sabato 24 marzo 2012

Prossima pubblicazione: Orazioni

Prossima pubblicazione eBook
su www.Amazon.it

Su AmazonKindle due miei libri: Racconti di fine millennio e Canti di Resurrezione

Questi racconti sono abbastanza "antichi" risalgono agli anni '90, per questo motivo ho intitolato la raccolta "Racconti di fine millennio". Conservo ancora il vecchio Mac (cubico!) con cui sono stati scritti! La foto di copertina è ancora più antica e risale agli anni '80, è una foto di scena che ritrae la sottoscritta impegnata in una spettacolo teatrale "Amérique" testo di J. Baudrillard e regia di G.M. Montesano.

Su AmazonKindle due miei libri: Racconti di fine millennio e Canti di Resurrezione

Contiene alcune meditazioni sulle stazioni della Via Crucis e testi poetici sull'evento della Resurrezione di Cristo. Sono stati composti tra la fine degli anni '90 e i primi anni del 2000. Tra le pagine, compresa la copertina, delle immagini di alcuni miei lavori pittorici risalenti allo stesso periodo.

Disponibile  e acquistabile in formato eBook sul sito

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domenica 11 marzo 2012

Sul Vangelo di questa III Domenica di Quaresima

Si avvicinava intanto la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. Trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe, e i cambiavalute seduti al banco. Fatta allora una sferza di cordicelle, scacciò tutti fuori del tempio con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiavalute e ne rovesciò i banchi, e ai venditori di colombe disse: «Portate via queste cose e non fate della casa del Padre mio un luogo di mercato». I discepoli si ricordarono che sta scritto: Lo zelo per la tua casa mi divora. Allora i Giudei presero la parola e gli dissero: «Quale segno ci mostri per fare queste cose?». Rispose loro Gesù: «Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere». Gli dissero allora i Giudei: «Questo tempio è stato costruito in quarantasei anni e tu in tre giorni lo farai risorgere?». Ma egli parlava del tempio del suo corpo. Quando poi fu risuscitato dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che aveva detto questo, e credettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesù. (Gv 2, 13-22)

La nota scena della cacciata dei venditori nel tempio da parte di Gesù e dell' annuncio velato della sua resurrezione, presenta alcuni particolari interessanti anche nel confronto tra il testo come è riportato dai sinottici e quello odierno dell'evangelista  Giovanni che colloca questo episodio agli inizi della vita pubblica di Gesù, dopo quello delle nozze di Cana. Il tempio, architettonicamente parlando, era formato da una serie di recinti, il più esterno era denominato cortile dei gentili ed era quello aperto ai proseliti stranieri che volevano pregare il Dio di Israele. In quella zona spaziosa a loro riservata, si era istallato un vero e proprio mercato (Hanujot, le botteghe di Anna) con i cambiavalute e i mercanti venditori di armenti, giovenche, buoi, pecore e colombe. 

Gesù caccia fuori dal tempio con il suo flagello di corda i venditori di buoi e pecore, getta a terra le monete dei cambiavalute ma tratta con minore severità i venditori di colombe, a loro dice: "levate via tutto e non vogliate fare della dimora del Padre mio un mercato", il termine greco utilizzato è quello da cui deriva il nostro "emporio".  I venditori di colombe erano coloro a cui si rivolgevano i più poveri per offrire il sacrificio, costando meno l'acquisto dei volatili.

Nella narrazione dei sinottici leggiamo: " Ed entrato nel tempio, si mise a scacciare quelli che vendevano e comperavano nel tempio; rovesciò i tavoli dei cambiavalute e le sedie dei venditori di colombe e non permetteva che si portassero cose attraverso il tempio. Ed insegnava loro dicendo: «Non sta forse scritto: La mia casa sarà chiamata casa di preghiera per tutte le genti? Voi invece ne avete fatto una spelonca di ladri!». (Mc 11, 15-17; Lc 19, 45-48) 

Gesù cita qui il passo della terza parte del libro di Isaia cap. 56 al v.7 dove il profeta proclama l'universalismo della vocazione d'Israele,  invita a superare la tentazione dell'esclusivismo,  di formare una comunità chiusa (le categorie citate sono eunuchi e stranieri), unica condizione posta l'osservanza del sabato, quindi il giorno del riposo: "[...] li condurrò sul mio monte santo e li colmerò di gioia nella mia casa di preghiera. I loro olocausti e i loro sacrifici saliranno graditi sul mio altare, perché il mio tempio si chiamerà casa di preghiera per tutti i popoli ".  Anche a loro sarà dato un nome eterno e sarà concesso di salire sul monte santo. (L'espressione "spelonca di ladri" si trova anche in Geremia 7,11).

