venerdì 27 luglio 2012

Cos'è Teologia secondo Benedetto XVI

CHE COS'È "TEOLOGIA"

di Benedetto XVI 



[...] La consegna del premio può offrire l’occasione di dedicarci per un momento alla questione fondamentale di che cosa sia veramente “teologia”. La teologia è scienza della fede, ci dice la tradizione. Ma qui sorge subito la domanda: è davvero possibile questo? O non è in sé una contraddizione? Scienza non è forse il contrario di fede? Non cessa la fede di essere fede, quando diventa scienza? E non cessa la scienza di essere scienza quando è ordinata o addirittura subordinata alla fede?

Tali questioni, che già per la teologia medievale rappresentavano un serio problema, con il moderno concetto di scienza sono diventate ancora più impellenti, a prima vista addirittura senza soluzione. Si comprende così perché, nell’età moderna, la teologia in vasti ambiti si sia ritirata primariamente nel campo della storia, al fine di dimostrare qui la sua seria scientificità. Bisogna riconoscere, con gratitudine, che con ciò sono state realizzate opere grandiose, e il messaggio cristiano ha ricevuto nuova luce, capace di renderne visibile l’intima ricchezza. 

Tuttavia, se la teologia si ritira totalmente nel passato, lascia oggi la fede nel buio.
In una seconda fase ci si è poi concentrati sulla prassi, per mostrare come la teologia, in collegamento con la psicologia e la sociologia, sia una scienza utile che dona indicazioni concrete per la vita. Anche questo è importante, ma se il fondamento della teologia, la fede, non diviene contemporaneamente oggetto del pensiero, se la prassi sarebbe riferita solo a se stessa, oppure vive unicamente dei prestiti delle scienze umane, allora la prassi diventa vuota e priva di fondamento.

Queste vie, quindi, non sono sufficienti. Per quanto siano utili ed importanti, esse diventerebbero sotterfugi, se restasse senza risposta la vera domanda. Essa suona: è vero ciò in cui crediamo oppure no? Nella teologia è in gioco la questione circa la verità; essa è il suo fondamento ultimo ed essenziale.

Un’espressione di Tertulliano può qui farci fare un passo avanti; egli scrive che Cristo non ha detto: “Io sono la consuetudine, ma: Io sono la verità – Non consuetudo sed veritas” (Virg. 1,1). Christian Gnilka ha mostrato che il concetto “consuetudo” può significare le religioni pagane che, secondo la loro natura, non erano fede, ma erano “consuetudine”: si fa ciò che si è fatto sempre; si osservano le tradizionali forme cultuali e si spera di rimanere così nel giusto rapporto con l’ambito misterioso del divino. L’aspetto rivoluzionario del cristianesimo nell’antichità fu proprio la rottura con la “consuetudine” per amore della verità.

Tertulliano parla qui soprattutto in base al Vangelo di san Giovanni, in cui si trova anche l’altra interpretazione fondamentale della fede cristiana, che s’esprime nella designazione di Cristo come Logos. Se Cristo è il Logos, la verità, l’uomo deve corrispondere a lui con il suo proprio logos, con la sua ragione. Per arrivare fino a Cristo, egli deve essere sulla via della verità. Deve aprirsi al Logos, alla Ragione creatrice, da cui deriva la sua stessa ragione e a cui essa lo rimanda. Da qui si capisce che la fede cristiana, per la sua stessa natura, deve suscitare la teologia, doveva interrogarsi sulla ragionevolezza della fede, anche se naturalmente il concetto di ragione e quello di scienza abbracciano molte dimensioni, e così la natura concreta del nesso tra fede e ragione doveva e deve sempre nuovamente essere scandagliata.

Per quanto si presenti dunque chiaro nel cristianesimo il nesso fondamentale tra Logos, verità e fede, la forma concreta di tale nesso ha suscitato e suscita sempre nuove domande. È chiaro che in questo momento tale domanda, che ha occupato e occuperà tutte le generazioni, non può essere trattata in dettaglio, e neppure a grandi linee. Vorrei tentare soltanto di proporre una piccolissima nota.

San Bonaventura, nel prologo al suo “Commento alle Sentenze” ha parlato di un duplice uso della ragione, di un uso che è inconciliabile con la natura della fede e di uno che invece appartiene proprio alla natura della fede. Esiste, così si dice, la “violentia rationis”, il dispotismo della ragione, che si fa giudice supremo e ultimo di tutto. Questo genere di uso della ragione è certamente impossibile nell’ambito della fede. Cosa intende Bonaventura con ciò? Un’espressione dal Salmo 95, 9 può mostrarci di che cosa si tratta. Qui Dio dice al suo popolo: “Nel deserto… mi tentarono i vostri padri: mi misero alla prova pur avendo visto le mie opere”. Qui si accenna ad un duplice incontro con Dio: essi hanno “visto”. Questo però a loro non basta. Essi mettono Dio “alla prova”. Vogliono sottoporlo all’esperimento. Egli viene, per così dire, sottoposto ad un interrogatorio e deve sottomettersi ad un procedimento di prova sperimentale.

Questa modalità di uso della ragione, nell’età moderna, ha raggiunto il culmine del suo sviluppo nell’ambito delle scienze naturali. La ragione sperimentale appare oggi ampiamente come l’unica forma di razionalità dichiarata scientifica. Ciò che non può essere scientificamente verificato o falsificato cade fuori dell’ambito scientifico. Con questa impostazione sono state realizzate opere grandiose, come sappiamo; che essa sia giusta e necessaria nell’ambito della conoscenza della natura e delle sue leggi nessuno vorrà seriamente porlo in dubbio. Esiste tuttavia un limite a tale uso della ragione: Dio non è un oggetto della sperimentazione umana. Egli è Soggetto e si manifesta soltanto nel rapporto da persona a persona: ciò fa parte dell’essenza della persona.

