domenica 22 marzo 2015

IMAGINARY PORTRAITS

La ricerca pittorica di Maria Letizia Azzilonna nasce negli ambienti della comunicazione pubblicitaria e prosegue nella sfera dell’arte sacra, con un passaggio obbligato nel mondo delle
icone. Parallellamente agli studi biblici-teologici nascono meditazioni grache su simboli come la croce, il cuore, ma anche semplici illustrazioni di celebri passi biblici.

I volti prima del Volto

I volti degli artisti sono interessanti quanto le loro opere. A volte sono rivelatori di profondità abissali, scolpiti dagli stessi segni delle loro creazioni, dalle stesse note delle loro musiche, dalle stesse lettere che danno vita a immortali creature. Si segnano, si imbevono di eternità come le opere loro. A volte esprimono la stessa ricerca di scienziati ricercatori, infaticabili nel voler superare i limiti di chi li ha preceduti. Alcuni di essi sono volti senza tempo, altre volte hanno lineamenti che esprimono rottura con il passato come le loro opere, si impregnano di eternità, oppure sono fuori dal tempo, come il volto dei volti, quello con cui tutti gli artisti si sono misurati e che rimanda sempre ad un solo modello.
Possiamo ritrarre fedelmente un volto, ma ci rimane come criptato; possiamo scomporlo e sottolinearne un elemento caratterizzante come fa una caricatura, o possiamo dai suoi lineamenti
crearne una melodia in segni come di ancestrali geometrie. Volti abituati a guardare con occhi profondi, volti interpretanti, volti sintetizzanti, volti che vivono di note, volti avvezzi a impastar
colori, volti che tessono su carta magniche trame, volti che riescono ad esprimere con una sola nota
o con una sola linea l’infinito.
Poi c’è il volto dei volti, il volto che dà senso a tutti i volti, il volto più cercato, il più invocato, che nessuno mai ha potuto vedere, neanche Mosè con il quale il Signore parlava “panim-panim”, faccia a
faccia. Quel volto che sovente ama velarsi, nascondersi, la cui luce dona sempre pace e salvezza, che
protegge e che ripara “tu li nascondi al riparo del tuo volto” (Sal 21,31). Gli uomini retti e i giusti vedranno quel volto, sempre preceduto da grazia e fedeltà, (”hesed” e “neemanut”), perciò “è beato chi cammina alla luce del tuo volto” (Sal 89,16).
Ma al tempo della chirurgia estetica, delle protesi, dei cyborg diamo ancora valore al volto umano, ne siamo ancora attratti e ammirati per l’unicità e la perfezione? Per rispondere al quesito ci viene in aiuto un social network di recente invenzione e di grande successo. Si chiama Facebook,
“faccia-libro”, oppure “libro delle facce”, è un insieme di persone che interagiscono, in relazione tra loro. L’uomo è un essere in relazione, nasce da una relazione, vive per la relazione, la veloce
diffusione mondiale del “libro delle facce”, al di là dell’uso buono o cattivo che possiamo farne, ci rivela qualcosa di importante sull’uomo di oggi e di sempre. Sono i volti degli altri che ci “segnano”
nel bene e nel male. Sono le nostre relazioni, sono le nostre “condivisioni”, gli scambi, i “mi piace” su
cui clicchiamo che abbelliscono i nostri “profili”.