giovedì 11 giugno 2009

Sindone - Libri


Per cercare di fare il punto sulle conoscenze e sulle diverse argomentazioni a favore e contro la Sindone, la professoressa Emanuela Marinelli, docente di Scienze Naturali e Geologiche, autorevole membro del Centro Romano di Sindonologia, organizzatrice del Congresso Mondiale Sindone 2000, autrice di numerosi libri, relatrice in centinaia di incontri sul tema, promotrice della rivista “Collegamento pro Sindone” e del sito www.sindone.info, ha appena pubblicato il volume: “La Sindone. Analisi di un mistero” (Sugarco Edizioni, 267 pagine, 19,50 Euro).

Analisi del mistero: chi era l’uomo della Sindone?

Emanuela Marinelli spiega perchè quell’uomo non poteva che essere Gesù

di Antonio Gaspari



ROMA, martedì, 26 maggio 2009 (ZENIT.org).- C’è un lenzuolo ingiallito dal tempo che da secoli interroga gli umani. Per alcuni è il telo in cui fu avvolto Gesù subito dopo la morte in Croce, per altri un falso utilizzato per alimentare la devozione cristiana.
Il telo ha avvolto un cadavere martoriato, riportandone vistose macchie di sangue e l’immagine di un corpo, frontale e dorsale, impressa in modo tuttora misterioso.

Un’immagine che è sbiadita ed eterea, ma straordinariamente ricca di dettagli impressionanti che permettono di ripercorrere, come in una Via Crucis, le ultime ore di quel defunto a cui si attribuisce un’identità sconvolgente: Gesù di Nazaret.

Su quel telo conosciuto come “la Sindone” sono state fatte Inchieste, indagini, studi, analisi, discussioni. Per secoli è stato venerato come la più preziosa reliquia della Cristianità.

Poi nel 1988 il colpo di scena. Un'analisi conosciuta come prova del carbonio 14 sostiene che l’origine di quel telo risale al Medioevo, cioè in epoca successiva alla data della crocifissione di Gesù.

Gli esperti si dividono, per alcuni la prova non è stata rigorosa, per altri l’esame non è valido. Altri ancora ribadiscono che la Sindone non ha avvolto il corpo di Gesù.

Per cercare di fare il punto sulle conoscenze e sulle diverse argomentazioni a favore e contro la Sindone, la professoressa Emanuela Marinelli, docente di Scienze Naturali e Geologiche, autorevole membro del Centro Romano di Sindonologia, organizzatrice del Congresso Mondiale Sindone 2000, autrice di numerosi libri, relatrice in centinaia di incontri sul tema, promotrice della rivista “Collegamento pro Sindone” e del sito www.sindone.info, ha appena pubblicato il volume: “La Sindone. Analisi di un mistero” (Sugarco Edizioni, 267 pagine, 19,50 Euro).

ZENIT l’ha intervistata.

Quanti e quali i misteri racchiusi in un pezzo di stoffa ingiallito dal tempo?

Marinelli: Da anni gli studiosi si interrogano sulla Sindone, conservata a Torino da più di quattro secoli. La sua storia rigorosamente documentata parte dalla metà del XIV secolo e i ricercatori indagano sul percorso del suo arrivo in Europa. Però il mistero più affascinante rimane l’origine dell’immagine umana che si scorge sull’antico telo. Questa impronta si osserva ancora meglio nel negativo fotografico. Il lenzuolo ha certamente avvolto un cadavere; ma questo corpo, come ha potuto proiettare la sua sembianza sulla stoffa? L’immagine consiste in una disidratazione e ossidazione del lino, che non può essere stata provocata dal semplice contatto del lenzuolo con il cadavere.

Sono tantissimi i libri sulla Sindone. Quali sono le novità in questo suo ultimo studio?

Marinelli: Oltre tutti i motivi per dubitare del risultato dell’analisi radiocarbonica, che collocava l’origine della Sindone nel Medioevo, il volume presenta i recenti studi di un gruppo di scienziati dell’ENEA (Ente per le Nuove tecnologie, l’Energia e l’Ambiente) di Frascati (Roma). Presso questo istituto di ricerca, alcune stoffe di lino sono state irradiate con un laser ad eccimeri, un apparecchio che emette una radiazione ultravioletta ad alta intensità. I risultati, confrontati con l’immagine sindonica, mostrano interessanti analogie e confermano la possibilità che l’immagine sia stata provocata da una radiazione ultravioletta direzionale.

Sono decenni che lei studia la Sindone, che idea se ne è fatta? E’ veramente il lenzuolo che ha avvolto Gesù dopo la crocifissione?

Marinelli: Non ci sono dubbi, questo lenzuolo non può aver avvolto un altro cadavere. E l’immagine deve essersi formata al momento della Risurrezione, con un lampo di luce sprigionatosi dal corpo glorioso.

Quali sono le prove e gli argomenti più solidi che attesterebbero che è proprio questo il lino che ha avvolto il corpo di Cristo?

