senza distruzioni …
 
                                        ***
Ciao!
Mi chiamo Cecilia, ho nove anni e mezzo ed abito a Valle S. Bartolomeo in provincia di Alessandria. Vorrei tanto che tutti gli abitanti, soprattutto i poveri, avessero il cibo e l’acqua e se non ce li avessero, vorrei che avessero i soldi! Vorrei anche che il mondo non finisse mai!
           

mercoledì 23 novembre 2011

Giornalismo-Lectio magistralis Anselmi

"Sviluppare il nuovo giornalismo, cercando di gestire il declino del vecchio. Il giornalismo vivrà se sarà capace di filtrare le notizie ma soprattutto se saprà sceglierle". Lo ha detto il presidente dell'Ansa, Giulio Anselmi, nella lectio magistralis che ha tenuto a Modica (Ragusa) su "Web e carta stampata. Come sarà la comunicazione sostenibile", che ha chiuso questa sera un convegno di tre giorni sul tema "Notizie dalla stampa dove va il giornalismo in Italia?". In un teatro pieno di ragazzi, il presidente dell'Ansa ha avuto parole di incoraggiamento per i giovani che si affacciano alla professione giornalistica, a condizione che "non lo facciano in maniera dilettantistica". "Bisogna dare innanzitutto le notizie - ha detto Anselmi - perché c'é un diritto-dovere del giornalista di informare l'opinione pubblica che deve coniugarsi sempre col diritto dei cittadini di essere informati". Nella sua ‘lectio magistralis' Giulio Anselmi ha fatto un excursus analizzando pregi e difetti della carta stampata e del web. "La carta stampata - ha osservato - assicura autorevolezza, approfondimento e credibilità, mentre il web rapidità e sintesi. Non a caso è considerato dai giovani come simbolo di democrazia e rivoluzione ed ha rappresentato la spinta della rivolta dei Paesi africani. Non bisogna però correre il rischio - ha concluso il presidente dell'Ansa - che il web si riduca ad una congrega di battitori di tastiera".(ANSA).

lunedì 21 novembre 2011

Il nuovo Ministro della salute - nota del Sindaco


Renato Balduzzi figlio della nostra terra
Il prof. Renato Balduzzi, da ieri Ministro della Salute, è uno dei migliori figli della nostra terra. Chiedere a lui di mettere a disposizione del bene comune la sua professionalità e la sua capacità politica è un onore per Alessandria. Ed è un riconoscimento per la città.
Noi facciamo il tifo affinché gli obiettivi che si propone il Governo dei tecnici possano essere raggiunti con celerità, speditezza ed efficienza. Probabilmente la figura del professor Renato Balduzzi, pur in veste tecnica, non è esclusivamente da considerare sotto tale profilo. Nel passato ha ricoperto ruoli di rappresentanza istituzionale, il Consiglio Comunale di Alessandria lo ha avuto tra le sue fila all'inizio degli anni Novanta, nel gruppo della Democrazia Cristiana; è uno dei padri del nostro Statuto Comunale, che proprio a seguito della legge 142 del 1990, è stato scritto e adottato dall'aula. La gamma dei principi che reggono l'azione del Comune, a partire dalla scritta sul cartiglio dello stemma "deprimit elatos..." donata alla città da Papa Alessandro III, hanno trovato un sapiente dosaggio sulla carta statutaria grazie all'azione del prof. Renato Balduzzi, dal quale molti di noi hanno imparato come organizzare in regole le pulsioni ideali delle quali eravamo capaci.
Ma c'è di più. La sua attenzione per gli Enti Locali, da studioso serio e profondo, si è ulteriormente certificata negli ultimi anni proprio dall'ateneo alessandrino a cui era giunto in qualità di docente: la creazione, in collaborazione con il Comune di Alessandria, di un dottorato di ricerca che ponesse al centro della sua azione il ruolo delle realtà locali e delle sue istituzioni.
A lui vadano i miei auguri di buon lavoro più convinti, consapevole che la città saprà cogliere l'occasione di essere rappresentata nel Governo Monti, offrendo tutta la sua collaborazione affinché il tentativo riesca e dia frutti positivi al Paese.

