venerdì 28 ottobre 2011

GIORNATA DI RIFLESSIONE, DIALOGO E PREGHIERA PER LA PACE E LA GIUSTIZIA NEL MONDO "PELLEGRINI DELLA VERITÀ, PELLEGRINI DELLA PACE"

Cari fratelli e sorelle,
distinti Capi e rappresentanti delle Chiese e Comunità ecclesiali e delle religioni del mondo,
cari amici,

sono passati venticinque anni da quando il beato Papa Giovanni Paolo II invitò per la prima volta rappresentanti delle religioni del mondo ad Assisi per una preghiera per la pace. Che cosa è avvenuto da allora? A che punto è oggi la causa della pace? Allora la grande minaccia per la pace nel mondo derivava dalla divisione del pianeta in due blocchi contrastanti tra loro. Il simbolo vistoso di questa divisione era il muro di Berlino che, passando in mezzo alla città, tracciava il confine tra due mondi. Nel 1989, tre anni dopo Assisi, il muro cadde – senza spargimento di sangue. All’improvviso, gli enormi arsenali, che stavano dietro al muro, non avevano più alcun significato. Avevano perso la loro capacità di terrorizzare. La volontà dei popoli di essere liberi era più forte degli arsenali della violenza. La questione delle cause di tale rovesciamento è complessa e non può trovare una risposta in semplici formule. Ma accanto ai fattori economici e politici, la causa più profonda di tale evento è di carattere spirituale: dietro il potere materiale non c’era più alcuna convinzione spirituale. La volontà di essere liberi fu alla fine più forte della paura di fronte alla violenza che non aveva più alcuna copertura spirituale. Siamo riconoscenti per questa vittoria della libertà, che fu soprattutto anche una vittoria della pace. E bisogna aggiungere che in questo contesto si trattava non solamente, e forse neppure primariamente, della libertà di credere, ma anche di essa. Per questo possiamo collegare tutto ciò in qualche modo anche con la preghiera per la pace.
Ma che cosa è avvenuto in seguito? Purtroppo non possiamo dire che da allora la situazione sia caratterizzata da libertà e pace. Anche se la minaccia della grande guerra non è in vista, tuttavia il mondo, purtroppo, è pieno di discordia. Non è soltanto il fatto che qua e là ripetutamente si combattono guerre – la violenza come tale è potenzialmente sempre presente e caratterizza la condizione del nostro mondo. La libertà è un grande bene. Ma il mondo della libertà si è rivelato in gran parte senza orientamento, e da non pochi la libertà viene fraintesa anche come libertà per la violenza. La discordia assume nuovi e spaventosi volti e la lotta per la pace deve stimolare in modo nuovo tutti noi.
Cerchiamo di identificare un po’ più da vicino i nuovi volti della violenza e della discordia. A grandi linee – a mio parere – si possono individuare due differenti tipologie di nuove forme di violenza che sono diametralmente opposte nella loro motivazione e manifestano poi nei particolari molte varianti. Anzitutto c’è il terrorismo, nel quale, al posto di una grande guerra, vi sono attacchi ben mirati che devono colpire in punti importanti l’avversario in modo distruttivo, senza alcun riguardo per le vite umane innocenti che con ciò vengono crudelmente uccise o ferite. Agli occhi dei responsabili, la grande causa del danneggiamento del nemico giustifica ogni forma di crudeltà. Viene messo fuori gioco tutto ciò che nel diritto internazionale era comunemente riconosciuto e sanzionato come limite alla violenza. Sappiamo che spesso il terrorismo è motivato religiosamente e che proprio il carattere religioso degli attacchi serve come giustificazione per la crudeltà spietata, che crede di poter accantonare le regole del diritto a motivo del “bene” perseguito. La religione qui non è a servizio della pace, ma della giustificazione della violenza.
