giovedì 17 aprile 2008

Uno dei mille


Generale Romeo Bozzetti, Uno dei mille, di Carla Moruzzi Bolloli, 2008, Caesar Editore. In appendice, Cino Bozzetti, pittore, di Filippo Oddone, Giuseppe Bozzetti, Rosminiano, di Virginia Capelli.
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Si incomincia con l'avvincente storia di un garibaldino, di “uno dei mille”, e si finisce con la storia di una gran bella famiglia. In mezzo un'affresco completo di un preciso momento storico della nostra storia, con elementi che vanno dalle vicende politiche a quelle artistiche fino a quelle religiose. Anche i luoghi che hanno ospitato le vicende narrate spaziano in tutto il territorio italiano: la nascita di Romeo a S. Martino in Beliseto, provincia di Cremona, nel 1835,gli studi primari a Brescia, quelli universitari presso l'Ateneo di Giurisprudenza (e in seguito a Matematica) di Padova, i viaggi spericolati del Bozzetti garibaldino in tutto il meridione fino alla Sicilia, la scelta, dopo il matrimonio, di risiedere a Borgoratto, in provincia di Alessandria. Nel periodo degli studi il nostro conobbe Tito Speri e Ippolito Nievo, assorbì idee e programmi di libertà che originarono il Risorgimento che lo resero in breve sospetto al governo austriaco. Trovò quindi rifugio nelle terre sabaude dopo essere passato da Genova. Trattato con sospetto e sottoposto a sorveglianza dalla polizia, dovette far fronte a difficoltà di natura economica, finché riuscì ad ottenere un ruolo di Istitutore Provvisorio nel Collegio Convitto Nazionale di Nizza Marittima, allora sabauda. Tornò a Torino dove prese a dare ripetizioni private e a collaborare con il Giornale d'Italia. Ma lascerà tutto questo per arruolarsi come volontario per la spedizione contro l'Austria nel 1859. Combattente come volontario di Garibaldi, si distinse e ottenne promozioni: "Cominciavamo a comprendere che i siciliani ci avrebbero appoggiato perché più che l'idea dell'Unità d'Italia, trovava presa (...) la guerra contro il Borbone", tanto quelle popolazioni erano esasperate.
Al momento dell'armistizio era Sergente Furiere Maggiore dei Cacciatori degli Appennini.
Nominato Maggiore nel 18° Reggimento Fanteria E.I., Brigata Acqui, e inviato nell'Italia Meridionale a continuare il servizio attivo, (fu tra i pochi garibaldini ad essere accettati nell'esercito del Regno d'Italia) si dovette misurare con il triste fenomeno del brigantaggio. Sottolinea l'autrice dell'opera, come sarebbero "da leggere e meditare, per la loro intensa umanità, certi passi in cui (Romeo Bozzetti) depreca le fucilazioni operate dall'esercito, quando sarebbe stato solo necessario educare (...) nel sud l'analfabetismo era molto alto e Bozzetti comprendeva che la via da percorrere era quella di educare i nuovi italiani".
Grazie ad un caro amico, Antonio Colombo, riuscì a comprare casa e a stabilirsi con tutta la famiglia a Borgoratto Alessandrino. Nel 1872 si sposa con Edvige De Gianani che l'accompagnerà in tutti i suoi viaggi attraverso l'Italia. La prima figlia Lena, diventerà suora in una congregazione francese, le Figlie della Presentazione e morirà a Morlaix, come Superiora del suo istituto. Un secondo figlio, Cino, si dedicherà alla pittura contro le aspettative paterne (il volume riporta in appendice numerose sue opere). Il quarto figlio, Giuseppe, entra nell'Ordine dei Rosminiani, raggiungendo incarichi di responsabilità. E l'ultimo figlio Stefano diventerà avvocato e si prenderà cura di tutte le memorie paterne, (altri 3 figli morirono piccoli). Quando Romeo Bozzetti andò in pensione era il 1895, aveva il grado di Tenente Generale della Riserva.
Merita particolare menzione l'appendice dedicata al Rosminiano Giuseppe Bozzetti. Nel maggio del 1900 scrive al padre: “ho acquistato la certezza della mia vocazione, donde una grandissima calma di spirito, una serenità d'animo straordinaria, se tu mi vuoi bene non puoi volere che la mia felicità.” Laureato prima in Giurisprudenza e in seguito a Roma in Filosofia e in Lettere, pubblicò anche un saggio sull' origine della lingua italiana e fu Presidente dell'Unione degli Insegnanti Italiani. Fu insegnante di Lettere e di Filosofia teoretica all'Università di Roma, finché nel 1935 non venne eletto Preposito Generale dell'Istituto Rosminiano. Amico di Alcide De Gasperi, (con il quale giocava a bocce), in seguito al suo apostolato in opere di integrazione sociale e religiosa, venne nominato Presidente Onorario della Sezione del Sindacato dei Ferrovieri Cattolici, e conosciuto da molti come l'Apostolo dei ferrovieri. Fu Socio perpetuo della Croce Rossa e Cavaliere dell'Ordine della Corona d'Italia, fondò l'Associazione degli ex alunni e degli Amici di Antonio Rosmini e pubblicò anche un libro di orazioni per l'istruzione religiosa.
Maria Letizia Azzilonna

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