Piercarlo Fabbio
Sindaco di Alessandria

venerdì 18 novembre 2011

Preghiera per atei, agnostici razionalisti ecc. ecc.

Poiché da più parti mi arriva il lamento di atei e agnostici per l'elevato numero di esponenti cattolici nel nuovo governo, vorrei invitare costoro a cogliere questa occasione per approfondire una conoscenza spesso superficiale o basata su luoghi comuni del variegato mondo cattolico odierno. Ad esempio quanti sanno che l'Università Cattolica è stata fondata da Padre Agostino Gemelli, uomo di grande ingegno e cultura ma anche accanito nemico di San Pio da Pietralcina ? In quell'epoca vi era una profonda contrapposizione tra un certo mondo popolar-devozionale ed un mondo cattolico altolocato colto e borghese. I due si incontrarono ma Padre Gemelli bocciò il fenomeno delle stimmate non riconoscendone il valore soprannaturale. Guardando tutta la loro vicenda con gli occhi di oggi si comprende bene che in realtà ognuno di loro seguiva la sua propria vocazione, tanto che Padre Gemelli ci ha lasciato una splendida università, la Cattolica, appunto, e S. Pio ci ha lasciato, aldilà dei benefici spirituali che tanti hanno ottenuto e ancora ottengono, un grande e moderno ospedale, uno dei migliori e rinomati del Sud Italia. Padre Gemelli aveva le sue ottime ragioni nel seminare nel mondo della cultura e nel lottare dove vedeva agire lo spettro dell'ignoranza  e della creduloneria, ma anche San Pio aveva le sue quando si prendeva cura dei piccoli e dei semplici che il clero colto e in carriera tende a snobbare, o quando accoglieva con le stesse braccia e con il medesimo amore i divi della TV in crisi esistenziale. La storia ci insegna che in questo mondo c'è bisogno sia di mistici che di scienziati ma soprattutto che queste figure non sono necessariamente in contrapposizione! Tutto il luminoso pontificato del Beato Giovanni Paolo II ne è stato un esempio. Quindi cari amici atei, agnostici razionalisti ecc. ecc. se proprio dovete temere qualcosa e qualcuno guardatevi da chi vede ancora il mondo con gli occhi degli anni '50, occhi pre-conciliari, occhi schizoidi, in cui fides (fede) et ratio (ragione) sono ancora in contrapposizione. 

martedì 15 novembre 2011

Preghiera per l'Italia



Signore Altissimo e Misericordioso
noi ti lodiamo e ti ringraziamo per averci donato un Paese bellissimo per la sua natura geografica e per la sua antica storia, ti chiediamo di poter continuare a coltivare questo bel giardino in cui ci hai posto, ti imploriamo di far emergere ora tutte le persone di buona volontà che con retto agire possano guidare al meglio questa nostra nazione, che siano capaci di mettere al primo posto il bene comune del Paese e non i loro interessi, che sappiano agire con equità e giustizia, che siano a servizio di questa nazione e di questo nostro continente e che non servano false occulte idolatrie, ti chiediamo perdono per tutte le volte in cui  abbiamo agito in modo egoistico, per tutte le volte in cui abbiamo approfittato della semplicità e della bona  fede altrui, non dimenticare Signore che  su questa terra la divina sapienza ha voluto porre la sede della cattedra di Pietro te lo chiediamo nel nome di tutti i santi e dei martiri che nel corso di tutti i secoli hanno donato la loro vita per amor Tuo e dei fratelli,
Amen