La critica della religione, a partire dall’illuminismo, ha ripetutamente sostenuto che la religione fosse causa di violenza e con ciò ha fomentato l’ostilità contro le religioni. Che qui la religione motivi di fatto la violenza è cosa che, in quanto persone religiose, ci deve preoccupare profondamente. In un modo più sottile, ma sempre crudele, vediamo la religione come causa di violenza anche là dove la violenza viene esercitata da difensori di una religione contro gli altri. I rappresentanti delle religioni convenuti nel 1986 ad Assisi intendevano dire – e noi lo ripetiamo con forza e grande fermezza: questa non è la vera natura della religione. È invece il suo travisamento e contribuisce alla sua distruzione. Contro ciò si obietta: ma da dove sapete quale sia la vera natura della religione? La vostra pretesa non deriva forse dal fatto che tra voi la forza della religione si è spenta? Ed altri obietteranno: ma esiste veramente una natura comune della religione, che si esprime in tutte le religioni ed è pertanto valida per tutte? Queste domande le dobbiamo affrontare se vogliamo contrastare in modo realistico e credibile il ricorso alla violenza per motivi religiosi. Qui si colloca un compito fondamentale del dialogo interreligioso – un compito che da questo incontro deve essere nuovamente sottolineato. Come cristiano, vorrei dire a questo punto: sì, nella storia anche in nome della fede cristiana si è fatto ricorso alla violenza. Lo riconosciamo, pieni di vergogna. Ma è assolutamente chiaro che questo è stato un utilizzo abusivo della fede cristiana, in evidente contrasto con la sua vera natura. Il Dio in cui noi cristiani crediamo è il Creatore e Padre di tutti gli uomini, a partire dal quale tutte le persone sono tra loro fratelli e sorelle e costituiscono un’unica famiglia. La Croce di Cristo è per noi il segno del Dio che, al posto della violenza, pone il soffrire con l’altro e l’amare con l’altro. Il suo nome è “Dio dell’amore e della pace” (2 Cor 13,11). È compito di tutti coloro che portano una qualche responsabilità per la fede cristiana purificare continuamente la religione dei cristiani a partire dal suo centro interiore, affinché – nonostante la debolezza dell’uomo – sia veramente strumento della pace di Dio nel mondo.
Se una tipologia fondamentale di violenza viene oggi motivata religiosamente, ponendo con ciò le religioni di fronte alla questione circa la loro natura e costringendo tutti noi ad una purificazione, una seconda tipologia di violenza dall’aspetto multiforme ha una motivazione esattamente opposta: è la conseguenza dell’assenza di Dio, della sua negazione e della perdita di umanità che va di pari passo con ciò. I nemici della religione – come abbiamo detto – vedono in questa una fonte primaria di violenza nella storia dell’umanità e pretendono quindi la scomparsa della religione. Ma il “no” a Dio ha prodotto crudeltà e una violenza senza misura, che è stata possibile solo perché l’uomo non riconosceva più alcuna norma e alcun giudice al di sopra di sé, ma prendeva come norma soltanto se stesso. Gli orrori dei campi di concentramento mostrano in tutta chiarezza le conseguenze dell’assenza di Dio.
Qui non vorrei però soffermarmi sull’ateismo prescritto dallo Stato; vorrei piuttosto parlare della “decadenza” dell’uomo, in conseguenza della quale si realizza in modo silenzioso, e quindi più pericoloso, un cambiamento del clima spirituale. L’adorazione di mammona, dell’avere e del potere, si rivela una contro-religione, in cui non conta più l’uomo, ma solo il vantaggio personale. Il desiderio di felicità degenera, ad esempio, in una brama sfrenata e disumana quale si manifesta nel dominio della droga con le sue diverse forme. Vi sono i grandi, che con essa fanno i loro affari, e poi i tanti che da essa vengono sedotti e rovinati sia nel corpo che nell’animo. La violenza diventa una cosa normale e minaccia di distruggere in alcune parti del mondo la nostra gioventù. Poiché la violenza diventa cosa normale, la pace è distrutta e in questa mancanza di pace l’uomo distrugge se stesso.
L’assenza di Dio porta al decadimento dell’uomo e dell’umanesimo. Ma dov’è Dio? Lo conosciamo e possiamo mostrarLo nuovamente all’umanità per fondare una vera pace? Riassumiamo anzitutto brevemente le nostre riflessioni fatte finora. Ho detto che esiste una concezione e un uso della religione attraverso il quale essa diventa fonte di violenza, mentre l’orientamento dell’uomo verso Dio, vissuto rettamente, è una forza di pace. In tale contesto ho rimandato alla necessità del dialogo, e parlato della purificazione, sempre necessaria, della religione vissuta. Dall’altra parte, ho affermato che la negazione di Dio corrompe l’uomo, lo priva di misure e lo conduce alla violenza.
