mercoledì 10 giugno 2009

S.S. Trinità


Intervento in occasione dell'Angelus

domenica, 7 giugno 2009 (ZENIT.org)

Cari fratelli e sorelle!

Dopo il tempo pasquale, culminato nella festa di Pentecoste, la liturgia prevede queste tre solennità del Signore: oggi, la Santissima Trinità; giovedì prossimo, quella del Corpus Domini, che, in molti Paesi tra cui l'Italia, verrà celebrata domenica prossima; e infine, il venerdì successivo, la festa del Sacro Cuore di Gesù. Ciascuna di queste ricorrenze liturgiche evidenzia una prospettiva dalla quale si abbraccia l'intero mistero della fede cristiana: e cioè rispettivamente la realtà di Dio Uno e Trino, il Sacramento dell'Eucaristia e il centro divino-umano della Persona di Cristo. Sono in verità aspetti dell'unico mistero della salvezza, che in un certo senso riassumono tutto l'itinerario della rivelazione di Gesù, dall'incarnazione alla morte e risurrezione fino all'ascensione e al dono dello Spirito Santo.

Quest'oggi contempliamo la Santissima Trinità così come ce l'ha fatta conoscere Gesù. Egli ci ha rivelato che Dio è amore "non nell'unità di una sola persona, ma nella Trinità di una sola sostanza" (Prefazio): è Creatore e Padre misericordioso; è Figlio Unigenito, eterna Sapienza incarnata, morto e risorto per noi; è finalmente Spirito Santo che tutto muove, cosmo e storia, verso la piena ricapitolazione finale. Tre Persone che sono un solo Dio perché il Padre è amore, il Figlio è amore, lo Spirito è amore. Dio è tutto e solo amore, amore purissimo, infinito ed eterno. Non vive in una splendida solitudine, ma è piuttosto fonte inesauribile di vita che incessantemente si dona e si comunica. Lo possiamo in qualche misura intuire osservando sia il macro-universo: la nostra terra, i pianeti, le stelle, le galassie; sia il micro-universo: le cellule, gli atomi, le particelle elementari. In tutto ciò che esiste è in un certo senso impresso il "nome" della Santissima Trinità, perché tutto l'essere, fino alle ultime particelle, è essere in relazione, e così traspare il Dio-relazione, traspare ultimamente l'Amore creatore. Tutto proviene dall'amore, tende all'amore, e si muove spinto dall'amore, naturalmente con gradi diversi di consapevolezza e di libertà. "O Signore, Signore nostro, / quanto è mirabile il tuo nome su tutta la terra!" (Sal 8,2) - esclama il salmista. Parlando del "nome" la Bibbia indica Dio stesso, la sua identità più vera; identità che risplende su tutto il creato, dove ogni essere, per il fatto stesso di esserci e per il "tessuto" di cui è fatto, fa riferimento ad un Principio trascendente, alla Vita eterna ed infinita che si dona, in una parola: all'Amore. "In lui - disse san Paolo nell'Areòpago di Atene - viviamo, ci muoviamo ed esistiamo" (At 17,28). La prova più forte che siamo fatti ad immagine della Trinità è questa: solo l'amore ci rende felici, perché viviamo in relazione, e viviamo per amare e per essere amati. Usando un'analogia suggerita dalla biologia, diremmo che l'essere umano porta nel proprio "genoma" la traccia profonda della Trinità, di Dio-Amore.

La Vergine Maria, nella sua docile umiltà, si è fatta ancella dell'Amore divino: ha accolto la volontà del Padre e ha concepito il Figlio per opera dello Spirito Santo. In Lei l'Onnipotente si è costruito un tempio degno di Lui, e ne ha fatto il modello e l'immagine della Chiesa, mistero e casa di comunione per tutti gli uomini. Ci aiuti Maria, specchio della Trinità Santissima, a crescere nella fede nel mistero trinitario.

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La via dell’amore ci conduce a Dio: il commento di mons. Bruno Forte alle parole del Papa sul Mistero della Trinità

◊ Dagli atomi alle galassie, dalle particelle minuscole all’universo, “tutto proviene dall’amore, tende all’amore, e si muove spinto dall’amore”: è una delle belle immagini che Benedetto XVI ha utilizzato ieri all’Angelus nella Solennità della Santissima Trinità. Usando un’analogia suggerita dalla biologia, il Papa ha inoltre affermato che “l’essere umano porta nel proprio “genoma” la traccia profonda della Trinità, di Dio-Amore”. Una considerazione sulla quale si sofferma l’arcivescovo di Chieti-Vasto, Bruno Forte, intervistato da Alessandro Gisotti:

R. – L’ispirazione profonda delle parole di Papa Benedetto sulla Trinità è certamente la teologia agostiniana. Sappiamo quanto Joseph Ratzinger ami Sant’Agostino, quanto vi abbia lavorato; e nel “De Trinitate” ci sono pagine straordinarie in cui Agostino presenta la Trinità alla luce della contemplazione del mistero dell’amore. In altre parole, Agostino dice: “Vides Trinitatem si caritatem vides” – vedi la Trinità se vedi l’amore. Dunque, l’amore dove ci sono sempre i due – l’amante e l’amato – e il loro vincolo di unità è la chiave per entrare, sia pure con la modestia delle nostre capacità e restando in punta di piedi sulla soglia, nel mistero divino di un Dio che è l’eterno amante, il Padre, e l’eterno amato, il Figlio e il loro vincolo d’amore, lo Spirito. Questo messaggio forte, con il linguaggio della scienza e della biologia, che Papa Benedetto ha voluto darci parlando della Trinità inscritta nel genoma umana, cioè nella vocazione stessa dell’uomo a essere se stesso e ad esserlo nell’amore.


D. – Siamo nell’Anno dell’astronomia e il Papa ieri ha sottolineato che l’Universo proviene e tende verso l’amore: sembra riecheggiare Dante: “L’amor che move il sole e l’altre stelle” …


R. – Questo è certamente un’eco presente nella profonda cultura teologica, letteraria, spirituale di Papa Benedetto. E naturalmente, in questa contemplazione della rete di rapporti che regge l’universo e che è fondamentalmente una rete di sinergie, dunque di relazioni d’amore – potremmo dire – c’è il seguire ancora la via agostiniana delle “vestigia Trinitatis”. Agostino si concentrerà poi in modo speciale sulla psicologia dell’uomo e dunque vedrà la Trinità attraverso un’analisi dell’intelligenza, della memoria, dell’amore. Benedetto estende questa lettura dell’impronta trinitaria nell’essere umano all’armonia e alla sinergia che reggono tutte le forze dell’universo.


D. – Per spiegare l’inspiegabile mistero della Trinità, Benedetto XVI ha fatto riferimento a ciò che è immediatamente comprensibile, sperimentabile da ogni uomo: l’amore …


R. – Credo che questa via sia la via privilegiata per entrare nel mistero della Trinità. Come tale ce l’ha presentata ieri Papa Benedetto e credo che questo sia molto bello perché abbia anche un forte impatto catechetico-pastorale. E in questo, Papa Benedetto, libero, naturalmente, rispetto ad Agostino, dai vincoli dell’influenza del pensiero essenzialistico del mondo antico, si apre ad una prospettiva più personalistica ed esistenzialistica e ci aiuta a contemplare la Trinità lungo la via dell’amore in maniera semplice e profonda. Credo che sia un apporto bello al kerygma, all’annuncio del Dio-amore che è l’annuncio del Dio-Trinità.

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