domenica 6 settembre 2009

XXIII Domenica

Vangelo Mc 7,31-37

Dal Vangelo secondo Marco

In quel tempo, Gesù, uscito dalla regione di Tiro, passando per Sidòne, venne verso il mare di Galilea in pieno territorio della Decàpoli.
Gli portarono un sordomuto e lo pregarono di imporgli la mano. Lo prese in disparte, lontano dalla folla, gli pose le dita negli orecchi e con la saliva gli toccò la lingua; guardando quindi verso il cielo, emise un sospiro e gli disse: «Effatà», cioè: «Apriti!». E subito gli si aprirono gli orecchi, si sciolse il nodo della sua lingua e parlava correttamente.
E comandò loro di non dirlo a nessuno. Ma più egli lo proibiva, più essi lo proclamavano e, pieni di stupore, dicevano: «Ha fatto bene ogni cosa: fa udire i sordi e fa parlare i muti!»

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Il Vangelo di questa Domenica ci ricorda tra le altre cose anche il rituale del nostro Battesimo, il sacerdote infatti con gesti abbastanza simili ancora oggi "apre" il bimbo (o l'adulto) alle realtà celesti e spirituali. Cristo stesso si è fatto battezzare da Giovanni, che lo faceva quasi di mestiere possiamo dire, infatti il Battista vuol dire etimologicamente il Battezzatore, dal verbo greco che significa immergere, sommergere, nei primi secoli infatti il Battesimo richiedeva un'immersione totale nell'acqua, come è testimoniato anche da reperti archeologici di grandi vasche all'interno dei luoghi di culto. Così fanno ancora oggi i fratelli ortodossi (ed anche alcune chiese come quella di "santi degli ultimi giorni". Ma Giovanni che battezzava con acqua, annuncia già che dopo di lui c'era qualcuno che avrebbe battezzato con Spirito e Fuoco: Gesù. Allora dopo l'aspersione con l'acqua benedetta il rituale del Battesimo prevede anche questi segni sulla fronte, sulle orecchie, sulla bocca, sul petto dei battesimandi. Così viene spiegato il rituale nel C.C.C. (Catechismo Chiesa Cattolica)

" Nella Chiesa latina questa triplice infusione è accompagnata dalle parole del ministro: « N., io ti battezzo nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo ». Nelle liturgie orientali, mentre il catecumeno è rivolto verso l'Oriente, il sacerdote dice: « Il servo di Dio, N., è battezzato nel nome del Padre, e del Figlio, e dello Spirito Santo ». E, all'invocazione di ogni Persona della Santissima Trinità, lo immerge nell'acqua e lo risolleva.

L'unzione con il sacro crisma, olio profumato consacrato dal Vescovo, significa il dono dello Spirito Santo elargito al nuovo battezzato. Egli è divenuto un cristiano, ossia « unto » di Spirito Santo, incorporato a Cristo, che è unto Sacerdote, Profeta e Re. (...)

Il santo Battesimo è il fondamento di tutta la vita cristiana, il vestibolo d'ingresso alla vita nello Spirito (« vitae spiritualis ianua »), e la porta che apre l'accesso agli altri sacramenti. Mediante il Battesimo siamo liberati dal peccato e rigenerati come figli di Dio, diventiamo membra di Cristo; siamo incorporati alla Chiesa e resi partecipi della sua missione [...]

« Questo lavacro è chiamato illuminazione, perché coloro che ricevono questo insegnamento [catechistico] vengono illuminati nella mente ».7 Poiché nel Battesimo ha ricevuto il Verbo, « la luce vera che illumina ogni uomo » (Gv 1,9), il battezzato, dopo essere stato « illuminato », è divenuto « figlio della luce » e « luce » egli stesso (Ef 5,8):

II Battesimo « è il più bello e magnifico dei doni di Dio. [...]

Le prefigurazioni del Battesimo nell'Antica Alleanza

Nella liturgia della Notte pasquale, in occasione della benedizione dell'acqua battesimale, la Chiesa fa solenne memoria dei grandi eventi della storia della salvezza che prefiguravano il mistero del Battesimo:

« O Dio, [...] tu operi con invisibile potenza le meraviglie della salvezza; e in molti modi, attraverso i tempi, hai preparato l'acqua, tua creatura, ad essere segno del Battesimo ».

1218 Fin dalle origini del mondo l'acqua, questa umile e meravigliosa creatura, è la fonte della vita e della fecondità. La Sacra Scrittura la vede come « covata » dallo Spirito di Dio:

« Fin dalle origini il tuo Spirito si librava sulle acque perché contenessero in germe la forza di santificare ».

La Chiesa ha visto nell'arca di Noè una prefigurazione della salvezza per mezzo del Battesimo. Infatti, per mezzo di essa, « poche persone, otto in tutto, furono salvate per mezzo dell'acqua » (1 Pt 3,20):

« Nel diluvio hai prefigurato il Battesimo, perché, oggi come allora, l'acqua segnasse la fine del peccato e l'inizio della vita nuova ». [...]