Accanto alle due realtà di religione e anti-religione esiste, nel mondo in espansione dell’agnosticismo, anche un altro orientamento di fondo: persone alle quali non è stato dato il dono del poter credere e che tuttavia cercano la verità, sono alla ricerca di Dio. Persone del genere non affermano semplicemente: “Non esiste alcun Dio”. Esse soffrono a motivo della sua assenza e, cercando il vero e il buono, sono interiormente in cammino verso di Lui. Sono “pellegrini della verità, pellegrini della pace”. Pongono domande sia all’una che all’altra parte. Tolgono agli atei combattivi la loro falsa certezza, con la quale pretendono di sapere che non c’è un Dio, e li invitano a diventare, invece che polemici, persone in ricerca, che non perdono la speranza che la verità esista e che noi possiamo e dobbiamo vivere in funzione di essa. Ma chiamano in causa anche gli aderenti alle religioni, perché non considerino Dio come una proprietà che appartiene a loro così da sentirsi autorizzati alla violenza nei confronti degli altri. Queste persone cercano la verità, cercano il vero Dio, la cui immagine nelle religioni, a causa del modo nel quale non di rado sono praticate, è non raramente nascosta. Che essi non riescano a trovare Dio dipende anche dai credenti con la loro immagine ridotta o anche travisata di Dio. Così la loro lotta interiore e il loro interrogarsi è anche un richiamo a noi credenti, a tutti i credenti a purificare la propria fede, affinché Dio – il vero Dio – diventi accessibile. Per questo ho appositamente invitato rappresentanti di questo terzo gruppo al nostro incontro ad Assisi, che non raduna solamente rappresentanti di istituzioni religiose. Si tratta piuttosto del ritrovarsi insieme in questo essere in cammino verso la verità, dell’impegno deciso per la dignità dell’uomo e del farsi carico insieme della causa della pace contro ogni specie di violenza distruttrice del diritto. In conclusione, vorrei assicurarvi che la Chiesa cattolica non desisterà dalla lotta contro la violenza, dal suo impegno per la pace nel mondo. Siamo animati dal comune desiderio di essere “pellegrini della verità, pellegrini della pace”. Vi ringrazio.
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(ASCA) - Assisi 27 ott - Sono 31 le delegazioni che oggi si sono ritrovate ad Assisi per assumere un impegno solenne per la pace, nel segno dello spirito francescano; 17 delle chiese d'Oriente, 13 quelle dell'Occidente (furono 28 nel 1986) e in questa citta' ''punto di incontroe di fratellanza'' come detto in piu' occasioni dal sindaco Claudio Ricci, anche i non credenti hanno accolto l'invito di Papa BenedettoXVI.
Sono stati per la prima volta chiamati ''a condividere il cammino dei rappresentanti delle comunita' cristiane e delle principali tradizioni religiose, personalita' della cultura e della scienza che pur non professandosi religiose, si sentono sulla strada della ricerca e verita' e avvertono la comune responsabilita' per la causa della giustizia e della pace in questo nostro mondo''. Le delegazioni dopo un momento di raccoglimento dinanzi alla Tomba del Poverello nella cripta della Basilica Inferiore, con mezz'ora di anticipo sul programma ufficiale, hanno lasciato la Piazza dove erano stati allestiti due mila posti a sedere. Rispettato lo stesso ordine dell'arrivo: prima gli autobus bianchi con i vari esponenti, quindi i mimibus, il Pontefice sul n.1, al primo posto a destra, accanto al segretario particolare, salutato dai giovani e dagli abitanti di Assisi con un ''viva, viva il Papa''. La giornata e' stata seguita in diretta video-audio da Telepace che ha ricordato, in chiusura l'incontro di domani alle 11,30 nella Sala Celestina nel palazzo Apostilico, di Papa Benedetto con le delegazioni per continuare il cammino intrapreso oggi, nello 'Spirito di Assisi' espressione coniata dal Beato Giovanni Paolo II.

