venerdì 18 febbraio 2011

"L'esperienza religiosa dell'umanità tra libertà e manipolazione: Il sacro utilizzato a fini meramente strumentali"

«Puntare sulla prevenzione e sulla formazione, oltre all’urgenza di fare rete sul territorio nazionale per conoscere sempre meglio e contrastare il fenomeno»: don Alessandro Olivieri Pennesi, dal 2007 responsabile del settore Sette e nuovi culti presso l’Ufficio diocesano per l’ecumenismo, il dialogo interreligioso e i nuovi culti, ha individuato queste due principali piste di lavoro per il futuro. Entrambe verranno approfondite in occasione del convegno sul tema “L’esperienza religiosa dell’umanità tra libertà e manipolazione”, in programma mercoledì prossimo alla Lateranense per iniziativa dello stesso settore del Vicariato insieme all’associazione Comunità Papa Giovanni XXIII e all’Istituto superiore di Scienze religiose Ecclesia Mater.

«Le concezioni estreme del relativismo e del fondamentalismo non favoriscono l’evoluzione di un processo per tutelare il libero culto. Intanto prolificano movimenti pseudoreligiosi e settari che si propongono in alternativa a un’autentica scelta di fede, manipolando le persone più fragili e deboli della nostra società», denuncia don Aldo Buonaiuto, animatore generale del Servizio anti sette occulte della Comunità Papa Giovanni XXIII, che da diversi anni si occupa delle persone irretite da «quei culti estremi che utilizzano il sacro a fini meramente strumentali». Di fronte «al panorama confuso e fuorviante nel quale si formano le nuove generazioni, occorre alimentare nei giovani speranze e prospettive affinché possano operare scelte di senso», conclude don Bonaiuto.

Anche per don Olivieri Pennesi, che è anche docente alla Lateranense e insegna religione alle superiori, occorre intercettare il mondo degli adolescenti, «spesso affascinati per curiosità o per gioco da esoterismo e occultismo, veicolati pure attraverso serie televisive e libri. Una subcultura che va arginata, perché alcune mode possono costituire terreno fertile al satanismo». Al suo ufficio si rivolgono genitori e parenti «molto preoccupati per i loro cari; quindi è sempre più necessaria una formazione capillare su questi argomenti nelle parrocchie e tra gli insegnanti». Le vittime «di culti distruttivi dell’integrità umana e spirituale» vengono seguite da esperti e in qualche caso accolte per un periodo da comunità religiose; il servizio di ascolto, in quello che don Alessandro definisce «un difficile e delicato ministero», consente di mettere a fuoco «disturbi psichici e psicologici, in un quadro complessivo di profondo disagio esistenziale che talvolta genera il rifiuto di una relazione di aiuto continuativa».

I lavori del convegno prenderanno il via alle 9.30, per concludersi alle 17.30. Tra i relatori, il vescovo Francesco Coccopalmerio, presidente del Pontificio Consiglio per i testi legislativi; Luigi Ciampoli, procuratore generale della Corte d’Appello di Roma; Giuseppe Ferrari, segretario generale del Gris (Gruppo ricerca e informazione socioreligiosa); Aureliano Pacciolla, docente di Psicologia della personalità alla Lumsa.

Per partecipare è necessario iscriversi: sito www.apg23.org, cell. 335.6596512, e-mail donaldo@apg23.org.


Laura Badaracchi
fonte: Romasette

martedì 15 febbraio 2011

La qualità di una società è proporzionale alla qualità della informazione che circola

