mercoledì 27 febbraio 2008


Quadri senza titolo (1°parte)

(Gli scritti di Le Corbusier)


Le Corbusier si considerò sempre più un pittore che un architetto ed aveva due separati studi, in uno lavorava come pittore e nell'altro come architetto. Ancora oggi continua ad essere conosciuto più come architetto che come pittore. Ma c'è un indizio interessante nel suo lavoro pittorico che in un certo senso riunisce le due attività: non dava quasi mai un titolo alle sue opere. La reazione istintiva del visitatore che apprende questo particolare è di rifare il giro delle sale per riguardarsi le opere che altri e non lui (tranne qualche eccezione) hanno titolato e quindi inevitabilmente in un certo senso interpretato, e provare a dargli un'altra titolazione.
Nel 1930 Le Corbusier pubblica un libro, una sorta di taccuino di appunti dal titolo “Precisazioni sulla stato attuale dell'architettura e dell'urbanistica con un prologo americano, un corollario brasiliano seguiti da una temperatura parigina e da un atmosfera moscovita” (in italiano pubblicato in Biblioteca di Cultura Moderna Laterza). Contiene diversi buoni elementi per poter conoscere meglio l'estetica di questo eclettico autore e anche le atmosfere di quegli anni che ispirarono le sue creazioni.
Nel 1960 il testo viene ristampato e lo stesso Le Corbusier scrive nella prefazione:
“Il nostro problema è il seguente: gli uomini abitano la terra. Perché? In che modo? Altri vi risponderanno. Il mio dovere individuale, la mia ricerca è di mettere questo uomo d'oggi al riparo del male, al riparo della catastrofe; di metterlo in condizione di benessere, nella gioia quotidiana, nell'armonia. Si tratterà in particolare di ristabilire o di stabilire l'armonia tra l'uomo e il suo ambiente (...) Una civilizzazione meccanica si è insediata sornionamente, clandestinamente a nostro dispetto, senza che lo capissimo chiaramente. Essa ci ha precipitati e ci mantiene nel discutibile modo di vita odierno. Sintomi di squilibrio appaiono nella salute degli individui, nelle trasformazioni economiche, sociali, religiose. Una civilizzazione macchinista è cominciata. Alcuni non la comprendono, altri la subiscono. Ma 'dove sono le nevi dell'altro anno'? (Citazione da una ballata del poeta F. Villon)
Oro e argento circolano nelle nostra attività e raddoppiano gli onori, gli orgogli, le vanità. La terra è rotonda e ormai troppo piccola. L'era atomica capovolge le strategie. Gli aerei trasportano gli uomini da più di vent'anni. Con la borsa di cuoio in mano essi salgono sull'aereo; in dieci o venti ore si trovano agli antipodi (...) Ma oggi il problema si pone alla nostra attenzione: la terra è malamente abitata dagli uomini, sono apparsi dei mostri, che sono le città tentacolari, cancro dei nostri insediamenti. Chi se ne occupa, chi se ne preoccupa?”
Nei testi delle dieci conferenze (definite “Precisazioni”) tenute in varie località tra l'Argentina e il Brasile nel 1929, troviamo esposte in anticipo molte moderne intuizioni, che esulano dal campo strettamente architettonico-urbanistico per sfociare in quello dell'ecologia, della sociologia ecc. ecc. Molte di queste idee, quella del verde urbano, e del far piantare alberi ai bambini, oggi ci sembrano scontate ma allora non lo erano affatto.
Nella prima di questo ciclo di conferenze troviamo una sferzante critica del moderno “disordine urbano”:
“ L'architettura è il risultato dello stato d'animo di un'epoca. Siamo in un vicolo cieco, gli ingranaggi sociali e morali sono disorganizzati (...) La riforma è difficile da intraprendere, poiché è l'ipocrisia che regna: amore, matrimonio, vita sociale, morte: siamo interamente falsificati, noi siamo falsi! Siamo saturi di Brillat Savarin, una cucina per colazioni e pranzi diplomatici, un porto di smoking o di abiti a coda. Se pure usiamo porri, asparagi, patate, carne di bue, burro, spezie, frutta, in grazia di una scienza che ha fatto scrivere interi libri, riusciamo a snaturare tutto, a ricondurre ogni ingrediente allo stesso sapore. Solo risultato apparente è che, grazie al vino ed a puzzolenti formaggi, appesantiamo talmente lo stomaco che una parte del controllo intellettuale va perduta. L'architettura è coinvolta in questo processo”.
Per Le Corbusier tutto ciò che nel mondo intero è stato prodotto agli inizi dell'era macchinista, non è altro che il “frutto di una convulsione dello spirito e l'effetto di un equivoco, la forza da cui sono nati i mostri, le nostre città, cosiddette moderne, questa forza potentemente accresciuta dal suo stesso impulso, dovrà in breve cacciare l'incoerenza, distruggere questi primi strumenti ormai usati e, al loro posto, essa introdurrà l'ordine, eliminerà lo spreco, imporrà l'efficacia, produrrà la bellezza!”.
(continua)