pg/gc (Asca) 



(ASCA) - Assisi, 27 ott - Piccolo fuori programma questa mattina nella prima parte della giornata di preghiera, dialogo e riflessione delle religioni per la pace ad Assisi, alla presenza di papa Benedetto XVI: a prendere la parola in rappresentanza dei musulmani non e' stato, come da programma, il segretario generale della Conferenza internazionale degli studiosi islamici, l'indonesiano Kyai Haji Hasyim Muzadi, ma il gran mufti' del Tagikistan, Muskaram Abdukadirov. Questi ha parlato a braccio ma, secondo quanto riferisce il portavocevaticano, p. Federico Lombardi, ha espresso sentimenti ''in linea con lo spirito della giornata''. Successivamente, dopo la fine dell'ultimo intervento previsto in programma, quello della non-credente Julia Kristeva, un rappresentante ha letto il discorso programmato di Muzadi, che all'ultimo momento non e' potuto venire ad Assisi.
Nel discorso ufficiale e' stata riaffermata l'esortazione a ''essere saggi per discernere quei problemi che possono essere definiti come religiosi da quelli che si presentano abusivamente come problemi religiosi'', ad esempio ''interessi delle autorita' politiche'' che vengono ''etichettati come questioni religiose, mentre in realta' sono ben lontani dall'essere tali''. ''Religioni autentiche, con i propri salutari insegnamenti - si legge nel testo preparato da Muzadi -, possono avere seguaci che non sono in grado di comprenderne il carattere salutare in maniera piena e completa'', e da qui ''non vi e' dubbio che l'errore nella conoscenza religiosa abbia portato alla distorsione della religione stessa''.

asp/mau/rob
 

martedì 25 ottobre 2011

Lectio di Robert Spaemann

Mercoledì 26 ottobre ore 18
Circolo dei Lettori
Via Bogino 9 – Torino
Robert Spaemann
Che cose rende persone le persone?
con Ugo Perone
Lezione magistrale del X ciclo di seminari
della Scuola di Alta Formazione Filosofica


Il 26 ottobre a Torino la lezione magistrale di Robert Spaemann
 massimo filosofo cattolico tedesco vivente,
da molto tempo in dialogo privilegiato con Benedetto XVI –,
ospite della Scuola di Alta Formazione Filosofica torinese

La lectio sarà dedicata alla nozione di persona


giovedì 20 ottobre 2011

La fede e la storia: Convegno Teologico 2011

Tutte le quattro serate sono state veramente interessanti. Purtroppo a causa di un forte abbassamento di voce non mi è riuscito di far comprendere al prof. Paolo De Benedetti, relatore dell'ultima serata del Convegno la questione che mi interessava approfondire con lui. Il tema era in quella serata la narrazione e mi ricordavo come nella tradizione talmudica avessero grande importanza le corrette citazioni. Durante una lezione talmudica ci si può stupire quasi a sentir dire espressioni come queste "Rabbì dice: 'secondo l'opinione di Rabbì Shimon ben Jehudà, del Kefar Acco, che parla a nome di Rabbì Shimon...". L'insegnamento è un vero insegnamento, l'universalità della verità annunziata non deve far scomparire il nome, né la persona, di colui che lo ha detto. Anzi i dottori del Talmud pensano che il Messia verrà nel momento in cui tutti citeranno quello che imparano congiuntamente al nome di colui che glielo avrà insegnato. Avrei voluto che il Prof. De Benedetti che si è definito "ebreo in tutti i giorni della settimana e cristiano la Domenica" esprimesse una sua opinione su questa questione...

