sabato 21 aprile 2012

La scuola pubblica per l'educazione


INTERVENTO DELL’ARCIVESCOVO DI TORINO, MONS. CESARE NOSIGLIA,
IN PRESENTAZIONE DELLA P RIMA CONFERENZA REGIONALE SULLA SCUOLA
(Torino, Facoltà Teologica, 18 aprile 2012)

PRIMA CONFERENZA REGIONALE SULLA SCUOLA
“LA SCUOLA PUBBLICA PER L’EDUCAZIONE”

Scuola Statale, Paritaria, Formazione Professionale
(Torino, Teatro Nuovo, 21 aprile 2012)

Obiettivi e finalità dell’iniziativa della Conferenza Episcopale del Piemonte e Valle d’Aosta
Anzitutto il titolo: una Conferenza regionale sulla scuola pubblica per l’educazione. Per “scuola
pubblica” intendiamo tutto il sistema di servizio pubblico della scuola in Italia che comprende scuole statali, paritarie  e formazione professionale. Infatti, la legge 62/2000, che ha istituito la parità
scolastica, dichiara che queste scuole, a differenza di quelle private con fini di lucro, sono inserite a
pieno titolo nel sistema scolastico pubblico del Paese.
“Per l’educazione” significa che intendiamo lavorare perché la scuola sia una comunità educante in tutti i suoi aspetti, quello culturale, quello formativo, quello etico, quello sociale. Una scuola
che ha al suo centro la persona di ogni alunno e quindi la sua promozione integrale.
Lo scopo di questo incontro è sorto dall’impegno per favorire una sempre migliore qualità educativa della scuola, che sta vivendo una serie di difficoltà dovute sia alla crisi in atto, che ha decurtato i finanziamenti, sia ad alcuni passaggi importanti che tendono a rinnovarne l’assetto istituzionale e il progetto formativo. Come mondo cattolico, ci siamo sempre sentiti particolarmente coinvolti
in questo discorso, in quanto la tradizionale riflessione e l’impegno, anche diretto, di tante componenti scolastiche, che si ispirano alla cultura e alla pedagogia radicate nella visione cristiana della
persona e della comunità, hanno operato all’interno della scuola e della società per favorire la qualificazione dei processi formativi e il loro spirito di servizio verso le nuove generazioni.
L’apporto che tanti cristiani, religiosi e laici, stanno dando alla scuola in Italia, sia nelle realtà
dello Stato che della scuola paritaria e della formazione professionale, è lì a dimostrare quanto ci
stia a cuore l’educazione delle nuove generazioni. Quello che mi sembra utile richiamare è che le
diverse riforme, che si sono susseguite in questi anni, hanno certamente contribuito a rendere la
scuola più efficiente e ne hanno garantito l’autorevolezza culturale ed educativa, come l’impegno di
tanti dirigenti e docenti dimostra concretamente. Resta determinante il fatto di porre al centro di ogni rinnovamento e di ogni scelta la crescita armonica della persona dell’alunno, che è la ragione
stessa dell’esistenza della scuola. Parlo di un alunno non isolato, ma inserito in una famiglia (di qui
l’importanza del rapporto e della valorizzazione delle famiglie in un costante dialogo e incontro con
le scuole) e nella comunità territoriale, in cui la scuola è inserita e da cui trae tanti valori culturali e
formativi.
La nostra Conferenza, partendo da queste premesse, affronta il pianeta scuola a partire dai tre
ambiti, che ne costituiscono oggi il plafond di base per il suo rinnovamento e la qualità del suo servizio: autonomia, federalismo e parità.
Si tratta di scelte complementari, che vanno di pari passo e debbono essere tutte considerate essenziali alla scuola dentro un quadro di riferimento unitario. La parità, in particolare, non è una
scelta a sé stante, ma inserita, a pieno titolo, come necessario valore aggiunto per l’intera scuola italiana, da riconoscere nei fatti e non solo in teoria e da promuovere in tutte le sue dimensioni: istituzionale, pedagogica, culturale, finanziaria e gestionale. Se la parità viene, infatti, definita dalla Legge 62/2000 un servizio pubblico dentro il sistema scolastico nazionale, è necessario che se ne trag-2
gano coerentemente le conseguenze in modo che la sua attuazione risponda alle finalità proprie della scuola in quanto tale e sia riconosciuta, anche sul piano finanziario oltre che pedagogico e culturale, una risorsa su cui la società italiana può contare per l’educazione delle nuove generazioni. Non