lunedì 14 novembre 2011

Il ruolo dei media

I media: coscienza critica della società
Privati o pubblici, i responsabili dei grandi media hanno in realtà molta più autonomia di quanto talvolta
siano disposti ad ammettere, e la corsa agli indici di ascolto non è una scusa per rinunciare a ridare valore alla funzione primaria dei media come esploratori del bene comune, «sentinelle» della democrazia. Sta alla corresponsabilità dei direttori, degli inserzionisti e dei professionisti che gli organi di comunicazione e d’informazione ricoprano questo ruolo d’istanza critica autonoma nella società, e non quella di una semplice «fabbrica di consenso», cassa di risonanza delle parole d’ordine e degli stereotipi dell’ideologia del «politicamente corretto». Continuano a esserci fra gli addetti ai media donne e uomini che ancora si assumono questo compito essenziale. Ma troppo spesso i media di massa si fermano alla superficie o all’effimero degli avvenimenti, mentre sarebbero in grado d’offrire anche strumenti d’analisi e chiavi di lettura. Il successo dei blog e del giornalismo d’inchiesta su Internet dimostra che vi è spazio per metodi che sappiano privilegiare lo scambio, la condivisione delle conoscenze e delle informazioni. Vi è attesa reale per una comunicazione non, o non più, a senso unico, ma bidirezionale. Una tale comunicazione ridarebbe fiato all’espressione del pluralismo delle opinioni, alla ripresentazione senza deformazione dei punti di vista culturali e religiosi. Ciò rappresenta un’occasione per i media tradizionali di reinventarsi, di ritrovare un posto originale. I media illustrano in modo particolare quello che oggi significa corresponsabilità. Ben oltre la preoccupazione per l’Auditel e per le entrate pubblicitarie, la loro responsabilità si gioca nel ruolo insostituibile che ricoprono nel dibattito pubblico per la formazione di una coscienza civile e per l’apertura a una parola per tutti, specialmente per gli esclusi, coloro che vivono ai margini della società e che la crisi colpisce più duramente che altri.
(Da "Crescere nella crisi" Conf. Episc. Fr.)

sabato 12 novembre 2011

Van Rompuy alla Gregoriana

◊   “Vivere insieme nell’Europa di oggi". Questo il tema dell’incontro che si è svolto stamane alla Pontificia Università Gregoriana. Un’occasione per parlare del concetto di “Europa”, in questo momento di crisi, con il presidente del Consiglio europeo Herman Van Rompuy, e col presidente emerito della Corte costituzionale italiana Giovanni Maria Flick. Presenti all’incontro anche importanti autorità ecclesiali, come padre Adolfo Nicolàs, preposto generale della compagnia di Gesù e il cardinale Zenon Grocholewski, prefetto della Congregazione per l’Educazione Cattolica.