M.L.A.
Quadri senza titolo (2° parte)
Nella terza delle dieci conferenze di Buenos Aires dice “non credo, alla fine dei conti, di dare importanza ad altro che alla bellezza, che è la vera sorgente di gioia. L'arte, prodotto dell'equazione ragione=passione, è a mio avviso il luogo dell'umano benessere. “Architettura” è un atto di volontà cosciente.
“Architetturare”, significa mettere in ordine. Mettere in ordine che cosa? Delle funzioni e degli oggetti. Occupare lo spazio con edifici e con strade. Creare dei vasi per riparare gli uomini e creare delle comunicazioni utili a farli incontrare. Agire sul nostro spirito attraverso l'abilità delle soluzioni, sui nostri sensi attraverso le forme che si offrono ai nostri occhi e attraverso distanze determinate per il nostro cammino. Commuovere attraverso il gioco delle percezioni cui siamo sensibili, e a cui non possiamo sottrarci. Spazi, distanze e forme, spazi interne e forme esterne, e spazi esterni , quantità, pesi, distanze, atmosfera, è attraverso questi strumenti che noi agiamo. Questi sono i fattori in causa.” E ancora: “Architettura musica sono manifestazioni istintive della dignità umana. Con esse l'uomo afferma: Io esisto, sono un matematico, un geometra, un essere religioso. Ossia credo in qualche ideale gigantesco che mi domina e che posso perseguire Architettura e musica sono sorelle molto intime: materia e spiritualità; l'architettura è nella musica, e la musica nell'architettura. In entrambe un cuore che tende a sublimare (...)non ci si può sublimare con dei dissacrati.”
La madre di Le Corbusier era pianista e insegnante di musica, lui non compose mai armonie di note ma armonie di volumi, di colori, di forme, lo possiamo dire osservando tutta la sua produzione architettonica e artistica, le sculture, le pitture, anche questi stessi scritti che stiamo considerando, tutto ha un suo ritmo. Senza mai dimenticare il fondamentale binomio forma-funzione. E' interessante a questo proposito riguardare i suoi progetti di spazi “sacri”, il Convento di Sainte Marie de la Tourette, (dei Domenicani), La Cappella di Notre Dame du Haut a Rochamp, la chiesa di S. Pierre a Firminy, alla luce di questi suoi appunti di viaggio. Sulla semplicità:
“Il semplice non vuol dire povertà, il semplice rappresenta una scelta, una discriminazione, una cristallizzazione che ha per oggetto la purezza stessa. Il semplice è una concentrazione. Non più una forma che è un agglomerato irsuto di volumi, fenomeno che non si riesce a controllare, ma una forma sintetica, atto pieno di coscienza, fenomeno di spiritualità”.
Sulla luce: “La luce è a mio avviso l'alimento basilare dell'architettura. Io compongo con la luce. Ho fatto appello ogni istante alla luce, intesa materialmente e spiritualmente. Materialmente: bisogna vederci chiaro per saper apprezzare. Apprezzare significa giudicare, intervenire individualmente. Ed eccoci nello spirituale: intervenire è la gioia. E ho fatto appello alla saggezza: giungere al massimo attraverso il minimo, che è la chiave dell'economia generale e causa profonda di qualsiasi opera d'arte.”
Sul silenzio: “Il rumore deve essere sconfitto. Una sana dottrina urbanistica e una dottrina della “macchina per abitare” rifiutano il rumore (...) La tendenza della meccanica più raffinata non è per il rumore, bensì per il silenzio. Noi soffriamo per il rumore, il rumore è anormale, i suoi effetti sono disastrosi... Tra breve i milionari offriranno ai loro amici ore di “silenzio”. Questo succederà se non riesce a trionfare l'urbanistica moderna apportatrice di pace. Si troverà una capitale che vorrà essere elogiata perché sarà diventata silenziosa”.
Un giorno un collega gli disse che avrebbero dovuto trovare un sistema per brevettare le loro idee per proteggerle. Ma lui gli rispose in questo modo: L'idea è fluida, un'onda che cerca delle antenne. E le antenne stanno dappertutto. Caratteristica di un' idea è appartenere a tutti. Ci si trova sempre a scegliere tra due fatalità: donare delle idee o prenderle dagli altri. In realtà ci capita di fare sempre entrambe le cose; doniamo ben volentieri le nostre idee e, a titolo di compenso impieghiamo, sfruttiamo per dei fini più particolari idee che sono universalmente diffuse e che un giorno in tutto o in parte vengono in nostro aiuto. L'idea è proprietà pubblica, dominio pubblico. Donare le proprie idee, ebbene! E' semplice e non c'è altra via d'uscita che questa! Donare le proprie idee non significa dolore o perdita. Si può provare una soddisfazione profonda, che non è necessariamente vanità, nel vedere le proprie idee adottate dagli altri (...) Si tratta del fondamento stesso della solidarietà. (Conferenza a Rio de Janeiro, 1929)
Si era allora ancora abbastanza lontani da certe attuali moderne concezioni di “rete” e di “informatiche-condivisione”, si capisce perché lo stesso collega che gli poneva la questione del brevettare le “idee” diceva di Le Corbusier: è un uomo che “crea delle correnti d'aria e noi ci passiamo sopra!”
Così non bisogna stupirsi troppo se in questi giorni in Francia si parla di porre alcuni suoi progetti sotto il patrocinio dell'Unesco. Sembra quasi di sentirlo: “Oh, entusiasmo, tu strapperai sempre alla fine, coloro che sentono la tua fiamma dalla quiete e dal riposo!”
(Titolo dell'edizione orginale “Précisions sur un état présent de l'architecture et de l'urbanisme” Les Edition G. Gres et Cie, Fondation Le Corbusier, Paris, traduzione di F. Tentori)
Maria Letizia Azzilonna