L’UCSI NELLA COMUNICAZIONE ITALIANA

L'etica della professione giornalistica, e in generale l'etica della comunicazione, costituiscono il principale impegno dell'UCSI.
L'infoetica, come ha ricordato recentemente anche Benedetto XVI, o forse con termine più ampio la mediaetica perché ormai l'informazione è troppo legata alle altre forme e alle altre intenzioni comunicative perché la si possa disgiungere, sono la strada maestra per un lavoro educativo che deve coinvolgere i giornalisti, i comunicatori in genere e che ormai va esteso a tutto il pubblico, inteso come naturale recettore ma anche come produttore di contenuti, perché tutti siamo potenziali comunicatori attraverso le nuove tecnologie.
Davvero oggi la qualità di una società è proporzionale alla qualità della informazione che circola in quella società, e in generale a quella dei media che quella società produce. Anche la politica è presa in questo circuito perché oggi la politica si nutre dei media.
In Italia non c'è una tradizione forte di autonomia dei media dalla politica, ma questa autonomia va costruita. Se è vero che media, politica e società sono strettamente connessi, credo che qualsiasi intervento per migliorarne la società e la politica non possa partire altro che dai media e dalle persone che li fanno, oltre che dalla scuola. Questo è il quadro ideale nel quale si muove l'UCSI, che peraltro dispone di strumenti limitati.
Ci battiamo per una professione consapevole, competente e responsabile che sia in grado di contrastare un mondo giornalistico autoreferenziale ed asservito ai poteri forti. Quando sentiamo definire i giornalisti sciacalli o avvoltoi, come è avvenuto in questi giorni, sappiamo che ci sono esagerazioni ma anche che troppi giornalisti e troppi giornali non hanno rispetto per il proprio mestiere.
Il Manifesto per un'etica dell'informazione, che porta la firma di Adriano Fabris, docente di Etica della comunicazione e Filosofia morale all'Università di Pisa, è diretto a tutti coloro che appartengono al sistema dei media e che sono collegati in qualunque forma ad una attività di informazione (comunicatori, pubblicitari, giornalisti, editori, manager editoriali, mondo della politica e delle istituzioni). Ricordo che il Manifesto presuppone ed accetta i diversi codici di autoregolamentazione della professione, ma punta ad offrire indicazioni ulteriori di ordine etico. Si parte dalla affermazione che l'informazione non è spettacolo e si continua dicendo che il giornalista deve sempre essere in grado di giustificare i criteri delle sue scelte, senza trincerarsi per farlo dietro alle proprie opinioni. Il testo è reperibile su www.ucsi.it.
Bisogna anche aggiungere che il servizio pubblico radiotelevisivo ha le responsabilità maggiori riguardo a questa problematica. Molti dati, cito l'ultima indagine sui media che il Censis realizza con la collaborazione dell'UCSI, dimostrano chiaramente che la televisione resta al centro di tutti i processi informativi e comunicativi e che il servizio pubblico, la RAI, è chiamata a svolgere un ruolo di guida, di riferimento qualitativo, di bussola in mezzo agli altri media. Per questo i cittadini pagano il servizio pubblico, e per questo dovrebbero continuare a pagarlo; ma certo ottenendo fino in fondo che questa missione venga svolta, cosa sulla quale oggi è lecito dubitare. Tanto è vero che altri canali tendono legittimamente a sostituirla: penso a TV2000, la TV della chiesa italiana, e in parte anche a canali come La7 o come il TG di Sky. Credo proprio che oggi occorra ripensare alla esigenza di servizio pubblico quasi prescindendo dalla RAI, in un'ottica di sistema, tanto peggio per lei se la RAI non riesce o non può liberarsi dalla sua crisi. Dobbiamo conservare qualche speranza che ci riesca alla fine.
