sabato 31 luglio 2010

La storia della mia parrocchia

Una storica devozione: S. Maria del Carmine di Alessandria

"La voce dei Santi Eremiti / dal monte di Elia / tu porti ai tuoi figli smarriti, / O Vergine Santa, Maria." Così recita una bella composizione musicale dedicata alla Madonna del Carmelo venerata da tempo immemorabile in questa terra. Come è attestato da varie fonti storiche i Carmelitani possedevano una chiesa fuori dalla cinta urbana fin dal secolo XIII dedicata a S.Nicolao.

Esiste un primo riferimento cronologico attestato dallo storico G.A. Chenna: in data 27 settembre 1290, un Breve di Papa Nicolò IV concede indulgenze a varie chiese locali tra cui “l'ecclesia sancti Nicolai de Alexandria, ordinis B.V.M. de Monte Carmelo”. L'edificio originariamente si trovava nella zona di Marengo, probabilmente in fedeltà al primo e originario carisma eremitico dell'ordine che ebbe origine in Terrasanta sul Monte Carmelo, il bel promontorio sul mare oggi chiamato Haifa, la cui bellezza è ricordata dalla stessa Sacra Scrittura.

In quel luogo il profeta Elia difese la purezza della fede d'Israele nel Dio vivente, emblema della lotta contro gli idoli, come ha ricordato il Vescovo di questa diocesi Mons. Giuseppe Versaldi nella sua omelia nel giorno della memoria liturgica. Su quel monte presso la fontana che prende il nome dallo stesso profeta, verso la fine del secolo XII si stabilirono alcuni eremiti e vi costruirono un oratorio in onore della Madre di Dio, eleggendola a loro Patrona e Titolare, ma anche madre e modello, nella pratica della vita contemplativa e nel dono ai fratelli delle ricchezze attinte nella comunione con Dio. Furono chiamati "Fratelli di Santa Maria del Monte Carmelo".

La commemorazione già avveniva dal secolo XIV in vari luoghi, come è noto, i primi frati-eremiti non molto tempo dopo aver ricevuto la loro Regola ed essersi riuniti in comunità per mano di S. Alberto, Vescovo di Vercelli e Patriarca di Gerusalemme, presto a causa delle incursioni saracene dovettero abbandonare il Monte Carmelo diffondendosi così in varie zone d'Europa. Considerando che il il patriarcato di S. Alberto durò dal 1206 al 1214, vediamo subito come la comunità dei Carmelitani di S. Nicolao dovette essere tra le prime giunte in Europa.

Un po' per volta il carisma originario si dovette adattare alla diversa condizione europea e si inserì un po' per volta nella tradizione degli Ordini Mendicanti, mutarono i loto abiti abiti bianchi e neri a striscie (come si può vedere nel dipinto del Lorenzetti, Pala del Carmine) che causavano derisione per lo stile tipicamente orientale, incominciarono ad aprire scuole e in seguito le comunità incominciarono ad avere anche parrocchie. Le fonti storiche attestano un breve di Papa Clemente VI del 7 agosto 1346 che permetteva all'antico convento dei Carmelitano di trasferirsi in città (de priori loco infra villam Alexandriae ad locum decentem et honestum), la zona di Marengo era infatti anche acquitrinosa oltre che maggiormente esposta a rischi di epidemie e saccheggi.

Il trasloco fu lento e si concluse all'incirca agli inizi del Quattrocento. Il nuovo convento e la nuova chiesa furono chiamati ancora sia con il nome dell'antica chiesa di S. Nicolao sia con il nome di Chiesa dei Carmelitani, Santa Maria del Carmine. Ma a questo punto la storia della comunità carmelitana alessandrina si lega con le vicende della nobile famiglia alessandrina dei Ghilini. Nell’anno 1466, narrano le cronache di Girolamo Ghilini, tornando dalla Francia, dove aveva combattuto in aiuto del Re Luigi XI, Niccolò Ghilini introdusse in Alessandria i Frati Carmelitani ai quali donò tutto il sito “dove hora vedesi fabricato il Convento insieme con la Chiesa loro; ed anche alcune possessioni e rendite del patrimonio loro”.