“Poco importa che l’Europa sia la più piccola delle quattro parti del mondo, poiché è la più considerevole di tutte per il Cristianesimo, la cui morale caritatevole tende solo al benessere della società”. Si apre con questa citazione dall’insospettabile Enciclopedia di Diderot e D’Alambert la riflessione del presidente Van Rompuy alla Pontificia Università Gregoriana sull’essenza del vivere insieme europeo. Un’essenza che parte dall’uomo, indivisibile nella sua singolarità e centro di ogni comunità. L’uomo che si “sente dell’Europa” è un uomo multiforme, che non confonde le sue identità culturali e nazionali in quella europea, ma viene da questa arricchita:
“Ici aussi je crois en celles-ici identités plurielles”…
“Credo in queste identità pluralistiche che fanno sì che un abitante di Roma possa considerarsi perfettamente come romano, italiano ed europeo. Una identità non ne esclude necessariamente un’altra. Io credo che l’avvenire dell’Unione Europea risieda nella sua accettazione di un’identità europea definita come identità di spirito, di 'vissuto', e non come identità di una sedicente nazione europea. Concepire l’uomo come un essere puramente individualista, razionale e cosmopolita, è a mio avviso un grande errore”.
Il presidente del Consiglio europeo sottolinea inoltre come l’Europa, come progetto politico, sia stata la risposta agli orrori della guerra e della Shoah e sia stata costruita sulla tomba di milioni di innocenti. Una risposta collettiva di rifiuto alla barbarie e al totalitarismo, in nome di certi valori, che riuniti formano un’unione valoriale più profonda di quella politica. Ma cos’è questa “unione di valori”? Risponde lo stesso Van Rompuy:
“Au risque de vous surprendre”…
“Al rischio di soprendervi, dirò che questa si fonda alla fine ... sull’amore. Perché la solidarietà è diventata ai giorni nostri, troppo istituzionale. Un concetto che, per non essere sterile, implica una nozione di condivisione e di amore. Di amore nelle sue molteplici forme. Di amore che io qualificherei gratuito, nel senso di dono”.
Una spinta propulsiva per un’Europa in continua costruzione, una costruzione “a piccoli passi" tanto a livello filosofico, quanto politico ed economico, in nome di quei valori che vanno ben oltre la tutela di un mercato comune. Giovanni Maria Flick, presidente emerito della Corte costituzionale italiana:
“Vale la pena di guardare agli ultimi 60 anni del cammino di vita europea anche sotto un altro profilo, forse troppo trascurato rispetto a quello della moneta, dell’economia e del mercato che oggi più ci preoccupano. Il profilo al quale mi riferisco è l’aver posto al centro della convivenza europea i diritti fondamentali e la loro tutela. Lo diamo così scontato da temere ora che gli stranieri, gli esclusi, gli immigrati possano insidiarlo, nonostante la tradizione e la cultura dei diritti fondamentali rappresentino il dna dell’identità europea”.
(Fonte: Michele Raviart-Radio Vaticana)

Preghiera di liberazione dai legami occulti


Per le persone che hanno fatto dono totale di sé al Signore è utile e opportuno chiedere la liberazione dai legami occulti. I nemici della vita consacrata quando non riescono più con i classici sistemi ricorrono a mezzi occulti (ma temo che simili nefandezze siano usate anche per rovinare matrimoni e famiglie). Dobbiamo vegliare e pregare molto perché tutti coloro che vengono in questo modo come imprigionati o comunque condizionati possano ri-orientare tutta la loro vita secondo il progetto di Dio. Chiediamo a Maria madre nostra di proteggerci da questi sfasciatori di destini altrui mettendoci sotto il suo manto.

Signore Gesù Cristo,
tre volte santo e glorioso,
tu che sei risorto dai morti
libera coloro che hai chiamato
da ogni forma di legame occulto
rompi quelle invisibili catene
che appesantiscono pensieri
e azioni e rendono scuro
ciò che dovrebbe brillare,
riconduci coloro che hai chiamato
nel seno dell'Amore del Padre,
per mezzo dello Spirito Santo,
brucia tutto ciò che non viene da Te,
lava con acqua viva gli occhi appannati
da false immagini,
perché con l'integrità di tutto il nostro essere

possiamo renderti lode! Amen

venerdì 11 novembre 2011

Che giorno è oggi?