martedì 19 febbraio 2008

Maria, Madre dell'Agnello

Ricordati, o piissima Vergine Maria,
che non si è mai inteso al mondo che qualcuno
abbia fatto ricorso alla tua protezione,
abbia implorato il tuo aiuto,
abbia chiesto il tuo patrocinio
e sia stato da te abbandonato.
Animato da una tale confidenza,
a te ricorro,
O Maria, vergine delle vergini,
a te vengo,
e, peccatore come sono,
mi prostro ai tuoi piedi
a domandare pietà.
Non volere o Madre del divin Verbo,
disprezzare le mie preghiere,
ma benigna ascoltale
ed esaudiscile.
Amen (S. Bernardo di Clairvaux)

mercoledì 13 febbraio 2008

Preghiera per una campagna elettorale pulita

Siano pacati i toni, siano autentiche le promesse, siano dignitosi i mezzi utilizzati siano bandite le diffamazioni violente, le volgarità gratuite, i mezzi illeciti, le ciniche strumentalizzazioni delle cose sante, si metta innanzi sempre il bene comune, l'amore autentico per il Paese e per l'Europa e non solo del proprio campanile, il rispetto dei più giovani, si conquistino i cuori con la passione più che con la mazzetta, con la gioia e la voglia di fare più che creando strategie di tensione,
comunicando serenità e sicurezza piuttosto che terrore, amore per l'onestà, piuttosto che per la prepotenza, per la verità piuttosto che per l'ambiguità, per l'impegno piuttosto che per l'indifferenza. Ricordandosi il vecchio detto, chi semina vento raccoglie tempesta!