Quella del giornalista è una professione che si trasforma enormemente. E' poco studiata la trasformazione che avviene nel giornalismo quando è chiamato a operare in diretta, come avviene in TV, nella radio, ma anche in internet e nelle agenzie di stampa. La diretta comporta concorrenza spietata su chi arriva primo e difficoltà oggettiva a controllare le fonti e a ragionare sugli effetti. Occorre maturare pratiche e forse anche norme cogenti su questo dilemma.
C'è anche il problema della formazione e del reclutamento. In Italia c'è un Ordine professionale che vigila su questi aspetti, che deve intervenire in modo significativo sia sul controllo dei percorsi formativi e di accesso alla professione. Però c'è anche la consapevolezza che la libertà di comunicare è un diritto insopprimibile delle persone e non solo dei giornalisti, e che internet dà praticamente a tutti la possibilità di comunicare socialmente. Non dobbiamo strapparci le vesti se su internet troviamo infinite sciocchezze, perché è anche piena di informazioni professionali e corrette. Tutto sta nel saper scegliere.
Né d'altra parte possiamo dimenticare le responsabilità dei lettori, degli spettatori, cioè di tutti. E' un corto circuito quello tra società, opinione pubblica, politica e media. Se la gente cerca buona informazione la trova, se la cerca cattiva trova anche quella. Ma non bisogna scoraggiarsi perché le trasformazioni, i miglioramenti richiedono tempo, occorre vincere l'inerzia sociale. Bisogna definire gli strumenti e gli obbiettivi per contrastare l'inerzia e ottenere il miglioramento. Attenzione ai media nella scuola, formazione degli adulti in generale e formazione permanente dei professionisti della comunicazione sembrano le strade più praticabili. Ma bisogna intervenire anche nella gestione dei media, a cominciare dai grandi media, quelli che fanno opinione, e da quelli che essendo pagati con i soldi di tutti devono avere l'obbligo di fare una buona comunicazione.
Le attività associative sono importanti in questa battaglia. Vorrei citare oltre all'UCSI almeno l'AIART, ma mi rendo conto che dovrei fare un lungo elenco tra quelle iscritte al Copercom, il Coordinamento delle associazioni per la comunicazione, attivo nel mondo cattolico; e vorrei aggiungere anche sigle non propriamente interne al mondo cattolico come Libera informazione... Nel mondo anglosassone, dove nel complesso l'informazione è un poco migliore che da noi, le associazioni hanno un ruolo sociale molto rilevante e vengono ascoltate anche dalla politica. Partecipare a un programma associativo spesso serve a non sentirsi soli nelle battaglie e anche a chiarirsi le idee.
Poi, naturalmente, i giornalisti devono cercare di essere fonte primaria delle informazioni, o almeno di confrontarle tra più fonti e di non lasciarsi distruggere dall'ansia di arrivare per primi. Occorrono cultura personale, maturità, equilibrio, esperienza, dedizione, ansia di verità... Purtroppo non basta essere fermi nelle proprie convinzioni etiche, bisogna che queste sopravvivano forti nel confronto continuo con le opinioni degli altri. Altrimenti rischiamo di comunicare solo per noi stessi, di chiuderci nella torre d'avorio dell'autoreferenzialità, che è nemica della carità. Perché credo, in ultima analisi, che comunicare debba essere un modo di esercitare la carità, quella carità che come dice san Paolo nella lettera ai Corinzi, "si compiace della verità".