Marinelli: C'è una perfetta coincidenza tra le narrazioni dei quattro Vangeli sulla Passione di Cristo e quanto si osserva sulla Sindone: la flagellazione come pena a sé stante, troppo abbondante per essere il preludio della crocifissione (120 colpi invece degli ordinari 21); la coronazione di spine, fatto del tutto insolito; il trasporto del patibulum, il palo orizzontale della croce; la sospensione alla croce con i chiodi invece delle più comuni corde; l'assenza di crurifragio, la frattura delle gambe inflitta per accelerare la morte; la ferita al costato inferta dopo la morte, con fuoruscita di sangue e siero; il mancato lavaggio del corpo (per la morte violenta e una sepoltura affrettata); l'avvolgimento del cadavere in un lenzuolo pregiato e la deposizione in una tomba propria invece della fine in una fossa comune; il breve tempo di permanenza nel lenzuolo.

Se la Sindone è veramente quello che lei e tantissimi altri sostengono, qual è il senso di questa reliquia? Forse il Signore vuole dare una risposta alla nostra incredulità?

Marinelli: Certamente fa effetto pensare che la rivelazione fotografica della Sindone avvenne proprio sul finire dell’800, il periodo in cui il positivismo si caratterizzava per la fiducia nel progresso scientifico e per il tentativo di applicare il metodo scientifico a tutte le sfere della conoscenza e della vita umana. Quando la fede in Gesù Cristo sembrava qualcosa di sorpassato agli occhi dei sapienti, proprio la scienza fotografica rivelò la sua immagine come una misteriosa presenza sulla Sindone. Quando poi, nella seconda metà del XX secolo, si diffonde il computer, è proprio questo mezzo moderno a svelare la

tridimensionalità dell’immagine sindonica. Ancora una volta Cristo emerge maestoso da quel lino. I devoti di San Tommaso Apostolo attraverso la Sindone possono ancora oggi mettere il dito nelle piaghe del Signore ed avere un segno, che in realtà è come il segno di Giona (Matteo 12,39-40)

Quali sono gli argomenti e perché alcune persone cercano di dimostrare che la Sindone sia un falso storico?

Marinelli: La Sindone inquieta chi vuole escludere Cristo dalla propria vita. L’unico argomento che viene sempre riproposto per negare l’autenticità di questa reliquia è la prova radiocarbonica. Ma attorno a quel test è accaduto di tutto ed è giusto sapere i retroscena di quell’esame per rendersi conto dell’infondatezza dei suoi risultati. Ho dedicato più di metà del libro a quella vicenda, fino agli ultimi sviluppi, con le ammissioni di Christopher Bronk Ramsey, attuale direttore di uno dei tre laboratori che vent’anni fa datarono la Sindone: “Tra le misurazioni del radiocarbonio e le altre prove che abbiamo sulla Sindone sembra esserci un conflitto, su come interpretare queste prove. E per questo ritengo che chiunque abbia lavorato in questo settore, scienziati esperti di radiocarbonio ed altri esperti, debbano dare uno sguardo critico alle prove che hanno prodotto per riuscire a tracciare una storia coerente che si adatti e ci dica la storia vera di questo intrigante pezzo di stoffa”. Dunque le ricerche devono continuare, ma con uno spirito limpido e scevro da pregiudizi.

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Chi è l?uomo della Sindone?

Il vaticanista Marco Tosatti racconta l?inchiesta sul telo più visitato al mondo


di Antonio Gaspari


ROMA, lunedì, 6 aprile 2009 (ZENIT.org).- Custodito presso il Duomo di Torino c’è un lenzuolo di lino protagonista di una storia fitta di misteri e di colpi di scena. E’ la Sindone, il telo più famoso al mondo, quello che milioni di fedeli ritengono abbia avvolto, duemila anni fa, il corpo di Gesù deposto nel sepolcro.

Alcuni sono però convinti che si tratti di un falso storico perchè il telo, secondo analisi fatte nel 1988 con il metodo del C14, è risalente al tardo medioevo.

Le datazioni sembrano però smentite da quegli stessi scienziati che le eseguirono venti anni fa. A questo si aggiunge la quantità di misteri che riguardano il come e il perchè si sia formata l’immagine sul telo e le innumerevoli somiglianze di quell’immagine con la persona di Gesù che diceva di essere figlio di Dio.

Marco Tosatti, vaticanista de “La Stampa”, ha cercato di rispondere alle mille domande sulla Sindone, con un inchiesta che è diventata un libro: “Inchiesta sulla Sindone” (Piemme, 320 pagine, 15 Euro).

L’autore ha interpellato esperti e storici, ha consultato documenti e fonti, ha esaminato anche le più remote tessere di quello che sembra un vero e proprio mosaico di intrighi, segreti e misteri.

Tosatti non ha esitato a indagare anche tra i poteri occulti. Fu infatti il Cardinale Anastasio Alberto Ballestrero, Arcivescovo di Genova, che accennò ad alcune frange massoniche, interessate a screditare quello che forse è un testimone muto della Resurrezione.

Per conoscere gli esiti dell’inchiesta, ZENIT ha intervistato Marco Tosatti.