Il calendario ebraico

In questo calendario l'anno può essere comune (se composto di 12 mesi lunari per un totale di 353, 354 o 355 giorni, a seconda che sia difettivo, regolare o abbondante) oppure embolismico (se composto di 13 mesi lunari per un totale di 383, 384 o 385 giorni).
Dodici anni comuni (il 1°, 2°, 4°, 5°, 7°, 9°, 10°, 12°, 13°, 15°, 16°, 18°) intercalati con sette anni embolismici (il 3°, 6°, 8°, 11°, 14°, 17°, 19°) formano un ciclo diciannovennale che si ripete continuamente (ciclo di Metone), poiché equivale a diciannove anni solari. Perciò questo calendario si definisce lunisolare.
I mesi del calendario ebraico sono: Tishri o TishreiHeshvan o CheshvanKislev, Tevet, Shevat, Adar, Nisan, Iyar o IyyarSivan, Tammuz, Av, Elul. Gli anni embolismici hanno 13 mesi, raddoppiando il mese di Adar.
I mesi hanno una durata di 29 o 30 giorni, generalmente (ma non sempre) in modo alternativo (29-30-29 ecc.).
L'inizio del giorno ebraico si ha al tramonto del sole, convenzionalmente (ai fini dei calcoli del calendario) alle ore 18, ora di Gerusalemme.
Ogni ora è suddivisa in 1080 parti.
Gli Ebrei contano gli anni a partire dalla prima luna nuova dell'anno della creazione del mondo secondo la Bibbia. Questo momento corrisponde a 5 ore e 204 parti dopo le ore 18 (quindi poco prima di mezzanotte) del 6 ottobre 3761 a.C., secondo il calendario giuliano. Questo giorno è il giorno 1 del mese Tishri. Da questo giorno parte il calcolo dei mesi e degli anni, secondo il ciclo di 19 descritto sopra, composto da anni comuni ed embolismici. A loro volta anche gli anni comuni possono distinguersi in anni di 353, 354 o 355 giorni, e gli embolismici in anni di 383, 384 o 385 giorni. Questo avviene secondo il seguente meccanismo. L'anno dura di regola 354 giorni; se però la luna nuova cade dopo mezzogiorno del giorno che dovrebbe essere il nuovo capodanno, questo slitta di un giorno, così come slitta di un altro giorno nel caso in cui il capodanno dovesse cadere di mercoledì, venerdì o sabato. In questo modo può succedere che risultino 2 anni consecutivi di 356 giorni: in questo caso si ritarda di 2 giorni l'inizio del primo di questi 2 anni. Analogamente, se dovessero risultare 2 anni consecutivi di 382 giorni, si correggerebbe ritardando di 1 giorno l'inizio del secondo di questi 2 anni.
Pur essendo di diversa durata e iniziando in periodi diversi (in particolare, l'anno del calendario ebraico ha una durata e quindi un capodanno variabile), il calendario ebraico e il calendario giuliano (e gregoriano) si raggiungono ogni 19 anni, come detto sopra, per cui nel corso dei secoli marciano di pari passo.

Considerazioni più approfondite si possono ricavare dal sito di Claus Tondering Frequently asked questions about calendars, dal quale ho tratto gran parte delle informazioni.

II calendari musulmano e iraniano

Il calendario musulmano è lunare, poiché l'anno è composto di 12 mesi lunari di 29 e 30 giorni, per un totale di 354 o 355 giorni. Non essendo regolato dunque con quelli di tipo solare, questo calendario "corre" più velocemente di questi ultimi.
I mesi del calendario islamico sono: Muharram (30 g.), Safar (29 g.), Rabi'a I o Rabi I (30 g.), Rabi'a II o Rabi II (29 g.), Jumada I(30 g.), Jumada II (29 g.), Rajab (30 g.), Sha'ban (29 g.), Ramadan (30 g.), Shawwal Dhu (29 g.), Dhu al-Q'adah o Dhu'l-Qa'dah(30 g.), Dhu al-Hijjah o Dhu'l-Hijja (29 g., 30 g. negli anni bisestili).
Gli anni bisestili, che prevedono un giorno in più alla fine dell'ultimo mese, sono 11 nell'arco di 30 anni.
Il primo degli anni lunari ha avuto inizio il 16 luglio 622 dell'era volgare, cioè al principio dell'Egira.
Il calendario iraniano fu introdotto nel 1925. E' anch'esso basato sull'Egira, ma è regolato con quello solare. Il primo giorno dell'anno, che conta 12 mesi, è il 21 marzo (equinozio di primavera).

