venerdì 4 marzo 2011

Cultura e Società: La diocesi e il Risorgimento, incontro alla Gregoriana

Nei primi anni dell'unità d'Italia il Vicariato passa da istituzione giuridica a prettamente pastorale. Il ruolo svolto dalle Opere Pie e dagli istituti religiosi femminili di Jacopo D'Andrea

L’unità d’Italia, il ruolo della diocesi di Roma nel Risorgimento e nuovi spunti di ricerca storiografica su di alcuni temi. Di questo e di altro si è parlato il 2 marzo alla Pontificia Università Gregoriana, durante il convegno “La Diocesi di Roma e il Risorgimento, spunti per nuove letture storiografiche” organizzato dalla stessa Gregoriana e dalla Pontificia Facoltà di scienze dell’educazione Auxilium in collaborazione con l’Associazione Italiana dei Professori di Storia della Chiesa. A moderare il dibattito il giornalista e saggista Giuseppe Novero che ha sottolineato come «gli storici spesso sono stati troppo celebrativi sul Risorgimento dimenticando a volte che il processo d’unificazione fu complesso e travagliato».

E complesso è stato l’argomento di cui ha parlato il professor Domenico Rocciolo della Pontificia Università Gregoriana, direttore anche dell’archivio storico diocesano, ovvero “I circoli giovanili cattolici del primo Novecento”. L’analisi di Rocciolo, basata sulla documentazione originale degli statuti di queste organizzazioni, ha verificato come le varie congreghe giovanili cattoliche siano riuscite a radicarsi sul territorio durante il primo trentennio del ‘900 allo scopo di richiamare quanti più giovani fedeli ad un impegno sociale in favore degli svantaggiati.

Su di un argomento poco battuto dalla storiografia sul Risorgimento è stata anche la relazione di suor Grazia Loparco. La religiosa, attraverso l’esperienza documentata di Marietta Guerrini (un ispettrice del Ministero dell’Istruzione di fine ‘800), ha potuto stabilire come «effettivamente le religiose degli istituti educativi femminili parteciparono alla trasformazione dell’Italia venendo giudicate ottime educatrici».

Su “Gli ospedali romani dopo l’Unificazione” si è invece soffermata la professoressa Manola Ida Venzo dell’Archivio di Stato di Roma, che ha studiato le maggiori strutture ospedaliere dell’epoca (alcune esistono tutt’ora) come il Fatebenefratelli e il San Gallicano. «Le Opere Pie – ha sottolineato Venzo – davano asilo e aiutavano la gran parte della popolazione romana dell’epoca (1870 circa) che si trovava in stato d’indigenza: ben 65mila persone su di un totale di 213mila».

Spazio anche alla storia del Vicariato di Roma dopo il 1870. «Da istituzione prettamente giuridica e basata sui tribunali al suo ruolo prettamente pastorale e diocesano» ha affermato il professor Roberto Regoli della Pontificia Università Gregoriana. E ha rimarcato come sotto Pio XI «si consolida la distinzione tra Vaticano e Vicariato: cioè l’accentuazione del lato politico nel primo e il ruolo pastorale nel secondo». Distinzione che, comunque, non impedirà al Vicariato di divenire dopo il pontificato di Papa Ratti «un canale prezioso di comunicazione fra le due sponde del Tevere».

Il convegno si è concluso con lo studio del professor Filippo Lovison della Pontificia Università Gregoriana che ha parlato dello scontro fra «liberi pensatori e reduci della difesa del Papato» cioè dei sostenitori di un anticlericalismo spesso esasperato contrapposti ai cattolici intransigenti. Contrapposizione da cui la Chiesa riuscirà a «essere una presenza fondamentale anche dopo la breccia di Porta Pia, nel superare l’ottica delle due Rome: quella dei Cesari e quella dei Papi», ha concluso Lovison.

3 marzo 2011

(fonte: www.romasette.it)

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