un “di più” e un privilegio per pochi eletti, ma una offerta formativa rivolta a tutti quelli che intendono usufruirne, con gli stessi doveri e diritti di ogni altra scuola. La scuola paritaria, pertanto, non
si pone “contro” o “in alternativa” alla scuola statale, perché garantisce il diritto all’istruzione e alla
formazione di ciascuno e di tutti.
Se è vero che l’autonomia delinea il passaggio da una scuola sostanzialmente dello Stato ad una
scuola della società civile, con un certo ed irrinunciabile ruolo dello Stato, ma nella linea della sussidiarietà, la scuola paritaria offre il suo contributo derivante dalla sua identità, arricchendo la qualità dell’offerta formativa senza per questo indebolire il riferimento alle norme generali
dell’istruzione. È dunque necessario che il tema della parità sia adeguatamente sostenuto dalla promozione di una cultura, che sia scevra da pregiudizi ideologici e stereotipi, che nulla hanno a che
vedere con il valore educativo e culturale espresso dalla scuola paritaria e dalla necessaria libertà
delle famiglie di poterne usufruire, secondo scelte che non le penalizzino rispetto alle famiglie che
scelgono per i figli la scuola statale.
Il fine che deve muovere l’intero quadro di riferimento scolastico e i diversi soggetti coinvolti,
a cominciare dalle famiglie, è dunque il bene di ogni singolo alunno, sia che frequenti una scuola
statale, sia una paritaria. E per questo fine occorre lavorare tutti insieme, collaborando per promuovere quel patto di responsabilità educativa, che vede interagire ogni componente della scuola e della
società. Certo, non possiamo nasconderci dietro un dito e non tenere nella dovuta considerazione
anche il problema, oggi più spinoso e difficile, che assilla tante scuole paritarie nel nostro territorio:
quello finanziario. Se la scuola paritaria è considerata un valore aggiunto necessario ed indispensabile, che proviene da diritti primari di scelta delle famiglie, oltre che di valorizzazione di una realtà
che da molti anni segna il cammino anche civile della nostra gente, non può essere lasciata a se
stessa nell’affrontare problemi vitali, come è quello delle risorse finanziarie di cui necessita per il
suo buon funzionamento. Non si chiedono risorse aggiuntive rispetto a quelle stabilite dallo Stato
per ogni scuola e per ogni bambino o alunno che la frequenta. Le famiglie e le scuole paritarie svolgono un servizio pubblico? Allora le risorse pubbliche, che provengono anche da queste famiglie
per rispondere al diritto alla scuola di ogni alunno, debbono essere reinvestite anche nella scuola
che questi alunni frequentano, sia essa statale o paritaria.
Nessun diritto in più, ma nemmeno una penalizzazione per le famiglie. Attualmente c’è una evidente discriminazione tra la famiglia che sceglie di iscrivere i figli in una scuola statale e quella
che sceglie una paritaria. E lo Stato, nell’attuale situazione di crisi, risparmia ben cinque miliardi di
euro per il fatto che ci siano scuole paritarie, perché queste gli consentono di utilizzare quelle risorse per la scuola statale. Questo non è giusto, perché, secondo la Costituzione, ogni cittadino è uguale davanti alla legge e il diritto allo studio è sancito come universale e rivolto a tutti, senza discriminazioni alcuna.
Inoltre, la scuola paritaria offre la concreta possibilità di attivare dal basso una serie di interventi solidali e propositivi, da parte delle famiglie e delle comunità locali, che sentono la scuola come
propria e rispondente a valori vissuti nel territorio. Il radicamento, ad esempio, di tantissime scuole
dell’Infanzia nei Comuni della nostra Regione è un valore sociale importante, che dovrebbe essere
sostenuto ed incoraggiato dalle istituzioni e da tutte le componenti delle comunità religiosa e civile.
Su questo punto sarà dunque opportuno mantenere alta la vigilanza, pungolando lo Stato, la Regione e i Comuni, ma anche le comunità cristiane di base, perché si facciano carico, ciascuno per la sua
parte, del mantenimento e della crescita in qualità delle scuole paritarie sul territorio.
Una parola va anche detta sulla formazione professionale, che rappresenta per molti alunni una
realtà di indiscusso valore per il loro futuro e la loro professione. Occorre pertanto che non sia considerata di serie inferiore ai licei o alle scuole secondarie superiori similari, ma abbia un suo speci-3