Il testamento redatto nel 1463 dallo zio dei donatori, Rolando Ghilini, lascia 25 fiorini imperiali per “Sancte Marie de Montercarmello pro laborerio et fabrica dicte ecclexie”. Con la conclusione del XV secolo termina anche la disponibilità di notizie sulla chiesa e il convento annesso, ma ci sono ancora tracce di donazioni a testimoniare l’atteggiamento di continua devozione nel sentimento religioso degli alessandrini. Nel frattempo la devozione alla Madonna del Carmelo si era arricchita con il prodigio dell’apparizione a S. Simone Stock della la tradizione dello scapolare. Di lì a poco la chiesa a seguito delle note vicende storiche passa da essere chiesa dei Ghilini a chiesa degli spagnoli. In particolare la seconda metà del 500 vede fiorire le proposte riformatrici dei santi carmelitani “scalzi” Teresa di Gesù e Giovanni della Croce, con un nuovo richiamo alla tradizione eremitica e al rinnovamento dello spirito religioso carmelitano.

Conla seconda metà del 500 iniziano una serie di visite pastorali che hanno lasciato numerosi dati e notizie sull'organizzazione ecclesiale, il culto, gli usi e gli arredi liturgici.Da una fonte tardosecentesca scopriamo che la chiesa del Carmine era oggetto di una venerazione particolare da parte della colonia spagnola che si trovava ad Alessandria. "In ea ecclesia sepeliuntur saee duces ac milites Nostri Regis", è questo è testimoniato dalle numerose epigrafi, purtroppo fisicamente scomparse ma che possono essere lette nella Raccolta di Iscrizioni Alessandrine.

Esistevano anche due compagnie di laici: la "Sodalitas Beatissimae Virginis" che aveva l'incarico di tenere una lampada sempre accesa davanti al tabernacolo e la compagnia "SS. Corporis Domini Nostri Jesu Christi". Queste forme di religiosità, molto diffuse nell'età spagnola, a differenza delle confraternite che avevano propri statuti, e proprie chiese, vivevano della vita della chiesa presso cui erano state istituite ed avevano compiti di tipo liturgico, di mortificazione e di assistenza ai poveri e agli infermi.

Si ha anche notizia dell'esistenza di una Compagnia di Santa Maria Maddalena de' Pazzi, siamo nel 1694, e il culto della mistica visionaria fiorentina era molto in auge, essendo stata canonizzata nel 1669. La chiesa le dedica anche un altare ("posto a mano sinistra dell'altare maggiore"). Così come dal 1666 è attestata l'esistenza di una "Compagnia dell'Habito della Beata Vergine del Carmine", composta probabilmente da terziari laici dell'Ordine carmelitano.

Dopo la riforma teresiana arrivarono ad Alessandria anche i Carmelitani "Scalzi", nel 1668, edificarono chiesa e convento intitolati a SS. Anna e Teresa, aprirono uno studio di filosofia che nel 1772 ospitava 35 tra religiosi, conversi e studenti. Nel 1672 si aggiunsero anche le monache del monastero di S. Giuseppe e Santa Teresa. Ma tutto l'insediamento, situato non lontano dalla chiesa del Carmine, non sopravvisse alle soppressioni napoleoniche.

Nell'età sabauda non si hanno troppe notizie della chiesa del Carmine, si sa che nel 1711 viene fatta una richiesta per il restauro della facciata, che si celebrano due messe, una presto "in aurora, per commodo degli artisti e giornaglieri, ed altra sul mezzogiorno per commodo dei Nobili". Dopo il 16 agosto del 1802, per la legge di soppressione di tutti gli ordini monastici e delle congregazioni regolari il Carmine cessò ogni attività religiosa. Nell'aprile del 1805 la parrocchia del Carmine risulta appartenente al Demanio Imperiale e il convento è segnalato come sede di caserma.

(continua)

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