martedì 29 aprile 2008

S. Caterina da Siena

III - Al preposto di Casole, e a Giacomo di Manzi, di detto luogo

Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.

Carissimi padri e fratelli in Cristo dolce Gesù. Io Catarina, serva e schiava dei servi di Gesù Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo; con desiderio di vedervi seguitare l'agnello svenato per noi in su 'l legno della santissima croce. Il quale fu nostra pace e nostro tramezzatore: perocchè intrò in mezzo tra Dio e l'uomo, e della grande guerra fece la grandissima pace; e non ragguardò alle nostre iniquitadi; ma ragguardando alla inestimabile bontà sua. Voi dunque membri, e schiavi ricomprati di così prezioso e glorioso sangue, dovete seguitare le vestigie sue. Bene vedete che la prima dolce Verità s'è fatta regola e via. Cosi dice egli: ego sum via, veritas et vita.


Egli è quella via, che è di tanta dolcezza e di tanto lume, che colui che la sèguita non cade in tenebre. E noi ignoranti, miseri miserabili, sempre ci partiamo dalla via della luce e andiamo per la via delle tenebre, dove è morte perpetua. Onde, carissimi padri e fratelli, io non voglio che facciamo più cosi; ma voglio che seguitiate la via dell'Agnello svenato con tanto fuoco d'amore come abbiamo detto, che egli si fece tramezzatore a fare pace tra Dio e l'uomo. E però questa è dunque la via che io voglio che seguitiate; cioè tra la parte sensitiva e la ragione, cacciando l'odio per l'odio, e l'amore per l'amore. Cioè che abbiate odio e dispiacimento del peccato mortale, e dell'offesa fatta al nostro creatore, e odiate la parte sensitiva, legge perversa che sempre vuole ribellare a Dio; e odio e dispiacimento dell'odio che avete col prossimo vostro. Perocchè l'odio del prossimo non è altro che di offesa di Dio; onde più dobbiamo odiare che noi non odiamo (perchè se ne offende la propria Verità); chè non abbiamo odiare i nemici nostri che ci fanno ingiuria, e debbono avere quest'odio verso di me; però che colui che sta in odio mortale, odia più sè che il suo nemico. Onde voi sapete che tanto è maggiore l'odio, quanto è maggiore la cosa che è offesa, e però rnaggiore odio ha colui che è offeso nella persona, che colui ch'è offeso in parole o in avere: perocchè veruna cosa è che sia tanto tenuta cara, quanto la vita. E però l'uomo s'arreca a maggiore ingiuria l'essere offeso nella persona, e concepe più odio. Or pensate dunque voi, che non è comparazione dall'offesa ch'è ad alcuno per la creatura a quella che si fa esso medesimo. Che comparazione si fa dalla cosa finita alla infinita? non veruna. Onde se io sono offeso nel corpo, e io sto in odio per l'offesa che m'è fatta: sèguita che io offendo l'anima mia, e accidola tollendole la vita della Grazia, e dandole la morte eternale, se la morte gli mena nel tempo dell'odio; che non è sicuro. Adunque io debbo avere maggiore odio di me che uccido l'anima, che è infinita (perocchè non finisce mai quanto che ad essere; perocchè benchè finisca a Grazia, non finisce ad essere), che verso di colui, che vi uccide il corpo, che è cosa finita, perocchè o per uno modo o per un altro ha a finire; però ch'ell'è cosa corruttibile e che non dura lo verdura sua; ma tanto si conserva e vale, quanto il tesoro dell'anima v'è dentro. Or che è egli a vedere quando n'è fuora la pietra preziosa? è uno sacco pieno di sterco, cibo di morte, e cibo di vermini. Adunque io non voglio che per questa ingiuria che è fatta contra a questo corpo finito, e è tanto vile, che voi offendiate Dio e l'anima vostra, che è infinita, stando in odio e in rancore. Avete dunque materia di concepire maggiore odio verso di voi che in verso di loro: e a questo modo caccerete l'odio con l'odio: perocchè con l'odio di voi caccerete l'odio del prossimo: gitterete un colpo, e satisfarete a Dio e al prossimo: perchè levando l'odio dell'anima vostra, voi farete pace con Dio, e farete pace col prossimo.

Adunque vedete, fratelli carissimi, che a questo modo voi seguirete l'Agnello che v'è via e regola; la quale tenendo, vi conduce a porto di salute. Questo Agnello fu quello mezzo che in su la croce satisfece alla ingiuria del Padre, e a noi dette la vita della Grazia; e della grande guerra si fece grandissima pace, solo per questo mezzo. Levasi questo dolce Agnello con odio della colpa commessa per l'uomo; e della ingiuria ch'è fatta al Padre per l'offesa fatta; e piglia questa offesa e fanne vendetta sopra sè medesimo, il quale non contrasse mai veleno di peccato. Tutto questo ha fatto l'odio e l'amore. Amore di virtù, e odio del peccato mortale. Or dirò: a questa regola dovete tenere voi. Voi sapete che per li molti peccati mortali siamo in odio e in dispiacere di Dio; fatta è la guerra con lui. Ma è vero che, poichè questo Agnello ci diede il sangue, noi possiamo fare questa pace: onde se ogni dì cadessimo in guerra, ogni dì possiamo fare la pace; ma con modo; chè senza modo non si farebbe mai. Questo è il modo a partecipare il sangue di Cristo crocifisso; di levarsi con odio e con amore, e ponersi per obbietto l'obbrobrio, le pene e vituperio, e i flagelli e la morte di Cristo crocifisso; pensando che noi siamo coloro che l'abbiamo morto, e ogni dì l'uccidiamo, peccando mortalmente. Perocchè non è morto per le sue colpe, ma per le nostre. Allora l'anima concepirà questo perfettissimo odio verso la colpa sua, come detto abbiamo; il quale odio spegnerà il veleno del peccato mortale. E non vorrà fare vendetta del prossimo; anzi l'amerà come sè medesimo, e cercherà pure in che modo egli possa punire le colpe sue. E la ingiuria che gli è fatta dalla creatura, non la piglierà in quanto fatta da creatura; ma penserà che il Creatore permetta quella ingiuria o per li peccati presenti, o per li peccati suoi passati; onde non se la recherà ad ingiuria, ma pareragli, come egli è, che Dio gli l'abbia permesso per grande misericordia, volendo piuttosto punire li suoi difetti in questo tempo finito, che servargli a punire nel tempo infinito, dove è pena senza veruna verecundia.