 I calendari copto ed etiopico

L'anno copto (utilizzato dalla Chiesa egiziana) inizia il 29 agosto del calendario giuliano (data dell'introduzione in Egitto del calendario romano, intorno al 10 a.C.), corrispondente, attualmente, all'11 settembre del calendario gregoriano. E' composto di 12 mesi di 30 giorni ciascuno, oltre a 5 giorni supplementari (6 negli anni bisestili).
Gli anni bisestili precedono di un anno quelli del calendario giuliano. Dunque, l'anno che segue immediatamente il bisestile inizia il 30 agosto del calendario giuliano, mentre dall'anno successivo il capodanno torna ad essere il 29 agosto, perché nel frattempo anche il calendario giuliano ha avuto il suo 29 febbraio.
La base del conteggio degli anni è il 284 dell'era volgare, anno in cui fu proclamato imperatore Diocleziano.
Il calendario etiopico è equivalente a quello copto, ma le ere utilizzate sono, accanto a quella di Diocleziano, quella dettaalessandrina minore, che stabilisce la data della creazione del mondo nel 5493 a.C., e quella cristiana, che però differisce dall'era cristiana del calendario gregoriano per un ritardo di 7 anni e 8 mesi circa (ovvero il periodo dall'1 gennaio al 29 agosto-11 settembre).

I calendari musulmano e iraniano

Il calendario musulmano è lunare, poiché l'anno è composto di 12 mesi lunari di 29 e 30 giorni, per un totale di 354 o 355 giorni. Non essendo regolato dunque con quelli di tipo solare, questo calendario "corre" più velocemente di questi ultimi.
I mesi del calendario islamico sono: Muharram (30 g.), Safar (29 g.), Rabi'a I o Rabi I (30 g.), Rabi'a II o Rabi II (29 g.), Jumada I(30 g.), Jumada II (29 g.), Rajab (30 g.), Sha'ban (29 g.), Ramadan (30 g.), Shawwal Dhu (29 g.), Dhu al-Q'adah o Dhu'l-Qa'dah(30 g.), Dhu al-Hijjah o Dhu'l-Hijja (29 g., 30 g. negli anni bisestili).
Gli anni bisestili, che prevedono un giorno in più alla fine dell'ultimo mese, sono 11 nell'arco di 30 anni.
Il primo degli anni lunari ha avuto inizio il 16 luglio 622 dell'era volgare, cioè al principio dell'Egira.
Il calendario iraniano fu introdotto nel 1925. E' anch'esso basato sull'Egira, ma è regolato con quello solare. Il primo giorno dell'anno, che conta 12 mesi, è il 21 marzo (equinozio di primavera).