Tratto da:"50 anni di UCSI - Dieci anni di informazione visti con gli occhi di alcuni testimoni", a cura di Vincenzo Varagona, edito in occasione dell'Assemblea dell'UCSI Marche.

Venerdì 07 Gennaio 2011 17:06
di Andrea Melodia, presidente Ucsi

domenica 13 febbraio 2011

Parlando dell'Amore

Ieri l'altro mentre spiegavo ai ragazzi e alle ragazze di una scuola superiore come sia considerato l'amore umano nella Scrittura citavo i riferimenti in Genesi e naturalmente il Cantico dei Cantici, ad un certo punto mi sono accorta di una cosa che non avevo mai notato: il libro del Cantico dei Cantici è esattamente al centro della Bibbia come ne fosse il cuore! Pur avendo trascorso diverso tempo a studiare la sezione dei sapienziali non l'avevo mai notato prima!

lunedì 7 febbraio 2011

Educazione Cattolica: discorso di Benedetto XVI

Signori Cardinali,
Venerati fratelli nell'Episcopato e nel Sacerdozio,
cari fratelli e sorelle.

Rivolgo a ciascuno di voi il mio cordiale saluto per questa visita in occasione della riunione plenaria della Congregazione per l'Educazione Cattolica. Saluto il Cardinale Zenon Grocholewski, Prefetto del Dicastero, ringraziandolo per le sue cortesi parole, come pure il Segretario, il Sottosegretario, gli Officiali e i Collaboratori.

Le tematiche che affrontate in questi giorni hanno come denominatore comune l'educazione e la formazione, che costituiscono oggi una delle sfide più urgenti che la Chiesa e le sue istituzioni sono chiamate ad affrontare. L'opera educativa sembra diventata sempre più ardua perché, in una cultura che troppo spesso fa del relativismo il proprio credo, viene a mancare la luce della verità, anzi si considera pericoloso parlare di verità, instillando così il dubbio sui valori di base dell'esistenza personale e comunitaria. Per questo è importante il servizio che svolgono nel mondo le numerose istituzioni formative che si ispirano alla visione cristiana dell'uomo e della realtà: educare è un atto d'amore, esercizio della “carità intellettuale”, che richiede responsabilità, dedizione, coerenza di vita. Il lavoro della vostra Congregazione e le scelte che farete in questi giorni di riflessione e di studio contribuiranno certamente a rispondere all’attuale “emergenza educativa”.

La vostra Congregazione, creata nel 1915 da Benedetto XV, da quasi cento anni svolge la sua opera preziosa a servizio delle varie Istituzioni cattoliche di formazione. Tra di esse, senza dubbio, il seminario è una delle più importanti per la vita della Chiesa ed esige pertanto un progetto formativo che tenga conto del contesto sopra accennato. Varie volte ho sottolineato come il seminario sia una tappa preziosa della vita, in cui il candidato al sacerdozio fa l’esperienza di essere “un discepolo di Gesù”. Per questo tempo destinato alla formazione, è richiesto un certo distacco, un certo “deserto”, perché il Signore parla al cuore con una voce che si sente se c'è il silenzio (cfr 1Re 19,12); ma è richiesta anche la disponibilità a vivere insieme, ad amare la “vita di famiglia” e la dimensione comunitaria che anticipano quella “fraternità sacramentale” che deve caratterizzare ogni presbiterio diocesano (cfr Presbyterorum ordinis, 8) e che ho voluto richiamare anche nella mia recente Lettera ai seminaristi: «sacerdoti non si diventa da soli. Occorre la "comunità dei discepoli", l'insieme di coloro che vogliono servire la comune Chiesa».

In questi giorni studiate anche la bozza del documento su Internet e la formazione nei seminari. Internet, per la sua capacità di superare le distanze e di mettere in contatto reciproco le persone, presenta grandi possibilità anche per la Chiesa e la sua missione. Con il necessario discernimento per un suo uso intelligente e prudente, è uno strumento che può servire non solo per gli studi, ma anche per l'azione pastorale dei futuri presbiteri nei vari campi ecclesiali, quali l'evangelizzazione, l'azione missionaria, la catechesi, i progetti educativi, la gestione delle istituzioni. Anche in questo campo è di estrema importanza poter contare su formatori adeguatamente preparati perché siano guide fedeli e sempre aggiornate, al fine di accompagnare i candidati al sacerdozio all'uso corretto e positivo dei mezzi informatici.

Quest'anno, poi, ricorre il LXX anniversario della Pontificia Opera per le Vocazioni Sacerdotali, istituita dal Venerabile Pio XII per favorire la collaborazione tra la Santa Sede e le Chiese locali nella preziosa opera di promozione delle vocazioni al ministero ordinato. Tale ricorrenza potrà essere l'occasione per conoscere e valorizzare le iniziative vocazionali più significative promosse nelle Chiese locali. Occorre che la pastorale vocazionale, oltre a sottolineare il valore della chiamata universale a seguire Gesù, insista più chiaramente sul profilo del sacerdozio ministeriale, caratterizzato dalla sua specifica configurazione a Cristo, che lo distingue essenzialmente dagli altri fedeli e si pone al loro servizio.