Nel libro lei sostiene che l’esame del C14 sulla Sindone era sbagliato. Ci spiega come e perchè è arrivato a queste conclusioni e che cosa cambia nel dibattito in corso sulle origini della Sindone?

Tosatti: I numeri, non io, sono giunti a queste conclusioni. Diciamo intanto che i laboratori e il British Museum non hanno mai fornito, nonostante ripetute richieste da parte del committente, la diocesi di Torino, i “dati grezzi” degli esami compiuti, necessari per capire che cosa è veramente successo.

Ma anche solo esaminando i dati pubblicati su Nature, un ingegnere di Milano, Ernesto Brunati, si è accorto che c’era qualche cosa che non andava. Ho chiesto di rifare i calcoli a due professori di matematica e statistica della Sapienza, che non c’entrano nulla con il mondo della Sindone. Livia De Giovanni e Pierluigi Conti, che hanno confermato: c’era un errore di calcolo, tale da inficiare la validità dell’esame.

La “tolleranza” di errore che i tre laboratori si erano dati era del 5%; e dai numeri di Nature sembrava che si fosse raggiunto proprio il minimo, il 5%. In realtà è stato raggiunto l’uno per cento. L’esame avrebbe dovuto essere rifatto, ma i campioni ormai erano distrutti. Grazie agli esami di alcun professori americani, l’ultimo dei quali è Roberto Villareal, del Los Alamos Center, che ha presentato le sue scoperte nell’agosto 2008, credo che si sia scoperto qual’era il problema.

Una contaminazione fortissima del tessuto, e un “rammendo invisibile” praticato nel Medioevo, o dopo. L’unico risultato scientifico che supporta la tesi del falso medievale è l’esame al C14. Se questo cade, come secondo me è caduto, tutta la discussione si riapre. E’ necessaria certamente una nuova stagione di ricerche scientifiche.

Da questa indagine che idea si è fatta dell’Uomo della Sindone?

Tosatti: L’idea che mi sono fatta (e ho preso in considerazione solo i dati scientifici “duri”, cioè supportati da esami rivisti da “pari” esperti) è che quel telo abbia ospitato il corpo reale di un uomo flagellato durissimamente, e morto in croce. Il sangue è sangue, e l’immagine non è dipinta, e non è neppure ottenuta dal contatto con una superficie molto calda (strinatura), perché non c’è fluorescenza.

Perchè quel telo affascina ancora così tante persone?

Tosatti: Perché è un oggetto incredibilmente suggestivo, enigmatico e maestoso. E non sto parlando di fede o di cattolici; fra i più appassionati ricercatori della Sindone ci sono ebrei come Avinoam Danin, e protestanti come William Meacham, per non citarne che due. Senza tener conto di agnostici come Delage, e altri professori e ricercatori americani. Un qualche cosa di assolutamente unico al mondo.

Quali sono gli argomenti per cui lei crede che quell’uomo fosse il Gesù di cui si parla nei Vangeli?

Tosatti: Perché quello che ci racconta il telo calza come un guanto sui racconti della Passione. Le ferite, la flagellazione, il colpo di lancia (invece del crurifragium lo spezzare le gambe per far morire di asfissia i crocifissi ebrei prima del sabato) addirittura le scorticature sulle ginocchia…Vero o falso, quel telo rappresenta Gesù.

Se l’uomo della Sindone è Gesù, allora dobbiamo pensare che quel telo è un reperto per stupire gli scettici e per spingere gli uomini ad avere più fede? Oppure no?

Tosatti: Mi sono posto questa domanda. Io credo che chi è credente non abbia bisogno della Sindone. Ma certamente chi è credente, sapendo che non è un artefatto, la vede con occhi diversi. Mi è anche venuto in mente un pensiero, che spero non venga giudicato irriverente. Il buon Dio si è “divertito”, se come penso è autentica, lasciandoci un oggetto così “esagerato” nella sua tremenda veridicità. Tremenda perché racconta di una violenza e di una crudeltà enormi.

E’ vero che nel telo ci sono tracce ematiche, cioè il sangue di Cristo?

Tosatti: Nel libro riporto il racconto di come alcuni studiosi americani – uno dei quali, Adler, ebreo – hanno certificato che quello sulla Sindone è sangue. Ma altri, fra cui Baima Bollone, lo hanno confermato. Se non ricordo male sono stati compiuti almeno dodici esami diversi per verificare se si trattava realmente di sangue. E la risposta è positiva.

Ci dia almeno un motivo per convincerci a leggere il suo libro?

Tosatti: Le do un motivo totalmente laico. Quella della Sindone, e dei misteri ad essa collegati, antichi e attuali, comprese non poche cose legate all’esame del C14, è una delle storie più intriganti e affascinanti che mi è capitato di scrivere. In 28 anni da vaticanista me ne sono sempre occupato poco; lavoravo per La Stampa, e di conseguenza il telo era “coperto” da colleghi della città in cui la Sindone è conservata. Sono grato a Piemme per avermi chiesto di scrivere quest’inchiesta, che mi ha obbligatoriamente condotto in un mondo meravigliosamente coinvolgente. E ho cercato di renderne se non altro qualche riflesso.

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