Il battesimo di Cristo

Tutte le prefigurazioni dell'Antica Alleanza trovano la loro realizzazione in Gesù Cristo. Egli dà inizio alla sua vita pubblica dopo essersi fatto battezzare da san Giovanni Battista nel Giordano e, dopo la sua risurrezione, affida agli Apostoli questa missione: « Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato » (Mt 28,19-20).17 [...]

Il Battesimo nella Chiesa

Dal giorno della pentecoste la Chiesa ha celebrato e amministrato il santo Battesimo. Infatti san Pietro, alla folla sconvolta dalla sua predicazione, dichiara: « Pentitevi, e ciascuno di voi si faccia battezzare nel nome di Gesù Cristo, per la remissione dei vostri peccati; dopo riceverete il dono dello Spirito Santo » (At 2,38). Gli Apostoli e i loro collaboratori offrono il Battesimo a chiunque crede in Gesù: Giudei, timorati di Dio, pagani.

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Il battesimo è il sacramento ecumenico per eccellenza, ha affermato monsignor Bruno Forte, Arcivescovo Metropolita di Chieti-Vasto, nella sua Lettera pastorale per l’anno 2007-2008, intitolata “L’acqua della vita. Il battesimo e la bellezza di Dio”.

La Chiesa, ha ricordato, fin dall’inizio “ha seguito le orme del Maestro, proponendo a chi vuole incontrare Gesù un itinerario analogo a quello da Lui indicato ai discepoli del Battista”, il catecumenato.

“Per l’adulto che chiede il battesimo si tratta di un vero e proprio percorso di iniziazione cristiana, che unisce catechesi ed esperienza progressiva del dono di Dio. Per chi è stato battezzato da piccolo il cammino coincide con l’educazione alla fede”, ha spiegato.

Monsignor Forte ha quindi sottolineato i due significati fondamentali del battesimo: la liberazione dal male e “quell’incontro decisivo con Cristo, che ci consentirà di vivere l’intera esistenza come una storia d’amicizia con Lui nella comunione della Chiesa”.

L’annuncio del Vangelo, ha osservato, è la premessa necessaria al battesimo.

“In una società dove i più venivano battezzati, esso si dava quasi per scontato e l’importanza della preparazione al battesimo veniva piuttosto trascurata. Nella società complessa, multireligiosa e multiculturale, in cui viviamo, l’urgenza di far risuonare l’annuncio della fede e di chiamare alla conversione a Cristo si mostra in tutta la sua necessità”.

Nel caso del battesimo di un bambino, ha proseguito, questa urgenza riguarda anzitutto i genitori, la cui catechesi in preparazione al battesimo del figlio è “indispensabile”.

“La grazia del fonte battesimale si irradia così anzitutto su di voi, e mentre la vostra creatura è rigenerata dall’alto, vengono risvegliati o perfino accesi in voi il dono e la bellezza della fede”, ha affermato.

La celebrazione del battesimo, ha ricordato, inizia con un dialogo: “ai genitori si chiede che cosa domandano per il figlio che vogliono battezzare, agli adulti che cosa si aspettano per sé dal battesimo”.

“La risposta è eco della più profonda attesa del cuore umano: ‘la vita eterna’”.

“Chi riceve il battesimo non è più solo: il Dio che è amore lo custodirà sempre”.

Come ogni dono, ha continuato l’Arcivescovo Forte, anche quello della vita, offerto nel battesimo, richiede di essere accolto. Per questo motivo, “nella celebrazione del battesimo siamo chiamati a dire ‘no’ al peccato e alle seduzioni di Satana, cioè a una vita fondata sull’apparenza, sull’egoismo e sulla menzogna, che ci porta a separarci da Dio e dagli altri per affermare noi stessi, vivendo l’illusione di poter essere felici senza amare”.

“Al tempo stesso, siamo chiamati a dire ‘sì’ al Dio che è Amore, al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo. È il ‘sì’ espresso dalla parola ‘credo’, con cui ci consegniamo totalmente a Dio”.

“A questa professione di fede il Dio vivente risponde facendoci entrare nell’alleanza d’amore con Lui: un’alleanza così fedele, che la nostra appartenenza a Lui e alla Chiesa non potrà mai essere perduta, quali che siano le nostre infedeltà o i nostri rifiuti”.

“Grazie al dono del battesimo abbiamo la certezza di appartenere per sempre a Dio e possiamo sperimentare la dolcezza di stare nelle mani di Colui che non ci tradirà mai”.

E’ proprio in questa relazione definitiva con Dio che consiste il “carattere” impresso dal battesimo, “il legame con Lui, che proprio grazie alla Sua fedeltà non potrà più essere cancellato e ci unirà per sempre alla Sua famiglia, la Chiesa”.

Per tale ragione, ha scritto, “esiste fra tutti i battezzati una comunione più forte delle loro diversità, che – pur realizzandosi in gradi diversi – è il fondamento dell’impegno ecumenico, teso a superare le divisioni storiche fra di loro”.

La “passione per l’unità che Cristo vuole”, ha constatato l’Arcivescovo, è quindi “inscritta nella stessa grazia battesimale”.

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