sabato 24 maggio 2008

Corpus Domini

Ognuno di noi avrà incontrato almeno una volta nella vita un (o una) viandante un po' misterioso che gli avrà detto certamente qualcosa di importante per la propria esistenza o per le proprie decisioni future. O semplicemente ci avrà fatto porre degli interrogativi nuovi. Una persona di mia conoscenza mi ha raccontato che nei primi mesi del 2003 si trovava a Roma e proprio in quei giorni il compianto Papa Giovanni Paolo II avrebbe dovuto recarsi ad Assisi per incontrare come aveva già fatto in passato, i rappresentanti di diverse religioni. Lui avrebbe voluto tanto partecipare a quel singolare incontro di preghiera ma non gli fu possibile muoversi da Roma. Così la mattina sul presto, come aveva talvolta abitudine di fare, scrisse sul proprio taccuino una piccola supplica in cui chiedeva al Signore di poter partecipare almeno spiritualmente a quell'evento e poi uscì di casa completamente immerso nelle sue faccende. Ma, in qualunque angolo di Roma si trovasse, notava sempre una figura di uomo alta, con gli abiti abbastanza sdruciti e sudici ma singolarmente vivida e preminente rispetto a chiunque gli fosse vicino. Si guardava intorno in modo smarrito. Nonostante si spostasse più di una volta a piedi e con i mezzi, se lo ritrovava sempre davanti. Quando sul finire della mattinata salì sul mezzo che lo avrebbe portato a casa per il pranzo, si ritrovò lo sconosciuto seduto a metà dell'autobus, e, cosa strana, intorno a lui c'era un vuoto, tutta gli altri passeggeri si erano spostati verso l'autista e, di tanto in tanto lo guardavano con disappunto. A quel punto la curiosità si impadronì di lui e andò a sedersi proprio di fianco. Capì immediatamente perché tutti gli altri passeggeri si erano allontanati. Lo sconosciuto emanava un odore molto poco gradevole e poi era come se piagnucolasse in una lingua sconosciuta con degli occhi a dir poco imploranti. Allora provò a rivolgergli la parola in più lingue, ma l'uomo sembrava non comprenderne nessuna. A quel punto ricordò di avere delle frutta con sè, tirò fuori un mandarino, lo sbucciò e lo divise a metà. Porse una parte del frutto allo straniero. Questi l'accettò e la mangiò continuando a lamentarsi in quella strana lingua. Intanto alcune di quelle persone che prima si erano allontanate, si riavvicinarono a lui, qualcuno anche con gli occhi lucidi, e qualcuno più giovane gli porse anche la mano, allora l'uomo smise di lamentarsi e parve quasi contento, ma poco dopo si alzò in piedi, preparandosi a scendere. Era la fermata vicino alla stazione Termini e, pensò l'amico, lì c'è la mensa della Caritas, probabile meta dello sconosciuto. Per più di un secondo ebbe una fortissima voglia di seguirlo e vedere dove andava, aveva completamente cambiato espressione chissà da quanto tempo non aveva ricevuto dei segni di amicizia. Infine decise di continuare per la sua fermata e lasciare andare l'uomo misterioso al suo destino. Solo il giorno dopo ripensando all'accaduto si ricordò della preghiera fatta la mattina precedente e collegò quella figura di giovane vagabondo al più noto lebbroso della storia della conversione di Francesco. Ma la vicenda non si chiuse lì. Alcuni anni dopo, mentre visitava il complesso delle sette chiese di Bologna, si ritrovò per la prima volta in una cappellina dove è conservata quella singolare scultura artistico-scientifica di Luigi Mattei (l'immagine in alto a sinistra) che, come è noto riproduce al millimetro, grazie alle tecnologie informatiche, le fattezze fisiche dell'uomo della Sindone. Si sentì venire meno. Era perfettamente identico al vagabondo che si aggirava per le vie della capitale e a cui aveva offerto un sorriso e il suo mezzo mandarino!

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