Avete avviato, inoltre, una revisione di quanto prescrive la Costituzione apostolica Sapientia christiana sugli studi ecclesiastici, riguardo al diritto canonico, agli Istituti Superiori di Scienze Religiose e, recentemente, alla filosofia. Un settore su cui riflettere particolarmente è quello della teologia. E’ importante rendere sempre più solido il legame tra la teologia e lo studio della Sacra Scrittura, in modo che questa ne sia realmente l'anima e il cuore (cfr Verbum Domini, 31). Ma il teologo non deve dimenticare di essere anche colui che parla a Dio. E’ indispensabile, quindi, tenere strettamente unite la teologia con la preghiera personale e comunitaria, specialmente liturgica. La teologia è scientia fidei e la preghiera nutre la fede. Nell’unione con Dio, il mistero è, in qualche modo, assaporato, si fa vicino, e questa prossimità è luce per l'intelligenza. Vorrei sottolineare anche la connessione della teologia con le altre discipline, considerando che essa viene insegnata nelle Università cattoliche e, in molti casi, in quelle civili. Il beato John Henry Newman parlava di “circolo del sapere”, circle of knowledge, per indicare che esiste un’interdipendenza tra le varie branche del sapere; ma Dio e Lui solo ha rapporto con la totalità del reale; di conseguenza eliminare Dio significa spezzare il circolo del sapere. In questa prospettiva le Università cattoliche, con la loro identità ben precisa e la loro apertura alla “totalità” dell’essere umano, possono svolgere un’opera preziosa per promuovere l’unità del sapere, orientando studenti ed insegnanti alla Luce del mondo, la “luce vera che illumina ogni uomo” (Gv 1,9). Sono considerazioni che valgono anche per le Scuole cattoliche. Occorre, anzitutto, il coraggio di annunciare il valore “largo” dell'educazione, per formare persone solide, capaci di collaborare con gli altri e di dare senso alla propria vita. Oggi si parla di educazione interculturale, oggetto di studio anche nella vostra Plenaria. In questo ambito è richiesta una fedeltà coraggiosa ed innovativa, che sappia coniugare chiara coscienza della propria identità e apertura all’alterità, per le esigenze del vivere insieme nelle società multiculturali. Anche a questo fine, emerge il ruolo educativo dell’insegnamento della Religione cattolica come disciplina scolastica in dialogo interdisciplinare con le altre. Infatti, esso contribuisce largamente non solo allo sviluppo integrale dello studente, ma anche alla conoscenza dell’altro, alla comprensione e al rispetto reciproco. Per raggiungere tali obiettivi dovrà essere prestata particolare cura alla formazione dei dirigenti e dei formatori, non solo da un punto di vista professionale, ma anche religioso e spirituale, perché, con la coerenza della propria vita e con il coinvolgimento personale, la presenza dell’educatore cristiano diventi espressione di amore e testimonianza della verità.

Cari fratelli e sorelle, vi ringrazio per quanto fate con il vostro competente lavoro al servizio delle istituzioni educative. Tenete sempre lo sguardo rivolto a Cristo, l’unico Maestro, perché con il suo Spirito renda efficace il vostro lavoro. Vi affido alla materna protezione di Maria Santissima, Sedes Sapientiae, e di cuore imparto a tutti la Benedizione Apostolica.

sabato 5 febbraio 2011

Scoperta la tomba di Zaccaria



A discovery of major importance was uncovered in salvage excavations the IAA Conducted at Horbat Mid

An Archeological Discovery of Major Importance, Including a Public Building and a Large Beautiful Mosaic, was Uncovered in Salvage Excavations the Israel Antiquities Authority Conducted at Horbat Midras

An archaeological discovery, including an impressive mosaic floor that is large and beautiful and a church, was uncovered in excavations carried out by the Israel Antiquities Authority at Horbat Midras in the Judean Shephelah. Various scholars who visited the site during the excavation proposed identifying the place as the residence and tomb of the prophet Zechariah.