Inoltre secondo i sinottici l'episodio è collocato vicino alla celebrazione delle feste della Pasqua, quando i gentili giungevano più numerosi a rendere omaggio al Dio d'Israele e trovavano l'atrio a loro adibito ingombro e rumoroso, luogo in cui difficilmente avrebbero potuto pregare!

In conclusione le preoccupazioni e l'ira (è forse l'unico episodio dei Vangeli in cui Gesù manifesta una certa violenza nel suo atteggiamento) di Gesù non sono solo per la profanazione del luogo sacro, ma  anche per il diritto dei pagani ad avere un luogo nel tempio.

MLA


giovedì 8 marzo 2012

Madre dei credenti

La prima Eva fu chiamata figuratamente vita (Gen 3,20) per significare l'altra Eva, cioè santa Maria che generò la vita degli uomini, Cristo, il Signore della gloria. Questa infatti si rivela vera Madre di tutti quelli che vivono in consonanza col Vangelo e spiritualmente non muoiono a motivo della loro incredulità. La prima donna ebbe l'arte di tessere vesti esteriori, affinché con esse coprissimo l'esterna nudità dei nostri corpi. L'altra invece, ossia la Madre di Dio, mostrò una sì grande perfezione e abilità di ricamo da rivestire tutti i credenti con le vesti dell'incorruttibilità, tessute con la lana dell'Agnello da lei generato, e da renderli interiormente liberi dalla nudità. Infatti i veri cristiani sono tutti adunati alla destra del Re del cielo, con vesti variopinte intessute d'oro (Sal 45,10), perché ricchi di ogni genere di virtù.

S. Nilo Abate, Hom. 4, Ephesi in Nestorium habita, PG 77.

mercoledì 7 marzo 2012

Croce e salvezza

Ora bisogna tornare alla croce e intrattenerci non senza godimento a studiarne i pregi. La croce è ricchezza più preziosa di ogni altra ricchezza. La croce per i cristiani è un rifugio sicurissimo; è un peso leggerissimo imposto sulle spalle dei discepoli di Cristo. E' dolcissima consolazione per le anime afflitte. La croce è guida al cielo, alla quale non può essere frapposto alcun impedimento. La forza e la potenza della croce è la morte di ogni potere del nemico; la sua figura e il suo aspetto sono più armoniosi di ogni altra figura. Il raggio e la luminosità della croce è emissione più splendida del sole e irradiazione di luce; la sua grazia e la sua gloria sono dono più accetto di ogni altra grazia. La croce è pacificatrice e conciliatrice del cielo e della terra: il suo nome santifica, specialmente se proferito dalla lingua e accolto dalle orecchie. La croce uccise la morte e restituì Adamo alla vita. Ogni apostolo si è gloriato della croce, ogni martire ne è stato coronato e ogni santo santificato. Con la croce ci rivestiamo di Cristo e ci spogliamo dell'uomo vecchio. Con la croce come pecorelle di Cristo siamo uniti in un solo ovile e destinati agli ovili celesti; con essa attaccheremo i nostri nemici e innalzeremo una potente salvezza; con essa sfuggiamo alle passioni e ci innalziamo ad una vita soprannaturale. Chi porta sulle spalle la croce diviene imitatore di Cristo e raggiunge apertamente la gloria con Cristo. L'angelo alla vista della croce si sente onorato e il diavolo confuso. Il ladro per aver incontrato la croce entra in paradiso e ottiene il regno in cambio dei suoi latrocini. Chi abbraccia la croce si libera dal timore e ritrova la pace, chi ne è custodito non cade nelle mani dei predoni, ma rimane illeso. Chiunque ama la croce, odia il mondo e diventa amante di Cristo. La gloria più celebrata dai cristiani è la croce di Cristo, la predicazione principale degli Apostoli è la croce di Cristo, il diadema regale dei cristiani è la croce di Cristo, l'ornamento più prezioso dei profeti è la croce di Cristo. La croce di Cristo è il nitore splendidissimo della somma perfezione. O croce di Cristo (parlerò come con una cosa viva), proteggi coloro che ti esaltano con cuore ardente, salva coloro che ti abbracciano e ti baciano con animo sincero, reggi i tuoi sudditi nella pace e nella fede sincera. Concedi inoltre a tutti il giorno felicissimo della resurrezione di Cristo, proteggendo i pontefici, i vescovi, gli imperatori, i monaci e tutti indistintamente e uniscili tutti nel nostro Signore Gesù Cristo!

