venerdì 21 novembre 2008

Presentazione al tempio 3


LA VITA CLAUSTRALE

"Quando ogni monaca avrà portato a pieno compimento il suo essere di donna consacrata una vita nuova irromperà nelle vostre case".

(Giovanni Paolo II, Discorso alle Abbadesse,'89)

In occasione del restauro dell'opera del Bernini "La trasverberazione di S. Teresa di Gesù" in un discorso inaugurale P. C. Maccise ocd ha esposto le seguenti riflessioni:
"Cos'è questa grazia della trasverberazione di Santa Teresa, questa scena estasiata ed estasiante, raccontanta da Teresa e plasmata dal Bernini? ... E' come una Pentecoste del cuore, una discesa della viva fiamma di amore dello Spirito Santo che la purifica e la rende capace di donarsi completamente per la gloria di Cristo e per il rinnovamento della Chiesa. Giovanni della Croce parla di questa ferita d'amore come di una grazia che Dio concede a coloro che nella Chiesa ricevono il carisma della paternità e della maternità spirituale per servire la Chiesa e rinnovare il mondo. Sì una grazia per servire e rinnovare la società e la Chiesa. In realtà Teresa non è rimasta perennemente nell'estasi dell'amore che questo gruppo marmoreo ha reso quasi eterno. L'estasi che eleva anche il corpo, dopo averlo colpito nel centro stesso del cuore, non ha annullato l'umanità di Teresa. Il dardo del Serafino che è penetrato nelle sue viscere non l'ha lasciata per sempre sospesa tra il cielo e la terra, come appare nella scena del Bernini; in realtà l'ha rimessa in piedi ancora più umana, più coraggiosa e più audace, per percorrere le vie del mondo annunziando l'amore di Dio ai fratelli. Con l'amore che Dio ha effuso nel suo cuore Teresa ha voluto infiammare il mondo intero con la sua parola, i suoi scritti sempre attuali e vivaci, le sue opere. Per questo l'immagine del Bernini, presenta Teresa nello splendore della sua umanità, nella bellezza della sua femminilità, della sua sponsalità, donata totalmente in corpo ed anima a Dio, con l'ardore della Sposa che, ferita dall'amore dello Sposo, brama di comunicare a tutti la bellezza, la bontà e la Grazia del suo Signore".
La Chiesa, sposa del Verbo, realizza il mistero della sua unione esclusiva con Dio in modo esemplare in coloro che sono dediti alla vita integralmente contemplativa. Le claustrali, in ascolto unanime e in amorosa accoglienza della parola del Padre: "Questo è il mio Figlio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto" (Mt 3,17) rimangono sempre con Lui sul monte santo e fissando lo sguardo su Gesù Cristo, avvolte dalla nube della divina presenza, aderiscono pienamente al Signore. Le monache infatti vivendo ininterrottamente con Cristo in Dio realizzano in sommo grado la vocazione contemplativa di tutto il popolo cristiano e diventano così fulgido contrassegno del regno di Dio (Rm 14,17) "gloria della Chiesa e sorgente di grazie celesti".
Scriveva Guglielmo di Saint Thierry: "La vita contemplativa fu predicata familiarmente dallo stesso Signore mentre era insieme con i discepoli, quando si trasfigurò sul monte santo, suscitandone in loro un tale desiderio che Pietro immediatamente disse: "Quanto sarei felice di dimorarvi per sempre".
E Giovanni Paolo II nel discorso alle claustrali (Loreto 1995) così ha definito la vita claustrale: "Cos'altro è se non un continuo rinnovamento di un sì che apre le porte del proprio essere all'accoglienza del Salvatore? Voi pronunziate questo "sì" nel quotidiano assenso all'opera divina e nell'assidua contemplazione dei misteri della salvezza".
L'antica tradizione spirituale della Chiesa ripresa dal Concilio Vaticano II collega espressamente la vita contemplativa alla preghiera di Gesù "sul monte", o comunque in un luogo solitario, non accessibile a tutti, ma soltanto a quelli che egli chiama con sé in disparte (Mt 17,1- 9; Lc 6, 12-13; Mc 6,30 - 31; 2 Pt 1, 16 - 18).
Nella vita di preghiera si prolunga la lode di Cristo al suo eterno Padre. La totalità del suo amore per il Padre e della sua obbedienza alla volontà del Padre è riflessa nella consacrazione d'amore delle claustrali. "La sua immolazione disinteressata per il suo corpo, la Chiesa, trova espressione nell'offerta delle vostre vite in unione al suo sacrificio".
La clausura, anche nel suo aspetto concreto, costituisce una maniera particolare di stare con il Signore, di condividere "l'annientamento di Cristo", mediante una povertà radicale che si esprime nella rinuncia non solo alle cose, ma anche allo spazio, ai concetti, a tanti beni del creato", (Vita consecrata) unendosi al silenzio fecondo del Verbo sulla croce.
Si comprende allora che "il ritirarsi dal mondo per dedicarsi nella solitudine a una vita più intensa di preghiera non è altro che una maniera particolare di vivere ed esprimere il mistero pasquale di Cristo", un vero incontro con il Signore Risorto.
La storia di Dio con l'umanità è una storia di amore sponsale preparato nell'Antico Testamento e celebrato nella pienezza dei tempi.
Scriveva S. Gregorio Magno: " Allora infatti Dio Padre celebrò le nozze di Dio con suo Figlio, quando nel grembo della Vergine lo congiunse alla natura umana, allorché volle che colui che era Dio prima dei secoli, diventasse uomo alla fine dei secoli".
E Sant'Antonio da Padova (Sermoni): " La sapienza del Figlio di Dio ha costruito la casa della sua umanità nel grembo della beata Vergine, casa sorretta da sette colonne, cioé dai doni della grazia settiforme".