sabato 9 febbraio 2008

Vocazione di Mosè

L'angelo del Signore gli apparve in una fiamma di fuoco in mezzo a un roveto. Egli guardò ed ecco: il roveto ardeva nel fuoco, ma quel roveto non si consumava. Mosè pensò: "voglio avvicinarmi a vedere questo meraviglioso spettacolo: perché il roveto non brucia?". Il Signore vide che si era avvicinato e disse: "Mosè, Mosè!". Rispose: "Eccomi!". Riprese: "Non avvicinarti! Togliti i sandali dai piedi, perché il luogo sul quale tu stai è una terra santa!". E disse: "Io sono il Dio di tuo padre, il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe". Mosè allora si velò il viso, perché aveva paura di guardare verso Dio. Il Signore disse:"Ho osservato la miseria del mio popolo e ho udito il suo grido a causa dei suoi sorveglianti; conosco infatti le sue sofferenze. Sono sceso per liberarlo...e per farlo uscire da questo paese...io stesso ho visto l'oppressione con cui li tormentano. Ora va'! Fa uscire dall'Egitto il mio popolo." (Dal libro dell'Esodo 3, 1-20)
*** *** ***
Spesso accade che i nostri peggiori nemici non siano fuori di noi, ma in noi stessi! Sono i nostri difetti, i nostri attaccamenti, la cupidigia, la nostra poca fede, i rancori che intossicano i cuore e ci imprigionano nella tristezza, il desiderio smodato di cose che non possiamo ottenere. Soffriamo a volte ingiustamente perchè altri si appropriano di ciò che spettava di diritto a noi, e che avevamo conquistato con fatica, oppure perché non riusciamo a tacere di fronte alle ingiustizie e ci facciamo nemici potenti. Nella Scrittura dell'Antico Testamento troviamo molti esempi di sofferenza "innocente", molti esempi tra i profeti i quali avevano ricevuto da Dio la loro scomodissima vocazione e gli era impossibile tacere, e allora ecco scatenarsi le ire dei prepotenti di turno.
Oppure per esempio, Giobbe, che non andava in giro a predire sventure o a smascherare le trame dei furbi, come i profeti, ma era, un giusto, come si dice oggi, una brava persona; questi, per una scommessa tra il Signore e il demonio, viene spogliato un po' alla volta di tutto quanto aveva e lasciato povero e malato in terra a grattarsi le ferite con un coccio. Ma il Signore lo benedice nuovamente e gli ridona molto più di quello che gli aveva sottratto per provare la sua fede. Ma anche nel Nuovo Testamento, il Vangelo, Gesù è emblema della sofferenza innocente. Il suo insegnamento durissimo a riguardo ci consiglia che nel caso qualcuno ci abbia preso il mantello, dobbiamo donargli anche la tunica, se ci hanno schiaffeggiato su una guancia, dobbiamo porgere anche l'altra, nel caso che l'aggressore non fosse ancora soddisfatto. Fedele ai suoi insegnamenti Gesù ha lasciato che lo spogliassero delle sue vesti, della famosa tunica senza cuciture, ma il Padre celeste lo ha rivestito di luce per l'eternità!

venerdì 8 febbraio 2008

Sul "silenzio"

