mercoledì 5 agosto 2009

Cari sacerdoti: Il Curato d'Ars


Giovanni Maria Vianney patrono di questo anno "sacerdotale", perché proprio lui? La storia della Chiesa ne ha avuti molti altri di sacerdoti santi... L'elemento forse più caratteristico del santo Curato d'Ars era la grande pazienza nel confessionale. Un po' come il nostro Padre Pio, ma senza quei segni straordinari nel corpo che hanno invece connotato la vita del frate di Pietralcina. Il santo curato nacque tre anni dopo la rivoluzione francese e anche la sua formazione al sacerdozio venne condizionata da certi fattori che rendevano difficili certe scelte, un po' come la giovinezza di Karol Woytyla che frequentò il seminario da clandestino. Quindi da adulto si trovò ad operare in una terra scristianizzata. Dopo qualche tempo che era giunto ad Ars, la gente del piccolo paese andava dicendo "Ars non è più Ars". Aveva elevato subito il livello spirituale del piccolo borgo e cominciavano ad arrivare nel suo confessionale anche da lontano. Nella sua saggezza il Santo Padre ha voluto porlo a modello in una epoca certo molto diversa come è la nostra, ma che per altre ragioni si ritrova ad avere comunque necessità di santi confessori. Molti infatti si riavvicinano a questo sacramento e si riavvicineranno... Allora il sacerdote inconterà più sovente persone che sentono questo santo desiderio ma non hanno più idea di cosa sia e di come si faccia un esame di coscienza, o sono confusi su cosa sia mancanza e cosa non lo sia. Ecco allora che il sacerdote accorto non fa mai mancare nella sua chiesa ma anche nel confessionale stesso, quegli utili stampati a volte formulati come una serie di quesiti dove è possibile trovare un metodo per poter fare una buona confessione nel caso ciò non avvenga da lungo tempo. Ancora lo stesso sacerdote ispirato non sarà frettoloso qualora capisca che la persona che gli è davanti non è una pecora del suo gregge, oppure che non si è più neanche capaci di esprimere neanche ciò che pesa sul cuore. Questo non vuol dire che si deve fare del confessionale il lettino dello psicoanalista...! Però con questa scusa molti si lavano le mani di alcuni casi che potrebbero risultare un po' più spinosi, spiritualmente parlando. Un conto è la confessione un altro è la psicologia... ma a questo riguardo è interessante rivedere cosa pensava a riguardo del sacramento della confessione un grande esperto della psiche umana, K.G. Jung, nell'analisi di P. Pintacuda:
"Individuarsi, divenire il proprio Io integrale è un dovere morale e la vera grandezza dell'uomo. L'individuazone non è d'altra parte l'individualismo egoista poiché l'egoista si mette in contrasto con la società mentre l'individuo, la personalità, armonizza i suoi doveri con quelli della collettività. Individuazione indica un processo psicologico che adempie finalità individuali date, ossia fa dell'uomo quel determinato essere singolo che è. Il processo di individuazione consiste con un lavoro analitico intenso, nell'attivare sotto la guida della coscienza rispettandone l'integrità, i contenuti dell'inconscio (...) Questa strada non è aperta a tutti perciò la funzione dell'analista è molto importante anche perché l'uomo ha sempre bisogno di qualcuno che lo guidi. Per questo dice Jung la confessione del cattolicesimo è una istituzione saggia e la cura analitica del credente un ripiego. Il modello di ogni cura analitica è la confessione, intesa come pratica religiosa. Anche perché un segreto diviso con gli altri è giovevole".
(citazione da La pscologia religiosa di K.Yung di L.Pintacuda, Ed. Paoline, Roma 1964, pp.55-56)
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