fico posto nel sistema scolastico nazionale, come altro canale possibile per dare ai giovani concrete
possibilità di impiego nel mondo del lavoro. Una appropriata cultura del lavoro, infatti, dovrebbe
favorire anche nelle famiglie, oltre che nella mentalità dei giovani, un saggio orientamento di studi
che valorizzi le risorse e le attitudini proprie di ogni alunno senza falsi modelli di ruoli sociali riconosciuti più nobili di altri. Ogni lavoro è nobile e dignitoso e merita rispetto e considerazione.
Il federalismo e l’autonomia mi auguro che permettano di raggiungere questi obiettivi, insieme
agli altri più generali, di rendere il servizio di ogni scuola – sia statale o paritaria di ispirazione cristiana o comunale, sia la formazione professionale – protagonista del suo stesso rinnovamento e
della costante qualificazione dei docenti e dirigenti, dell’inserimento nel tessuto del territorio,
dell’impegno di accogliere anche alunni di altre fedi e religioni e alunni diversamente abili. Scelta
che la scuola paritaria cattolica da tempo ha operato, dimostrando così di essere aperta a quel pluralismo proprio delle famiglie, in materia religiosa o non, e al sostegno di quelle che hanno particolari
necessità  per i propri figli diversamente abili.
La scuola, ogni scuola, deve essere sempre scuola di tutti e muoversi dentro il quadro di riferimento del sistema scolastico nazionale secondo le linee tracciate dalle recenti riforme. Questa Conferenza sulla scuola intende indicare vie e modalità concrete per raggiungere questi obiettivi entro il
più breve tempo possibile, anche nel nostro Paese, mettendolo così in sintonia con tanti Paesi della
Comunità Europea, come ad es. la Francia o la Germania e i Paesi del Nord Europa, dove il problema della scuola non statale è stato da tempo affrontato e risolto con la piena soddisfazione di tutti.
La Conferenza ha anche un altro scopo: quello di suscitare nelle comunità cristiane, parrocchie
e realtà ecclesiali, sacerdoti, religiosi e religiose e laici, l’assunzione di condivise responsabilità verso la scuola – quella paritaria in particolare,  così  come quella della formazione professionale. La
comunità cristiana è chiamata a stabilire raccordi con la scuola del territorio e a interessarsi dei suoi
problemi. Verso la scuola paritaria e la formazione professionale in particolare, le Diocesi e le parrocchie, i consigli pastorali e presbiterali sono chiamati a sviluppare un costante dialogo e collaborazione perché siano inserite dentro il progetto pastorale e i cammini di evangelizzazione e promozione culturale di cui c’è oggi un forte bisogno nella pastorale della Chiesa.
Termino con l’auspicio che dalla Conferenza escano indicazioni concrete di azione idonee a favorire, presso le istituzioni e le forze politiche, ma anche nell’opinione pubblica, una più concreta
convinzione della centralità della scuola nella società italiana e pertanto della necessità che sia sostenuta e qualificata. E così per tutta la scuola, quella statale e quella paritaria e la formazione professionale, perché solo in tal modo il Paese crescerà insieme e la scuola diventerà il suo volano per un domani di progresso culturale e civile.
Una illustrazione ora del programma, dei soggetti invitati e di autorevoli relatori e partecipanti
(oltre ai Vescovi, abbiamo la presenza dei ministri Profumo e Fornero, del Sindaco Fassino, del
Provveditore e di molte altre personalità politiche e del mondo della scuola, della cultura e della società civile e religiosa del territorio) vi permetterà di avere una idea completa dell’ordine del giorno.
Al termine della Conferenza presenteremo due documenti importanti: una mozione condivisa
da tutte la realtà del mondo cattolico organizzato che opera nella scuola, un messaggio alle comunità cristiane delle due Regioni, perché dedichino al tema della scuola paritaria in particolare una cura
e attenzione anche mediante una apposita assemblea locale che prenda in esame le conclusioni della
Conferenza.

 Cesare Nosiglia,
Arcivescovo di Torino
e Presidente della Conferenza Episcopale
del Piemonte e Valle d’Aosta

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