Il calendario lunare cinese

La Repubblica popolare cinese adotta ufficialmente il calendario gregoriano; d'altra parte, il calendario giuliano era già conosciuto e utilizzato in Cina fin dai tempi di Marco Polo.
Tuttavia, accanto al calendario gregoriano, continua ad essere osservato, soprattutto per le festività, l'antico calendario lunare cinese.
Si tratta, in realtà, di un calendario lunisolare e si presenta simile, per molti aspetti, al calendario ebraico.
Anche il calendario cinese prevede, infatti, anni comuni, composti da 12 mesi e da 353, 354 o 355 giorni, e anni embolismici, composti da 13 mesi e da 383, 384 o 385 giorni.
L'inizio di ogni mese avviene ad ogni fase di luna nuova, considerata tale dai cinesi nel momento della congiunzione della Luna col Sole, ovvero quando la Luna è completamente invisibile, per le zone in prossimità del meridiano a 120 gradi a est di Greenwich, che è il meridiano delle coste orientali della Cina.
E' importante la definizione di termine principale: è la data in cui il Sole, nel suo apparente moto intorno alla Terra, determina un angolo multiplo di trenta gradi, considerando l'angolo di zero gradi quello creato dalla posizione del Sole il giorno dell'equinozio di primavera.
Il termine principale 1 si ha quando la longitudine del Sole è di 330 gradi, il termine principale 2 si ha quando la longitudine del Sole è di 0 gradi, il termine principale 3 avviene quando il Sole è a 30 gradi, e così via.
Ogni mese prende il numero del termine principale in esso contenuto.
Nel caso in cui capiti che un mese contenga due termini principali, non si tiene conto del secondo. Il termine principale 11, che coincide col solstizio d'inverno, deve sempre cadere nel mese numero 11.
Quando si hanno 13 lune piene tra l'undicesimo mese di un anno e l'undicesimo mese dell'anno successivo (ovvero tra un solstizio e il successivo), l'anno che segue diventa di 13 mesi. Poiché in tale anno c'è almeno un mese che non contiene nessun termine principale, il mese successivo a questo diventa il mese aggiuntivo, che porta però lo stesso numero del mese precedente.
Nel calendario cinese gli anni sono contati seguendo un ciclo di 60 anni. Fino al 1911 venivano contati partendo dal momento dell'ascesa al trono di ogni imperatore.
Ad ogni anno viene assegnato un nome composto da due parti: una radice celeste e un ramo terrestre.
Le parole che costituiscono la prima parte del nome sono dieci, e non sono traducibili:
jia, yi, bing, ding, wu, ji, geng, xin, ren, gui.
Le parole che costituiscono la seconda parte, quella terrestre, sono le seguenti dodici:
zi (topo), chou (bue), yin (tigre), mao (coniglio), chen (drago), si (serpente), wu (cavallo), wei (pecora), shen (scimmia), you (gallo), xu (cane), hai (maiale).
I nomi degli anni vengono creati partendo dal primo nome 'celeste' e dal primo 'terrestre', e utilizzando successivamente i secondi, i terzi, ecc. delle due liste; quando si arriva all'ultimo di una delle due liste, si ricomincia dal primo di quella lista. In questo modo è possibile costruire 60 combinazioni, ossia 60 nomi di mesi, che sono quelli che compongono un ciclo completo.
Si usa contare questi cicli sessantennali a partire dal 2637 a.C., quando, secondo la tradizione, il calendario cinese fu inventato (in realtà dovrebbe avere circa duemila anni).
Ecco ora una tabella che illustra i nomi di alcuni anni a noi vicini:
bing-ziding-chouwu-yinji-maogeng-chenxin-si
TopoBueTigreConiglioDragoSerpente
199619971998199920002001

ren-wugui-weijia-shenyi-youbing-xuding-hai
CavalloPecoraScimmiaGalloCaneMaiale
200220032004200520062007

wu-ziji-chougeng-yinxin-maoren-chengui-si
TopoBueTigreConiglioDragoSerpente
200820092010201120122013
Va comunque precisato che gli anni di questo calendario non coincidono esattamente con quelli del calendario gregoriano, poiché varia necessariamente la data del capodanno: precisamente, il capodanno cinese, Hsin Nien, che dura quattro giorni, cade in coincidenza della prima luna nuova dopo l'entrata del Sole nel segno dell'Acquario, ossia nel momento in cui inizia il mese numero 1.
Per questa ragione può verificarsi tra il 21 gennaio e il 19 febbraio del calendario gregoriano.

Il calendario maya

I Maya (seguiti dagli altri popoli antichi dell'America centrale, quali gli Aztechi e i Toltechi) misuravano il tempo mediante tre calendari: accanto al calendario religioso, chiamato Tzolkin, e a quello civile, chiamato Haab, utilizzavano infatti un sistema per il conteggio nel lungo periodo.