Sul silenzio

Occorrono speciali misure per la lingua, che per il negligente può diventare uno strumento di innumerevoli mali... E' scritto infatti nel salmo 33: "C'è qualcuno che desidera la vita brama lunghi giorni per gustare il bene? Preserva la lingua dal male, le labbra da parole bugiarde". Con la parola "male" si vieta ogni sorta di insulto e parola maliziosa, con l'aggettivo "bugiarde" si pone fine alla malvagità e alle sue conseguenze, intendo dire la dissimulazione, l'adulazione, la menzogna, i doppi sensi che copiscono il fratello nel segreto. ...Ho ricevuto questo strumento da Dio non per bestemmiare contro di lui, nè per insultare, biasimare, condannare, accusare, calunniare il fratello o commettere qualsiasi altro tipo di male che ha origine in questo strumento. L'ho ricevuto piuttosto per pronunziare le rette dottrine, proclamare le parole di Dio rionoscere il Creatore, lodare il prossimo e dargli utili suggerimenti, condannare me stesso, ...Chi è dunque il saggio che sorveglierà la lingua e comprenderà nella conoscenza le virtù del silenzio? La porta della conoscenza si apre per colui che ha serrato la lingua. Chi sorveglia la propria bocca mantiene la mente senza macchia, chi serra le labbra si trova nella fortificazione dei propri pensieri. L'uomo del silenzio tiene il cuore libero dalla prigionia. L'uomo del silenzio scopre le trappole delle belve intellegibili. Un uomo dalla lingua disciplinata volge la sua anima a Dio; con la sua attitudine attenta si prepara a ricevere i doni divini. Egli canta con il profeta: "Ascolterò che cosa dice Dio, il Signore, egli annunzia la pace per il suo popolo, per i suoi fedeli, per chi ritorna a lui con tutto il cuore". (Salmo 84) Colui che controlla la lingua consegue con facilità il dominio delle passioni. Colui che controlla la lingua medita sulle parole dei divini comandamenti, "affinchè la sua bocca non parli dell'agire degli uomini". (Salmo 16) ... Anche noi dunque, pensando a tali cose pertutto il tempo, grideremo dinanzi a Dio: "Poni Signore una custodia alla mia bocca, sorveglia la porta delle mie labbra", (Salmo 140) e la conoscenza ci farà comprendere i nostri pensieri, in modo che possiamo sorvegliare le nostre strade e non peccare nè nella lingua nè nella conoscenza, ma piuttosto aprire e chiudere la nostra bocca nel timore divino.
Tu solo sei in grado di sorvegliare l'ingresso della nostra mente con la conoscenza e la sua uscita con la lingua, a te gloria, onore e adorazione, al Padre, al Figlio e allo Spirito santo, oggi e sempre, nei secoli dei secoli. Amen

(Dalle Lettere e Discorsi di Teolepto di Filadelfia)


mercoledì 6 febbraio 2008

Le Ceneri

Salmo 50

Pietà di me, o Dio,
secondo la tua misericordia;
nel tuo grande amore
cancella il mio peccato.
Riconosco la mia colpa,
il mio peccato mi sta sempre dinanzi.
Contro di te, contro te solo ho peccato,
quello che è male ai tuoi occhi, io l'ho fatto;
Ecco nella colpa sono stato generato,
nel peccato mi ha concepito mia madre.
Ma tu vuoi la sincerità dl cuore
e nell'intimo m'insegni la sapienza.
Purificami con issopo e sarò mondato;
lavami e sarò più bianco della neve.
Fammi sentire gioia e letizia,
esulteranno le ossa che hai spezzato.
Distogli lo sguardo dai miei peccati,
cancella tutte le mie colpe.
Crea in me o Dio un cuore puro,
rinnova in me uno spirito saldo.
Non respingermi dalla tua presenza
e non privarmi del tuo santo spirito.
Rendimi la gioia di essere salvato,
sostieni in me un animo generoso.

Dal libro del profeta Isaia

...Ecco voi digiunate fra litigi e alterchi e colpendo con pugni iniqui. Non digiunate più come fate oggi, così da fate udire in alto il vostro chiasso. E' forse questo il digiuno che bramo, il giorno in cui l'uomo si mortifica? Piegare come un giunco il proprio capo, usare sacco e cenere per letto, forse questo vorresti chiamare digiuno e giorno gradito al Signore? Non è piuttosto questo il digiuno che voglio: sciogliere le catene inique, togliere i legami del giogo, rimandare liberi gli oppressi e spezzare ogni giogo? Non consiste forse nel dividere il pane con l'affamato, nell'introdurre in casa i miseri, senza tetto, nel vestire chi è nudo, senza distogliere gli occhi da quelli della tua gente? Allora la tua luce sorgerà come l'aurora, la tua ferita si rimarginerà presto. Davanti a te camminerà la tua giustizia, la gloria del Signore ti seguirà. Allora lo invocherai e il Signore ti risponderà; implorerai aiuto ed egli dirà: "Eccomi!". Se toglierai di mezzo a te l'oppressione, il puntare il dito e il parlare empio, se offrirai il pane all'affamato, se sazierai chi è digiuno, allora brillerà fra le tenebre la tua luce, la tua oscurità sarà come il meriggio. Ti guiderà sempre il Signore, ti sazierà in terreni aridi, rinvigorirà le tue ossa; sarai come un giardino irrigato come una sorgente le cui acque non inaridiscono.