E Giovanni Paolo II (Dies Domini) "Dio si manifesta come lo Sposo di fronte alla Sposa ... l'intensità sponsale caratterizza dall'Antico al Nuovo Testamento il rapporto di Dio con il popolo. Dice Osea (2,21 - 22) : Ti farò mia sposa per sempre, ti farò mia sposa nella giustizia e nel diritto, nella benevolenza e nell'amore, ti fidanzerò con me nella fedeltà e tu conoscerai il Signore".
La vita monastica femminile ha quindi una speciale capacità di realizzare la nuzialità con Cristo e di esserne segno vivo: non è forse in una donna, la Vergine Maria che si compie il mistero celeste della Chiesa? (Sant'Ambrogio "Formazione della Vergine")
La contemplativa claustrale adempie in sommo grado al primo comandamento del Signore: "Amerai il Signore Dio tuo con tutto il cuore, con tutta la tua anima, con tutte le tue forze, con tutta la tua mente" facendone il senso pieno della sua vita e amando in Dio tutti i fratelli e le sorelle.
Ancora S. Gregorio Magno: "Quando una persona offre al Dio potentissimo tutto quello che ha, tutta la sua vita, tutto quello di cui gode è un olocausto... ed è quello che fanno coloro che lasciano il secolo presente". (Omelie su Ezechiele)
E Sant'Eucherio di Lione: "Giustamente chiamo l'eremo tempio incircoscritto del nostro Dio... senza dubbio si deve credere che Dio sia più immediatamente lì dove più facilmente si fa trovare" (Lode dell'eremo).
Una bella immagine di San Basilio: "L'anima della Vergine sposa di Cristo è come una fonte purissima... non deve essere agitata da parole provenienti dall'esterno e comunicata dall'udito né distolta dalla sua serena tranquillità da immagini che colpiscono la vista in modo che, contemplando come in uno specchio la sua immagine e la bellezza dello Sposo, venga sempre più riempita dal suo vero amore". ("La vera integrità della verginità")
La contemplazione diviene la beatitudine dei puri di cuore (Mt 5,8). Il cuore puro è lo specchio limpido dell'interiorità della persona purificata e unificata nell'amore, in cui Dio si riflette e dimora; è come un cristallo terso, che investito dalla luce di Dio ne emana lo stesso splendore.
"Nel Monastero tutto è orientato alla ricerca del volto di Dio, tutto è ricondotto all'essenziale, perché è importante soltanto ciò che avvicina a lui. Il raccoglimento monastico è attenzione alla presenza di Dio: se ci si disperde in molte cose si rallenta il cammino e si perde di vista la meta" (G.P.II Discorso alle claustrali, Loreto 1995). Raccolta dalle cose esterne nell'intimità dell'essere, purificando il cuore e la mente mediante un serio cammino di preghiera, di rinuncia, di vita fraterna, di ascolto della parola di Dio, di esercizio delle virtù teologali, la monaca è chiamata a conversare con lo Sposo divino, meditando la sua legge giorno e notte per ricevere in dono la Sapienza del Verbo e diventare con Lui sotto l'impulso dello Spirito Santo, una cosa sola.
Di conseguenza anche la disciplina della clausura nel suo aspetto pratico deve essere tale da permettere la realizzazione di questo sublime ideale contemplativo che implica la totalità della dedizione, l'interezza dell'attenzione, l'unità dei sentimenti e la coerenza dei comportamenti. Alle contemplative claustrali non si chiede perciò di fare comunione con le nuove forme di presenza attiva, bensì di rimanere alla fonte della comunione trinitaria, dimorando nel cuore della Chiesa.
La Chiesa pellegrinante è per sua natura missionaria, perciò la missione è essenziale anche per gli istituti di vita contemplativa. Le claustrali la compiono dimorando nel cuore missionario della Chiesa mediante la preghiera continua, l'oblazione di sé e l'offerta del sacrificio di lode. Così la loro vita diventa una misteriosa fonte di fecondità apostolica e di benedizione per la comunità cristiana e per il mondo intero.
Ammoniva S. Giovanni della Croce: "E' più prezioso al cospetto del Signore e di maggior profitto per per la Chiesa, un briciolo di puro amore, che tutte le altre opere insieme".
"Gli istituti di vita contemplativa (...) hanno grandissima importanza nella conversione delle anime, perché è Dio che quando è pregato manda operai nella sua messe, apre gli animi dei non cristiani all'ascolto del Vangelo e rende feconda nei loro cuori la parola della salvezza". (Giovanni Paolo II Discorso alle claustrali 1980)
E poiché chi diventa assoluta proprietà di Dio diventa dono di Dio a tutti, per questo la loro vita è veramente un dono che si situa al centro del mistero della comunione ecclesiale, accompagnando la missione apostolica di quanti si affaticano nell'annuncio del Vangelo.
Come riflesso e irradiazione della loro vita contemplativa, le monache offrono alla comunità cristiana e al mondo d'oggi, bisognoso più che mai di autentici valori spirituali, un silenzioso annunzio e una umile testimonianza del mistero di Dio, mantenendo viva in tal modo la profezia nel cuore sponsale della Chiesa.
Ireneo di Lione: (Contro le eresie) "Non solo parlando profetavano i profeti, ma anche contemplando e conversando con Dio e con tutte le azioni che compivano, eseguendo quanto suggeriva loro lo Spirito".
La loro esistenza, interamente donata al servizio della lode divina nella piena gratuità, proclama e diffonde per se stessa il primato di Dio e la trascendenza della persona umana creata a sua immagine e somiglianza. E' dunque un richiamo per tutti a "quella cella del cuore dove ciascuno è chiamato a vivere l'unione con il Signore". (M.L.A.)

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