LO TZOLKIN

Questo calendario si limitava a dare un nome a ogni giorno, creandolo dalla combinazione di un numero (da 1 a 13) con un nome (da un elenco di 20), a sua volta abbinato al numero del giorno (kin) del calendario per il computo degli anni, spiegato di seguito.
I 20 nomi erano:
0 Ahau4 Kan8 Lamat12 Eb16 Cib
1 Imix5 Chiccan9 Muluc13 Ben17 Caban
2 Ik6 Cimi10 Oc14 Ix18 Etznab
3 Akbal7 Manik11 Chuen15 Men19 Caunac
I numeri posti prima del nome corrispondono ai giorni (kin) del calendario di lungo periodo.
Combinando i numeri da 1 a 13 con i 20 nomi si otteneva un ciclo di 260 giorni con nomi diversi (13 x 20 =260), come, ad esempio, 1 Etznab, 4 Oc, 10 Akbal.
L'associazione tra il numero e il nome rendeva i giorni più o meno "fortunati".

L'HAAB

Era il calendario civile, come si è detto, ed era formato da 18 mesi di 20 giorni ciascuno, più 5 giorni detti Uayeb, per un totale di 365 giorni.
I giorni di ogni mese erano numerati da 0 a 19; i cinque giorni Uayeb erano considerati particolarmente sfortunati.
I nomi dei 18 mesi erano:
1)
Pop
2)
Uo
3)
Zip
4)
Zotz
5)
Tzec
6)
Xul
7)
Yaxkin
8)
Mol
9)
Chen
10)
Yax
11)
Zac
12)
Ceh
13)
Mac
14)
Kankin
15)
Muan
16)
Pax
17)
Kayab
18)
Cumku

IL LUNGO CICLO (LONG COUNT) DEI MAYA

Il minimo comune multiplo fra 260 (durata in giorni del calendario sacro) e 365 (durata in giorni del calendario civile) è 18980: ecco perché un periodo di 18980 giorni (circa 52 anni) costituiva per i Maya un ciclo importante, al termine del quale si temeva sempre il rischio di una fine del mondo.
Ma per misurare il tempo lungo i secoli occorreva un terzo sistema di datazione, costituito dai seguenti elementi:
  • kin (giorno)
  • uinal: 1 uinal = 20 kin = 20 giorni
  • tun: 1 tun = 18 uinal = 360 giorni
  • katun: 1 katun = 20 tun = 7200 giorni
  • baktun: 1 baktun = 20 katun = 144000 giorni
La data era formata da cinque gruppi di cifre, che rappresentavano i cinque elementi come in questo esempio:
7.9.14.12.18
Questa data sta appunto a significare:
baktun, 9 katun, 14 tun, 12 uinal e 18 kin.
kin, i tun e i katun erano numerati da 0 a 19, mentre gli uinal andavano da 0 a 17 e i baktun da 1 a 13.
Ciò significa che la data presa come esempio corrisponde al giorno n. 1078098 dall'inizio del conteggio: infatti
18 + 12 x 20 + 14 x 18 x 20 + 9 x 20 x 18 x 20 + 7 x 20 x 20 x 18 x 20 = 1078098.
Data di partenza è considerata il 13.0.0.0.0 (che equivarrebbe allo 0.0.0.0.0, se il baktun cominciasse da 0 anziché da 1), coincidente con quella conclusiva, oltre la quale il ciclo ricomincia.
Un ciclo siffatto ha una durata di 1872000 giorni, cioè circa 5125 anni (1872000 = 13 x 144000).
Anche se non vi è certezza assoluta a riguardo, le date più accreditate a corrispondere a quella di partenza sono l'11 o il 13 agosto 3114 a.C. del calendario gregoriano (attenzione: ciò significa il 6 o l'8 settembre 3114 a.C. del calendario giuliano), e quindi quella conclusiva del ciclo (corrispondente al 13.0.0.0.0) dovrebbe cadere il 21 o il 23 dicembre 2012.
Dunque la data finale coincide, probabilmente in modo non casuale, con un solstizio d'inverno, che i Maya riuscivano a prevedere poiché probabilmente conoscevano il fenomeno della precessione degli equinozi.