domenica 25 gennaio 2009


(Nell'immagine Olivier Clement, il teologo ortodosso francese recentemente scomparso)

Battezzati in Cristo

Il Concilio Vaticano II aveva affermato: "Ecumenismo vero non c'è senza interiore conversione, perché il desiderio dell'unità nasce e matura dal rinnovamento della mente, dall'abnegazione di se stesso e dal pieno esercizio della carità" (Unitatis redintegratio, 7).

Ma è davvero così? O sono solo belle parole? Più di tante belle parole di solito funzionano gli esempi. La recente scomparsa del grande teologo francese ortodosso Olivier Clement, proprio a ridosso dell'inizio della settimana di unità di preghiera ci offre una opportunità. Leggendo alcune testimonianze riportate dai quotidiani scopriamo grazie a fratel Aloise,attuale priore della Comunità di Taizé che molti anni fa in un incontro tra il teologo Clement e la comunità con il priore-fondatore fratel Roger, questi si illuminò di felicità sentendolo nel suo discorso citare un brano di Isacco di Ninive: "Dio non può che donare il suo amore". Fratel Roger ha voluto subito che con quella frase fosse composto un canto a Taizé, uno di quei canti meditativi che ripetono a lungo le stesse parole. E noi continuiamo a essere nutriti da quel canto ancora oggi. Chi l'avrebbe mai immaginato che uno dei più noti canti della Comunità di Taizé l'aveva per così dire "creato" un teologo ortodosso? Nel parlare di Taizé, Olivier Clément amava sottolineare come gli piaceva che in quel luogo i giovani venissero sollecitati ad approfondire la vita interiore e allo stesso tempo la solidarietà umana. Trovava ciò importante poiché, disse un giorno, "nulla è più responsabile del pregare". Fratel Roger si è talmente ritrovato in quella frase da farne il titolo di un capitolo di uno dei suoi libri.

Funziona sempre in questi contesti l'immagine della "ruota", i cui raggi più vicini al centro (=Dio) sono anche i più vicini tra loro e viceversa. C'è un aneddoto che forse sarebbe piaciuto a sia fratel Roger che al teologo Clement. “Un giorno padre Galaction pose questa domanda a un eremita che aveva incontrato per caso nella foresta: “Ditemi padre, quando verrà la fine del mondo?” E quel sant'uomo sospirando rispose: “Lo vuoi sapere padre Galaction? Quando non ci sarà più sentiero tra l'uomo e il suo vicino!” (I. Balan, Pateric romanesc, Institutul biblic, Bucarest 1980, p. 621)

Anche Benedetto XVI, nella scorsa estate, a Sydney, nel corso di un incontro ecumenico con circa 50 leader religiosi svoltosi nel contesto della XXIII Giornata Mondiale della Gioventù, ha ricordato: “Per andare avanti, dobbiamo continuamente chiedere a Dio di rinnovare le nostre menti con la grazia dello Spirito Santo, che ci parla attraverso le Scritture e ci guida alla verità tutta intera”. Dobbiamo stare in guardia contro ogni tentazione di considerare la dottrina come fonte di divisione e perciò come impedimento a quello che sembra essere il più urgente ed immediato compito per migliorare il mondo nel quale viviamo”. Il Papa ha affermato che la storia della Chiesa dimostra che la praxis non solo è inseparabile dalla didaché, cioè dall’insegnamento, ma anzi ne promana. “Quanto più assiduamente ci dedichiamo a raggiungere una comune comprensione dei divini misteri, tanto più eloquentemente le nostre opere di carità parleranno dell’immensa bontà di Dio e del suo amore verso tutti. Sant’Agostino espresse l’interconnessione tra il dono della conoscenza e la virtù della carità quando scrisse che la mente ritorna a Dio attraverso l’amore e che dovunque si vede la carità, si vede la Trinità”. Quindi il dialogo, ha detto Benedetto XVI, “avanza non solo attraverso uno scambio di idee, ma condividendo doni che ci arricchiscono mutuamente. Un’idea’ è finalizzata al raggiungimento della verità; un ‘dono’ esprime l’amore. Ambedue sono essenziali al dialogo. L’aprire noi stessi ad accettare doni spirituali da altri cristiani stimola la nostra capacità di percepire la luce della verità che viene dallo Spirito Santo”.

Allora "ecumenismo" e/o "dialogo" non devono essere tanto qualcosa da vivere solo in certi giorni dell'anno avvalendosi di appositi sussidi e di speciali iniziative, ma un atteggiamento del cuore da avere sempre, con l'umiltà e la consapevolezza della umana fragilità. L'Apostolo ci viene in aiuto, “Tutti voi infatti siete figli di Dio mediante la fede in Cristo Gesù, poiché quando siete stati battezzati in Cristo vi siete rivestiti di Cristo. Non c'è Giudeo, né Greco; non c'è schiavo, né libero; non c'è maschio né femmina, perché tutti voi siete uno in Cristo Gesù. Se appartenete a Cristo, allora siete discendenza di Abramo, eredi secondo la promessa.” (Gal 3,26-29).


M.L.A.

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