ITALIAE. 150 Eventi in piazza per ri-disegnare l'Italia

Simpatica iniziativa il 30 settembre ad Alessandria a cura del Dipartimento Educazione di Rivoli e Museo d'Arte contemporanea, dell'Assessorato alle politiche per la famiglia, l'educazione e la solidarietà sociale; tantissime le classi scolastiche presenti dalle scuole per l'infanzia alle primarie, tutti a dipingere a colori tante Italie ...

venerdì 7 ottobre 2011

Mons.Fernando Charrier



Biografia 


Fernando Charrier nasce a Bourcet, frazione di Roure (provincia di Torino e diocesi di Pinerolo), comune della Valle del Chisone, il 12 settembre 1931.
Frequenta il Seminario Minore e Maggiore di Pinerolo. Ordinato sacerdote il 24 giugno 1956, segretario del vescovo Gaudenzio Binaschi e poi parroco a Mentoulles. Frequenta la Pontificia Università Lateranense licenziandosi in Diritto canonico.
Nel 1968 è chiamato dal vescovo Bartolomeo Santo Quadri ad operare nella Curia di Pinerolo con l'incarico dell'Ufficio per i Problemi Sociali e il Lavoro. Nel 1969 è chiamato a Roma per assumere l'impegno di assistente nazionale della Gioventù delle ACLI. Nel 1971, in conseguenza del ritiro degli assistenti dalle ACLI, viene nominato segretario del Gruppo Sacerdotale per la Pastorale del Lavoro nell'ambito della Conferenza Episcopale Italiana. Nel 1975 dà vita all'Ufficio Nazionale della Conferenza Episcopale Italiana per la Pastorale Sociale e il Lavoro; al tempo stesso è nominato segretario della Commissione Italiana di "Giustizia e Pace".
Il 6 ottobre 1984 è eletto vescovo titolare di Cercina con deputazione ad ausiliare dell'arcivescovo di Siena per la diocesi di Colle Val d'Elsa; è consacrato vescovo l'11 novembre 1984.
È stato Segretario dei due convegni ecclesiali nazionali Evangelizzazione e promozione umana e Riconciliazione cristiana e comunità degli uomini. Nel maggio del 1985 viene eletto dall'Assemblea Generale della CEI, per un quinquennio, presidente della Commissione Episcopale per i Problemi Sociali e il Lavoro.
Nel gennaio del 1989 è eletto presidente del Comitato Scientifico-Organizzatore delle Settimane Sociali dei Cattolici Italiani, di cui la prima, XLI della serie dopo la ventennale sospensione, si è celebrata a Roma dal 2 al 5 aprile 1991, la seconda a Torino dal 28 settembre al 2 ottobre 1993.
Mantiene l’incarico fino al maggio del 1996; ancora nel 2007 è membro di diritto del Comitato. Il 22 aprile 1989 è nominato vescovo di Alessandria. Nel maggio 1990, scaduto il quinquennio di presidenza, è segretario della Commissione Episcopale per i Problemi Sociali e il Lavoro.
Nel maggio del 1991 viene eletto dall'assemblea Generale della CEI delegato al Sinodo straordinario dei vescovi sull'Europa (28 novembre - 14 dicembre 1991).
Nel maggio 1995 viene nuovamente eletto presidente della Commissione Episcopale per i Problemi Sociali e il Lavoro.
Nel maggio 2000, alla scadenza del quinquennio, viene nominato membro della Commissione Episcopale per la Cultura e le Comunicazioni sociali.
In occasione del Grande Giubileo dell'Anno 2000 è stato presidente dei gruppi preparatori dei tre incontri dei lavoratori con il Papa (Giubileo degli Artigiani 19 marzo - Giubileo dei Lavoratori 1º maggio - Giubileo degli Agricoltori 12 novembre).
È stato vice presidente della Conferenza episcopale Piemontese.
Il 4 aprile 2007 papa Benedetto XVI ha accettato la sua rinuncia alla Diocesi di Alessandria per raggiunti limiti di età ed ha nominato suo successore mons. Giuseppe Versaldi, fino ad allora vicario generale dell'arcidiocesi di Vercelli.
All'alba del 7 ottobre 2011, dopo un lungo periodo di malattia, Mons. Fernando Charrier è deceduto ad Alessandria dove aveva continuato a risiedere dopo il ritiro.

Incarichi 

  • Presidente del consiglio di Amministrazione Fondazione Giustizia e Solidarietà.
  • Consigliere Ecclesiastico del CIDSE, organismo di Cooperazione Internazionale per lo Sviluppo e la Solidarietà con sede a Bruxelles.

Genealogia episcopale e successione apostolica