Or questo è dunque il modo: e pensate che non c'è altra via; ma ogni altra via ci conduce a morte, eccetto che questa. In questa via di Cristo dolce Gesù non ci può stare morte (ma tolleci la morte), non fame (perocchè ci ha perfetta sazietà); perocchè egli c'è Dio e uomo. Egli è via sicura; che non teme de' nemici, e non teme dimonia nè uomini: ma quelli che vanno per essa sono fermi e dicono col dolce innamorato di Paolo: se Dio è per noi, chi sarà contra noi? E voi sapete bene che se voi non sete contra a voi medesimi stando nelle miserie de' peccati mortali, che Dio non sarà mai contra voi; ma sempre vi torrà in sè con misericordia e con benignità. Per l'amore dunque di Cristo crocifisso, non ischifate più la via, nè fuggite la regola che n'è data per lo vostro capo Cristo crocefisso, dolce e buono Gesù; ma levatevi su virilmente e non aspettate il tempo, però che il tempo non aspetta voi. Perocchè noi siamo pur mortali; dobbiamo morire, non sappiamo quando. é vero che senza la guida non potreste andare: e però la guida è questa: odio e amore, siccome dicemmo. Perocchè con l'odio e con l'amore Cristo satisfece e punì le nostre iniquitadi sopra di sè. Orsù dunque, virilmente! E non dormite più nel letto della morte; ma cacciate l'odio con l'odio e l'amore con l'amore. Perocchè con l'amore di Dio, il quale sete tenuti e obbligati d'amare per dovere e per comandamento; e con amore della salute dell'anima vostra (la quale sta in stato di dannazione, stando in odio col prossimo suo); con esso amore, dico che caccerete l'amore sensitivo, il quale dà sempre pena e morte e tribulazione a colui che 'l seguita, e in questa vita gusta l'arra dello inferno. Or non è questa una grande ciechità e oscurità a vedere, che, potendo in questa vita gustare vita eterna, cominciando l'abitazione in questa vita, conversando per affetto e amore con Dio, egli si voglia fare degno dello inferno, cominciando per odio e per rancore la conversazione con le dimonia? Non è creatura che potesse imaginare quanta è questa stoltizia di questi cotali. Non si potrebbe fare vendetta. E non pare che vogliano aspettare il sommo giudice che lor dà la sentenzia nella compagnia delle dimonia, perocchè essi medesimi se la dànno: e prima che essi abbiano separata l'anima dal corpo, la pigliano in questa vita, mentre che sono viandanti e peregrini, vedendosi correre come il vento verso il termine della morte, e non se ne curano: onde come pazzi e frenetici fanno. Oimè, oimè, aprite l'occhio del cognoscimento e non aspettate la forza e la potenzia del sommo giudice. Chè altro è il giudice umano e altro è il giudice divino. Dinanzi a lui non si può appellare, nè avere avvocati nè procuratori; perocchè il giudice vero ha fatto suo avvocato la coscienzia che sè medesima in quella estremità condanna, giudica sè essere degna della morte. Or giudichianci in questa vita, per l'amore di Cristo crocifisso. Giudicando noi peccatori, e confessando d'avere offeso Dio, dimandiamo misericordia a lui, ed egli ce la farà, non volendo noi giudicare nè fare vendetta del prossimo nostro. Perocchè, quella misericordia che io voglio per me, mi conviene donare ad altrui. Facendo così, gusterete Dio in verità, permarrete nella via sicura, e sarete veri tramezzatori tra voi e Dio; e nell'ultimo riceverete l'eterna visione di Dio. E però considerando me e avendo compassione all'anime vostre, non volendo che stiate più in tante tenebre, mi son mossa a invitarvi a queste dolci e gloriose nozze. Perocchè non sete creati nè fatti per altro fine. E perchè mi pare che la via della verità sia chiusa in voi, per l'odio che avete, e quella della bugia e del dimonio padre delle bugie sia molto larga e aperta in voi; voglio che al tutto esciate di questa via tenebrosa, facendo pace con Dio e col prossimo vostro, e riduciatevi nella via che vi dà vita. E di questo vi prego dalla parte di Cristo crocifisso, che non mi deneghiate questa grazia. Non vi voglio gravare di parole. Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Gesù dolce, Gesù amore.

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