mercoledì 23 aprile 2008

Giornata della Terra e Giornata Meic 2008


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Si celebra il 22 aprile la Giornata mondiale della Terra, giunta alla 38.ma edizione ed incentrata quest'anno sul tema “Proteggi i nostri bambini e il nostro futuro”. Quest’anno, sono oltre 12 mila gli organizzatori mobilitatisi per promuovere, in 174 Paesi, eventi e manifestazioni sui temi della tutela dell’ambiente. Ogni persona può diventare protagonista assumendo un atteggiamento consapevole e riconoscendo l’importanza del proprio ruolo per la difesa del pianeta. Il 22 aprile 1970 rispondendo ad un appello lanciato dal senatore statunitense Gaylord Nelson, oltre 20 milioni di cittadini americani si mobilitarono partecipando ad una serie di manifestazioni in difesa dell’ambiente. Da allora, è diventato un evento internazionale per promuovere la sostenibilità delle politiche di sviluppo. Ecco alcuni dati sulla salute della Terra: nel 2007, sono state rilasciate nell’atmosfera 8 miliardi di tonnellate di anidride carbonica. A preoccupare, sono ora soprattutto lo scioglimento di grandi ghiacciai e le sue conseguenze, tra tutti l’innalzamento del livello dei mari. La coltivazione di biocombustibili, molto diffusa, toglie terra al grano e al riso compromettendo le risorse alimentari. Secondo la FAO, il 60 per cento dei servizi forniti all’uomo attraverso acqua, cibo e pesca sono degradati o utilizzati in modo insostenibile. La risposta a questo progressivo deterioramento passa anche attraverso un più consapevole e responsabile comportamento individuale. Utilizzando le parole del pioniere dell’ecologia moderna, Barry Commoner, la Giornata mondiale della Terra è un giorno in cui “l’uomo, in qualche modo, fa pace con il pianeta su cui vive”.
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19 aprile 2008
"Ora et labora" Una "Regola" anche per il terzo millennio? Convegno del Meic, Abbazia cistercense di Rivalta Scrivia (Tortona)
Nella splendida cornice dell'antica Abbazia Cistercense di Santa Maria di Rivalta Scrivia, giornata di preghiera e di riflessione nell'ambito delle iniziative proposte dal Meic (Movimento Ecclesiale di impegno culturale). L'intervento di Mons. Canessa, Vescovo di Tortona ha aperto la discussione sul tema "Bellezza del creato, non solo contemplazione". Il rapporto uomo-terra è antico quanto lo stesso uomo. In Genesi leggiamo: “Con polvere del suolo Dio plasmò l'uomo”! Anche l'impegno del cristiano per la salvaguardia dell'ambiente è antico, all'uomo il Signore ha affidato il creato: “soggiogate a terra ed ogni creatura”. Il termine soggiogare sta per “governare come un re saggio”.
Ma gli ultimi dati non sono confortanti: un numero di persone grande come la Cina non ha ancora accesso all'acqua e numerosissime sono le vittime in varie parti del mondo a causa di acque inquinate. Il criterio orientatore deve essere il bene di tutti, dice la Chiesa, tanto che è stato istituito un giorno specifico per la salvaguardia del creato: il 1 settembre. E' necessario inoltre mantenere vivo il senso della giustizia, basta pensare che l'80% dei beni della terra è in mano al 20% del genere umano! Papa Benedetto XVI ha raccomandato in più occasioni di avere uno stile di vita sobrio.
Ma come riscoprire e far riscoprire il fondamento spirituale della vita sociale? A questo interrogativo ha risposto Padre Stefano Zanolini, monaco dell'Abbazia di Tiglieto, partendo dall'episodio evangelico dell'incontro tra Gesù e la donna samaritana. E' possibile essere veri adoratori del Padre, in Spirito e verità, come Gesù chiede alla donna? In realtà ogni Battezzato è un contemplativo e deve esserlo! Sottrarsi a questo impegno comporta grandi perdite e rischio di disintegrazione della personalità, oltre che di incomprensioni reciproche. Essere veri adoratori del Padre, significa ricordarsi che la rassegnazione è un peccato (che raramente confessiamo), è un peccato contro la Resurrezione di Cristo.
