venerdì 28 gennaio 2011

APPUNTI DI STUDIO

Trattato sulle virtù cardinali

Il rapporto tra giustizia e carità

L’amore comincia con la giustizia e non è veramente tale senza averne adempiuto le esigenze. Nello stesso tempo la giustizia non è fuori e non prescinde dalla carità, quasi che questa cominci dove quella finisce. La carità va oltre la giustizia, ma non senza la giustizia: io non posso per amore donare del mio all’altro senza prima per giustizia avergli dato il suo; tanto meno posso offrirgli come mio ciò che gli appartiene già come suo. (M. Cozzoli, Nuovo Dizion.di teologia morale, v. giustizia, p. 504)
Non c’è vera carità senza giustizia e questa non può essere sostituita dalla carità; nel passato si è a volte caduti nell’errore di pensare che la carità potesse sostituire la giustizia, si diceva che Dio permette nel mondo la miseria e che i ricchi si salvano l’anima attraverso la carità e la beneficenza, mentre i poveri pazientando e rassegnandosi. Ma la carità proprio in quanto è conformità con la volontà di Dio, non può sopportare che qualcuno non possa usare quei beni che Dio gli ha dato per ché possa realizzare la propria perfezione. Diversi pontefici si sono espressi a riguardo:

- Paolo VI: la giustizia è la misura minima della carità (Omelia Bogotà, Cong. Euc. 1968).

- Pio XI: la carità non sarà mai vera carità se non terrà sempre conto della giustizia … una carità che privi l’operaio del salario di cui ha stretto diritto, non è carità, ma un vano nome … né l’operario ha bisogno di ricercare come elemosina ciò che a lui tocca per giustizia, né si può tentare di esimersi dai grandi doveri imposti dalla giustizia con piccoli doni di misericordia (Divini Redemptoris 49).

- Pio XII: per essere autentica la carità deve sempre tener conto della giustizia da instaurare e non accontentarsi di mascherare disordini e insufficienze di una ingiusta condizione (Lettera per la Settimana sociale in Francia 1952).

- Ma già Agostino di Ippona così si esprimeva a riguardo: “Non ci dobbiamo augurare che esistano dei disgraziati per avere la possibilità di compiere delle opere di misericordia. Tu doni il pane a chi ha fame; ma meglio sarebbe che nessuno avesse fame e che tu non ne facessi dono a nessuno. Tu vesti chi è nudo, ma se tutti fossero vestiti e non vi fosse in modo assoluto tale necessità? … Fa in modo che non esistano i disagiati e se ne saranno compiute opere di misericordia! Il fuoco dell’amore si spegnerà allora? Anzi sarà più autentico l’amore che porterai a una persona felice, che tu non puoi obbligare in niente; questo amore sarà più puro e schietto. Perché se tu obblighi un disgraziato può essere che desideri di innalzarti di fronte a lui, che tu voglia magari che chi ti ha provocato a fare del bene sia sotto di te … Auguragli invece di essere un tuo pari: siate sottomessi insieme a Colui che non può essere obbligato a nessuno”. (Tract. VIII, n.5, PL 35, c. 2038-39.)

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