In questa prospettiva Bonaventura fa cenno ad un secondo uso della ragione, che vale per l’ambito del “personale”, per le grandi questioni dello stesso essere uomini. L’amore vuole conoscere meglio colui che ama. L’amore, l’amore vero, non rende ciechi, ma vedenti. Di esso fa parte proprio la sete di conoscenza, di una vera conoscenza dell’altro. Per questo, i Padri della Chiesa hanno trovato i precursori e gli antesignani del cristianesimo – al di fuori del mondo della rivelazione di Israele – non nell’ambito della religione consuetudinaria, bensì negli uomini in ricerca di Dio, in cerca della verità, nei “filosofi”: in persone che erano assetate di verità ed erano quindi sulla strada verso Dio. Quando non c’è questo uso della ragione, allora le grandi questioni dell’umanità cadono fuori dell’ambito della ragione e vengono lasciate all’irrazionalità.

Per questo un’autentica teologia è così importante. La fede retta orienta la ragione ad aprirsi al divino, affinché essa, guidata dall’amore per la verità, possa conoscere Dio più da vicino. L’iniziativa per questo cammino sta presso Dio, che ha posto nel cuore dell’uomo la ricerca del suo Volto. Fa quindi parte della teologia, da un lato l’umiltà che si lascia “toccare” da Dio, dall’altro la disciplina che si lega all’ordine della ragione, che preserva l’amore dalla cecità e che aiuta a sviluppare la sua forza visiva.

Sono ben consapevole che con tutto ciò non è stata data una risposta alla questione circa la possibilità e il compito della retta teologia, ma è soltanto stata messa in luce la grandezza della sfida insita nella natura della teologia. Tuttavia è proprio di questa sfida che l’uomo ha bisogno, perché essa ci spinge ad aprire la nostra ragione interrogandoci circa la verità stessa, circa il volto di Dio. [...] La ragione, camminando sulla pista tracciata dalla fede, non è una ragione alienata, ma è la ragione che risponde alla sua altissima vocazione.

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venerdì 20 luglio 2012


THE CHURCH UP CLOSE


Covering Catholicism in the Age of Benedict XVI (September 10-16, 2012)

SEMINAR IN ROME FOR JOURNALISTS COVERING THE CATHOLIC CHURCH
Organized by the Pontifical University of the Holy Cross

In September 2012, the School of Church Communications at Rome’s Pontifical University
of the Holy Cross will be offering, for the third time, a one-week seminar designed to provide religion journalists with an array of tools to strengthen their coverage of today’s Roman Catholic Church.The seminar, entitled “The Church Up Close: Covering Catholicism in the Age of Benedict XVI,” will take place in Rome from September 10 to September 16, 2012. It will be conducted in English and is open to all working journalists, but the number of participants is limited. Registration deadline is June 24. Previous seminars have included reporters from media outlets like The New York Times, The Guardian, The Times, Il Corriere della Sera, El País, the BBC and Le Monde.
This year, speakers will include: Msgr. Peter Wells, Assessor for the Secretariat of State's Section for
General Affairs; Archbishop Rino Fisichella, President of the Pontifical Council for the Promotion of
the New Evangelization; Cardinal Raymond Burke, Prefect of the Supreme Tribunal of the Apostolic
Signatura; Nigel Baker, British Ambassador to the Holy See; Msgr. Fortunatus Nwachukwu, Head of
Protocol of the Vatican Secretariat of State; Debrah Mason, Executive Director of the Religion
Newswriters Association, and María-Paz López, president of the International Association of Religion Journalists. Along with general presentations describing the nature of the Church and how the Vatican functions, a number of more specific topics, including the following, will also be addressed at the seminar: bioethics and sexual morality; the legacy of the Second Vatican Council; economics and Catholic social doctrine; the role of canon law in the Church’s life; the “New Evangelization.” The seminar has been made possible by a generous grant from the U.S.-based Our Sunday Visitor Institute. According to the president of the organizing committee, Rev. Prof. John Wauck, “The Church Up Close seminar is a condensed version of a series of classes that our school already offers – once a month, in Italian - during the academic year for Rome-based ‘vaticanisti.’ The success of that series inspired us to offer a similar program  - all in one week, and in English - for journalists who are not permanently based in Rome.” In addition to classroom sessions, the fall seminar also features on-site visits and personal meetings with curial officials and veteran Vatican correspondents. The goal is to provide both a basic sense of the lay of the land at the Vatican and a serious, in-depth analysis of specific hot-button issues facing the Church today. Coming on the eve of the official “Year of Faith”, which begins in October 2012, the seminar will offer key insights into the Benedict XVI’s thinking and his leadership of the world’s largest church. Fr. Wauck observes, “Covering an institution as old and as large as the Catholic Church has always been a huge challenge, and in today’s shrinking world, it’s becoming ever more necessary to tell even local stories about the Church from a global perspective”.


Piazza di Sant’Apollinare, 49 – 00186 ROMA – Tel. +39 06 68164399 – Fax +39 06 68164400
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Ufficio Comunicazione stampa@pusc.it


“The seminar should help reporters do that. What’s more, Rome is an ideal setting for reflecting on
religion and the media with journalists from around the world.” The full program and detailed information about “The Church Up Close” seminar is available on its website (http://www.church-communication.net/). Applications must be submitted online, through the website.
For more information please contact: Ashley Noronha or Daniel Arasa
churchupclose@pusc.i