In recent months an archaeological excavation was conducted at Horbat Midras in the wake of an antiquities robbery during the course of which robbers attempted to breach and plunder an ancient underground complex.

Horbat Midras is known as the site of a large, important Jewish settlement that dates from the Second Temple period until its destruction during the Bar Kokhba uprising in 135 CE. Among the remains at the site are those of buildings, caves, agricultural installations and extensive hiding refuges. The site was identified by a number of scholars as the location of a major settlement and research of the site was begun in the late nineteenth century and continues until the present. In the 1980s a lintel bearing a unique decoration was discovered at the site. Due to the similarity between it and an identical lintel from the Horbat Nevoraya synagogue in the north of the country, Professor Amos Kloner and Dr. Zvi Ilan ז"ל put forward the theory that an ancient Jewish synagogue is located nearby.

Recently, in the wake of the illicit excavations there by antiquities robbers, the lintel was rediscovered by inspectors of the Israel Antiquities Authority Unit for the Prevention of Antiquities Robbery. Following the discovery, an excavation was carried out with the aim of revealing the secrets of the monumental building which the lintel belonged to. The excavation, on behalf of the Israel Antiquities Authority, was directed by Amir Ganor and Alon Klein of the Unit for the Prevention of Antiquities Robbery.

A public building of impressive beauty dating to the Byzantine period, in which there are several construction phases, was exposed in the excavation. In the last two construction phases the building was used as a splendid church. However, based on the results of the excavation and as evidenced by the artifacts, it seems that this church is built inside a large public compound from the Second Temple period and the Bar Kokhba uprising which was used in the first construction phases of the compound.

The church, in its last phases, was built as a basilica, at the front of which is a large flagstone courtyard from which worshippers passed into an entry corridor. Through a shaped opening one enters into the nave where there were eight breathtaking marble columns that bore magnificent capitals which were specially imported from Turkey. At the end of the nave is a raised bema and on either side of the nave are two wide aisles. All of the floors in the building were adorned with spectacular mosaic floors decorated with faunal and floral patterns and geometric designs that are extraordinarily well preserved. Located behind the bema are two rooms, one paved with a marble floor and the other that led to an underground tomb devoid of any finds. Branching out beneath the entire building is a subterranean hiding complex in which there are rooms, water installations, traps and store rooms. This complex belongs to the large building from the Second Temple period which the Byzantine church was built into. Among the artifacts discovered in the hiding complex are coins from the time of the Great Revolt (66-70 CE) and the Bar Kokhba uprising (132-135 CE), stone vessels, lamps and various pottery vessels that are characteristic of the Jewish population from the settlement at that time.

As previously mentioned, researchers who visited the site are of the opinion that this place is the residence and tomb of the prophet Zechariah. Ancient Christian sources identified the burial place of the prophet Zechariah in the village of Zechariah, and noted that his place of burial was discovered in 415 CE. The researchers believe that in light of an analysis of the Christian sources, including the Madaba Map, the church at Horbat Midras is a memorial church meant to mark the tomb of the prophet Zechariah. This subject will be examined and studied in the near future.

For the past month the Israel Antiquities Authority has been engaged in exposing the magnificent structure, unraveling its secrets and preserving the mosaic floors. In the coming days the spectacular mosaics will be covered and the planning process will begin for the conservation of the site and its future presentation to the public, as one of the sites selected for treatment within the framework of the prime minister’s national heritage project.

There is no doubt that the discovery is extraordinary and of great importance in terms of research, religion and tourism.


Click here to download high resolution pictures, courtesy of the Israel Antiquities Authority:
1. Photograph of the mosaic floor which is almost entirely preserved.
2. General view of the excavation.





http://www.antiquities.org.il

Scoperta la tomba di Zaccaria


A discovery of major importance was uncovered in salvage excavations the IAA Conducted at Horbat Mid

An Archeological Discovery of Major Importance, Including a Public Building and a Large Beautiful Mosaic, was Uncovered in Salvage Excavations the Israel Antiquities Authority Conducted at Horbat Midras

An archaeological discovery, including an impressive mosaic floor that is large and beautiful and a church, was uncovered in excavations carried out by the Israel Antiquities Authority at Horbat Midras in the Judean Shephelah. Various scholars who visited the site during the excavation proposed identifying the place as the residence and tomb of the prophet Zechariah.