Gesù alla samaritana non indica “un luogo” dove adorare, l'uomo non è chiamato a rifugiarsi in paradisi ma ad essere “spirituale” nel mondo, trasfigurando ogni sua attività.
Il tessuto dell'umanità è composto da tanti fili tirati, ogni filo è un uomo, quando il tessuto comincia a rovinarsi dobbiamo rimettere a posto i fili che si sono sconnessi e stracciati, fu quanto intuì S. Benedetto nella sua epoca travagliata, ma vale ancora oggi. L'uomo deve essere un combattente, prima di tutto nel proprio cuore e nel proprio corpo. Il metodo è l'ascesi, che non è una prerogativa dei monaci. Ogni battezzato è un combattente nella lotta contro Satana. Ascesi significa allenamento costante, non disgregarsi ma unificarsi, quando anima e corpo sono uniti non perdiamo il nostro centro. E' importante mandare tutto il nostro essere in una unica direzione: le nostre opere ci diranno verso chi siamo orientati. Essere “adoratori... in spirito e verità” deve essere uno stile di vita costante non una prerogativa nei tempi liturgici forti. S. Benedetto parlando di proprietà era durissimo nella sua Regola, ne parla come di un vizio da sradicare, ma le esigenze di produrre di più per consumare di più le hanno tutti, anche i monaci. La povertà o la sobrietà mantiene teso il “tessuto” dell'umanità.
Come riportare allora l'economia a servizio dell'uomo? Secondo il professor Vittorio Rapetti, il fenomeno della globalizzazione è come una guerra, si è sottratto alla politica il controllo dell'economia. Non sembra più esserci spazio per un capitalismo virtuoso, mentre si fanno strada i nemici “virtuali”, l'Islam, i Cinesi, ecc. ecc. Lo stesso F.M.I è inefficace, funziona ormai solo per conteggiare i debiti dei paesi poveri. Si è fatta strada la teoria del “capitalismo compassionevole”, in America, che ha generato di conseguenza il triste fenomeno dell'assistenzialismo. Ma l'unico criteri di valutazione rimane il profitto, con gravi conseguenze civili, si parla in alcuni casi di “economia di rapina”. Il precariato genera disorientamento e lo stesso risparmio diviene oggetto di saccheggio, senza contare che in alcune regioni il mercato è drogato dalla mafia. Cionostante è importante non demonizzare il mercato, ma riuscire a riprenderne il controllo. “Un buon governo deve puntare non primariamente alla crescita economica ma all'incivilimento del popolo”. (G. Romagnosi 1835)
Ecco allora l'occasione giusta per ricordare come i documenti della dottrina sociale della Chiesa siano ancora poco conosciuti e valutati: dalla Rerum Novarum di Leone XIII alla Gaudium et Spes del Vaticano II, dalla Populorum Progressio di Paolo VI alle tre belle encicliche di Giovanni Paolo II, (Laborem Exercens, Sollicitudo rei socialis, Centesimus Annus), e inoltre la nota pastorale di Mons. Charrier “Il lavoro è per l'uomo”, e la recente “Etica, sviluppo, finanza” della CEI.
Lo stesso Mons.Charrier, Vescovo Emerito di Alessandria e pioniere di tutte queste discipline ha ricordato come sia sovente rimosso il concetto di peccato “sociale”, pur presente nello stesso Catechismo della Chiesa Cattolica e di quanto lavoro sia necessario ancora fare per riprendere il “filo” iniziato dal Meic nel Codice di Camaldoli. Le conclusioni sono state affidate al Presidente nazionale del Meic, Renato Balduzzi.
(Informazioni aggiuntive e approfondimenti: www.meic.net)
Marialetizia Azzilonna

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