domenica 2 agosto 2009

Ultime scoperte Sindone

Nuovi studi sulla Sindone dopo la scoperta della scritta che rimanda all'aramaico dei tempi di Gesù.

Nel complesso panorama degli studi scientifici condotti sulla Sindone di Torino, una delle scoperte più recenti riguarda una scritta che rimanda all’aramaico dei tempi di Cristo e che dunque, se ciò venisse confermato, potrebbe contribuire alla controversa questione della datazione del telo sindonico. La scoperta - ad opera dello scienziato francese, Thierry Castex - ha suscitato scalpore e dibattiti ed è stata ripresa da Barbara Frale, specialista dei Templari dell’Archivio Segreto Vaticano, che ne accenna nel suo libro, edito da Il Mulino, intitolato “I Templari e la Sindone di Cristo”. La Frale - che approfondirà la questione in un ulteriore volume sulla Sindone che uscirà in autunno - spiega al microfono di Alessandro De Carolis in cosa consista l’importanza di questa scoperta:

R. - La scoperta sulla Sindone di una scritta in caratteri ebraici - ma si tratta probabilmente della lingua aramaica - ha fatto grande scalpore. Vorrei però precisare che non è la prima volta che qualcuno scopre la presenza di scritte in aramaico sul tessuto della Sindone. Il primo a vederle è stato un professore di latino dell’Università Cattolica di Milano nel 1978. Poi, nel 1989, altri caratteri ebraici furono trovati stavolta da un ebraista di mestiere, Messina: a suo dire, questi caratteri formavano la scritta frammentaria “Il re dei Giudei” e dunque stiamo parlando proprio dell’accusa con cui Gesù fu denunciato a Pilato. La scritta trovata di recente da Thierry Castex dice letteralmente “trovato” e c’è una parola vicina, che è ancora da chiarire, ma che può significare nell’insieme “perché trovato” oppure “noi abbiamo trovato”. La cosa interessante è che questa frase, in realtà, può essere accostata ad un passo del Vangelo di Luca, durante il quale lo stesso Luca riferisce il motivo con cui Gesù fu accusato e portato davanti al governatore romano. La frase di Luca è: “Abbiamo trovato quest’uomo che sobillava il popolo, si diceva il Cristo Re, e impediva di pagare il tributo a Cesare”.


D. - In che modo questa scritta è finita sul telo sindonico?


R. - Ci sono tante cose da chiarire, ma non c’è dubbio che, trattandosi di un uomo processato e condannato a morte, qualche documento doveva essere per forza prodotto ed applicato a questa salma. Si tenga presente che il morto, una volta completamente avvolto nel sudario - come voleva la tradizione ebraica dell’epoca - non poteva più essere riconosciuto. Se qualcuno avesse avuto bisogno, per qualsiasi motivo, di riconoscere il defunto, avrebbe dovuto necessariamente metter fuori delle scritte.


D. - La scoperta di Castex apre un nuovo fronte sulla controversa questione della datazione della Sindone. Attualmente, c’è un aspetto sul quale più di altri si trovano d’accordo gli esperti?


R. - Il problema della datazione al radiocarbonio è molto complesso e probabilmente si è creata una grandissima confusione per l’enorme pubblicità che a suo tempo fu data a questo fatto. C’era un dibattito ed una discussione a livello internazionale dove ognuno voleva dire la sua, inoltre uscirono libri scandalistici ancor prima che il risultato venisse presentato scientificamente e discusso. Per quanto mi riguarda, credo che i laboratori impegnati nell’analisi abbiano applicato il metodo con i sistemi del tempo, forse meno aggiornati di quelli odierni, ma comunque in maniera corretta. Ma il problema è cosa sia stato fornito a questi tre laboratori, i quali non avevano la possibilità di dire: no, questi campioni non vanno bene, tagliate un altro pezzo di Sindone e dateci dei materiali più adatti.


D. - I documenti antichi mostrano un “buco” temporale di circa 150 anni tra la scomparsa del telo sindonico nel sacco di Costantinopoli del 1204 - durante la quarta Crociata - e la sua ricomparsa, in Francia, intorno al 1350. Nel suo libro lei sostiene una tesi precisa su chi sia entrato in possesso della Sindone in quel periodo…


R. - In realtà, io sono una studiosa dei Templari e sono arrivata ad interessarmi della Sindone semplicemente perché, ad un certo punto, ho trovato tantissime tracce del fatto che i Templari custodirono questo oggetto per un certo periodo all’incirca dal 1260 al 1312 – ed esso lasciò su di loro un’impressione tale da modificare quella che era la loro liturgia caratteristica. Lo consideravano una specie di vessillo contro la diffusione delle eresie e per questo motivo mi sono interessata anche alle scritte della Sindone. All’inizio, ho detto che bisognava verificare se fossero stati i Templari a mettere queste scritte sulla Sindone. Quando poi sono andata ad analizzare queste scritture, ho visto che non c’entravano nulla con i Templari, perché sono state scritte almeno mille anni prima che l’Ordine del Tempio venisse fondato.

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