In recent months an archaeological excavation was conducted at Horbat Midras in the wake of an antiquities robbery during the course of which robbers attempted to breach and plunder an ancient underground complex.

Horbat Midras is known as the site of a large, important Jewish settlement that dates from the Second Temple period until its destruction during the Bar Kokhba uprising in 135 CE. Among the remains at the site are those of buildings, caves, agricultural installations and extensive hiding refuges. The site was identified by a number of scholars as the location of a major settlement and research of the site was begun in the late nineteenth century and continues until the present. In the 1980s a lintel bearing a unique decoration was discovered at the site. Due to the similarity between it and an identical lintel from the Horbat Nevoraya synagogue in the north of the country, Professor Amos Kloner and Dr. Zvi Ilan ז"ל put forward the theory that an ancient Jewish synagogue is located nearby.

Recently, in the wake of the illicit excavations there by antiquities robbers, the lintel was rediscovered by inspectors of the Israel Antiquities Authority Unit for the Prevention of Antiquities Robbery. Following the discovery, an excavation was carried out with the aim of revealing the secrets of the monumental building which the lintel belonged to. The excavation, on behalf of the Israel Antiquities Authority, was directed by Amir Ganor and Alon Klein of the Unit for the Prevention of Antiquities Robbery.

A public building of impressive beauty dating to the Byzantine period, in which there are several construction phases, was exposed in the excavation. In the last two construction phases the building was used as a splendid church. However, based on the results of the excavation and as evidenced by the artifacts, it seems that this church is built inside a large public compound from the Second Temple period and the Bar Kokhba uprising which was used in the first construction phases of the compound.

The church, in its last phases, was built as a basilica, at the front of which is a large flagstone courtyard from which worshippers passed into an entry corridor. Through a shaped opening one enters into the nave where there were eight breathtaking marble columns that bore magnificent capitals which were specially imported from Turkey. At the end of the nave is a raised bema and on either side of the nave are two wide aisles. All of the floors in the building were adorned with spectacular mosaic floors decorated with faunal and floral patterns and geometric designs that are extraordinarily well preserved. Located behind the bema are two rooms, one paved with a marble floor and the other that led to an underground tomb devoid of any finds. Branching out beneath the entire building is a subterranean hiding complex in which there are rooms, water installations, traps and store rooms. This complex belongs to the large building from the Second Temple period which the Byzantine church was built into. Among the artifacts discovered in the hiding complex are coins from the time of the Great Revolt (66-70 CE) and the Bar Kokhba uprising (132-135 CE), stone vessels, lamps and various pottery vessels that are characteristic of the Jewish population from the settlement at that time.

As previously mentioned, researchers who visited the site are of the opinion that this place is the residence and tomb of the prophet Zechariah. Ancient Christian sources identified the burial place of the prophet Zechariah in the village of Zechariah, and noted that his place of burial was discovered in 415 CE. The researchers believe that in light of an analysis of the Christian sources, including the Madaba Map, the church at Horbat Midras is a memorial church meant to mark the tomb of the prophet Zechariah. This subject will be examined and studied in the near future.

For the past month the Israel Antiquities Authority has been engaged in exposing the magnificent structure, unraveling its secrets and preserving the mosaic floors. In the coming days the spectacular mosaics will be covered and the planning process will begin for the conservation of the site and its future presentation to the public, as one of the sites selected for treatment within the framework of the prime minister’s national heritage project.

There is no doubt that the discovery is extraordinary and of great importance in terms of research, religion and tourism.


Click here to download high resolution pictures, courtesy of the Israel Antiquities Authority:
1. Photograph of the mosaic floor which is almost entirely preserved.
2. General view of the excavation.