domenica 3 febbraio 2008

XXX Giornata per la Vita


3 febbraio 2008

Le donne che hanno vissuto il trauma dell'aborto, (è sempre tale anche quando una donna rimane convinta di aver fatto la scelta migliore) devono sapere che questo evento lascia dei residui a livello psico-fisico e che è possibile (e doveroso) utilizzare ogni mezzo a disposizione per rimediarvi. Ritengo che ciò avvenga sia quando la persona ha ricevuto una educazione cristiana, sia quando non è così. Bisogna evitare di "colpevolizzare", chi ha ceduto a questa trappola perché intere generazioni di donne sono cresciute indottrinate sulla liceità dell'atto e con le battaglie per la conquista di questa "libertà". E numerose sono le donne che vi sono state costrette dal partner o dalla famiglia, o da cattivi consiglieri. Chi scrive ricorda bene come in certi anni alcuni dicevano che era come andare dal dentista! Ma la scienza ha fatto molti progressi da allora e sembra oggi abbastanza chiaro che al di là di ogni giudizio etico o moralistico che vi sono delle indiscutibili ripercussioni sulla salute della donna. Questo non significa che i danni siano irreparabili, vi sono donne che sono incappate in questo dramma e che oggi vivono tranquillamente e svolgono professioni prestigiose (in tutti i campi sociali, anche tra i "vip") cavandosela anche bene. Diverso è per i le classi sociali meno abbienti e per le donne extracomunitarie (le statistiche dicono che siano loro oggi le più numerose) certamente l'ignoranza e la mancanza di consapevolezza di ciò che si è fatto costituiscono una buona attenuante, ma rimane l'aspetto psico-fisico e lì è opportuno informare. Molte donne hanno curato questa ferita con la psico-terapia, altre adottando bambini a distanza, altre svolgendo attività caritative. Per le donne di tradizione cattolica è ovviamente fondamentale il sacramento della confessione e il catechismo della Chiesa Cattolica prevede per questo genere di mancanze un confessore che sia almeno un religioso o un Vescovo, qualcuno che abbia un carisma superiore alla media. Sono interessanti le testimonianze di donne che hanno raccontato cosa è avvenuto in loro dopo aver fatto la confessione e ricevuto l'assoluzione per questo tipo di colpa, o dopo aver dato un nome al bambino mai nato e aver fatto celebrare anche delle messe a suffragio per queste creature. Avviene allora che molte sperimentano un miglioramento del proprio stato psico-fisico e la scomparsa di veri e propri "blocchi" a livello energetico e di rigidità nel corpo. Occorre comunque sempre molta delicatezza, sono da evitare le campagne anti-abortiste violente, perché è come sparare nel mucchio, spesso dietro certe scelte ci sono veri e propri drammi umani, si rischia di esasperare situazioni di fragilità, di causare accanimento invece che pentimento. Va anche detto che molti accaniti anti-abortisti non dimostrano la stessa sensibilità verso le numerose etnie di migranti che attraversano i nostri paesi e che poveri di tutto sono indifesi proprio come "embrioni" scacciati dal ventre materno, oppure anziani dimenticati negli ospizi e anziani a cui viene accorciata brutalmente la durata naturale dell'esistenza perché tanto oramai sono solo un peso per la famiglia che ha troppo da fare. Allora difendere la sacralità della vita significa difendere tutta la vita in tutte le sue fasi lì dove è minacciata. (M.L.A.)
*** *** ***
O Maria, Aurora del mondo nuovo,
Madre dei viventi,
affidiamo a Te la causa della vita:
guarda o Madre al numero sconfinato
di bimbi cui viene impedito di nascere,
di poveri cui è reso difficile vivere,
di uomini e donne vittime di disumana violenza,
di anziani e malati uccisi dall'indifferenza
o da una presunta pietà.
Fa' che quanti credono nel tuo Figlio
sappiano annunciare con franchezza e amore
agli uomini del nostro tempo il Vangelo della vita.
Ottieni loro la grazia di accoglierlo
come dono sempre nuovo,
la gioia di celebrarlo con gratitudine
in tutta la loro esistenza
e il coraggio di testimoniarlo
con tenacia operosa, per costruire,
insieme con tutti gli uomini di buona volontà,
la civiltà della verità e dell'amore,
a lode e gloria di Dio creatore e amante della vita.
Giovanni Paolo II