S. Teodoro Studita, "Discorso sull'adorazione della croce". (La croce di argilla, acrilico su tela, MLA)

martedì 6 marzo 2012

Forgia

Rifuggi dallo spettacolo! La tua vita sia conosciuta da Dio perché la santità passa inosservata, anche se riempie di efficacia.

Josemaría Escrivá, n. 941, Forgia.

Come vogliamo invecchiare?

L'Europa celebra con il 2012 l'Anno europeo dell'invecchiamento attivo e della solidarietà tra le generazioni. L'anno europeo mira ad offrire alle persone avanti negli anni migliori opportunità di partecipare alla vita sociale e a rafforzare il rapporto di comprensione e solidarietà fra le generazioni.

http://europa.eu/active-ageing-2012
http://generationschool@paueducation.com
http://lifestorychallenge@paueducation.co

lunedì 5 marzo 2012

Albero di vita

[...] Allora definisce di nuovo la croce albero della vita. Infatti per coloro che aderiscono a Cristo sinceramente dal legno stilla la vita; e a coloro che si appoggiano alle sue radici offre una garanzia solida, come se fossero fondati stabilmente nel Signore. Poiché la sapienza di Dio è albero di vita, giustamente è stato proibito ad Adamo di prendervi parte. Infatti la sapienza non approda in un'anima malvagia, perché l'albero della vita trae origine dai frutti della giustizia. Non trovando a chi paragonare colui che spera nel Signore, rivolge il discorso verso se stesso come se parlasse del Signore. Infatti chi si appoggia a essa, come se sperasse in Dio, è sicuro.

Didimo D'Alessandria, Commento ai Proverbi, 3, in L'Ora di lettura commentata dai Padri della Chiesa, Vol. II, EDB, p. 459.

sabato 3 marzo 2012

L'esercizio di portare la croce

L'esercizio di portare la croce è di due specie: una consiste nel sopportare le afflizioni corporali, ed è chiamato propriamente attività; l'altra consiste nel sottile travaglio mentale, la meditazione su Dio, l'esercizio della preghiera ed è chiamato contemplazione. La prima purifica la parte attiva dell'anima, l'altra ne illumina la parte mentale. Colui che prima di perfezionarsi nel primo esercizio, passa al secondo, attratto dalle sue gioie, ed anche dalla propria pigrizia, viene colto di sorpresa dall'ira divina per non aver prima mortificato le sue "membra che sono sulla terra" (Col 3,5). Cioè per non aver superato la sterilità del pensiero con il paziente esercizio del portare la croce, e per aver presunto di permettere alla propria mente l'ideale della gloria della croce. Questo è il significato delle parole degli antichi santi: " se uno presume di innalzarsi fino alla croce prima di aver guarito i propri sensi dalle infermità e di aver conquistato la regione del pensiero pacificato, è raggiunto dall'ira di Dio". Chi ha la mente turbata da vergognose passioni, ed è pronto a riempirla di fantasie, ha le labbra sigillate perché, senza aver purificato la mente con la sofferenza e il dominio dei desideri carnali, pone la sua fiducia su quello che il suo orecchio ha udito e quello che è scritto con l'inchiostro e si incammina per un sentiero avvolto dall'oscurità mentre i suoi occhi sono ciechi.

S. Isacco di Siria, Ammaestramenti spirituali 20, in Filocalia I, testi di Ascetica e Mistica della Chiesa orientale, a cura di G. Vannucci, Libreria Ed. Fiorentina, pp 176-177.