sabato 2 febbraio 2008

Il "secondo Battesimo"

Festa della vita consacrata
La Vita consacrata, è radicata nel Vangelo; ad esso, come alla sua regola suprema, ha continuato ad ispirarsi lungo i secoli ed ad esso è chiamata a tornare costantemente per mantenersi viva e feconda portando frutto per la salvezza delle anime". “Agli inizi delle diverse espressioni di Vita consacrata” ha detto il Papa “c’è sempre una forte ispirazione evangelica” ed è stato lo “Spirito Santo ad illuminare di luce nuova la Parola di Dio ai fondatori e alle fondatrici”: "Lo Spirito Santo attira alcune persone a vivere il Vangelo in modo radicale e a tradurlo in uno stile di sequela più generosa. Ne nasce così un’opera, una famiglia religiosa che, con la sua stessa presenza, diventa a sua volta “esegesi” vivente della Parola di Dio. Il succedersi dei carismi della Vita consacrata, dice il Concilio Vaticano II, può dunque essere letto come un dispiegarsi di Cristo nei secoli, come un Vangelo vivo che si attualizza in sempre nuove forme.

venerdì 1 febbraio 2008

Sacro Cuore

Il cuore è un muscolo! Bisogna ricordarsi di tenerlo in allenamento, portarlo in "palestra" con una certa regolarità, come si fa con tutto il resto della muscolatura. Altrimenti come tutti gli altri muscoli perde tono e vigore, a volte si rimpicciolisce e non sembra più un cuore, a volte si atrofizza e non funziona più tanto bene. Con la grazia che viene da Dio e un costante allenamento è possibile farlo dilatare fino a contenere il mondo intero! Così è il cuore dei santi. Ma ci si può esercitare incominciando con l'amare il nostro prossimo più prossimo e soprattutto quelli che non ci sono simpatici, quest'ultimo esercizio è uno dei più efficaci per uno sviluppo perfetto della muscolatura cardiaca ma è anche piuttosto difficile. Non tutti ci riescono, ma chi ci riesce non cambia solo se stesso ma anche la realtà che lo circonda, anche se la persona in questione è tutt'altro che amabile o è già passata a miglior vita. E' anche un ottimo esercizio amare le persone che hanno importanti responsabilità civili, perché tutti coloro che si sentono amati in genere danno il meglio di sé. E' sempre un valido allenamento amare gli afflitti e gli sfiduciati perché trovino la forza di reagire verso il bene e non verso la violenza, anche quando siamo impossibilitati ad aiutarli materialmente, possiamo sostenerli con la forza del nostro cuore ben allenato!
Signore aiutaci ad amare, in ogni situazione,
nel bene e nel male,
aiutaci ad avere sempre un angolo del nostro cuore libero
per chi si trova nel bisogno,
fa il tempo della prova non indurisca il nostro cuore
ai bisogni materiali e spirituale dei fratelli,
donaci un cuore che abbia a "cuore" e rispetti,
tutte le bellezze
del creato, e che rispetti ogni creatura, un cuore libero
dalle suggestioni del male,
un cuore che si dilata ogni giorno di più
nel tuo amore! Amen