mercoledì 13 gennaio 2010

Giona e la tolleranza di Dio

Ma chi crede, per chi si riconosce nella radice giudaico-cristiana, l'uomo è creato a immagine e somiglianza di Dio, vi immaginate questo Dio che ad un certo punto davanti alle infinite marachelle umane che costellano tutta la storia della salvezza cominciasse a dire: "tolleranza zero"! Forse solo nel giorno del giudizio universale quando il Cristo tornerà nella gloria per giudicare i vivi e i morti... Tutte le volte che sento l'espressione "tolleranza zero" mi immagino sempre che a pronunziarla sia una macchina informatica, e non una creatura umana, per quanto in linea di massima mi ritrovo in accordo con ciò che si vorrebbe assolutamente vietare, o assolutamente non tollerare. Ma nel corso della storia umana così come è narrata nella Bibbia Dio è sempre misericordioso ed esige misericordia, emblematico è anche il caso di Giona, al quale il Signore comanda di andare ad ammonire Ninive la grande città peccatrice pena la distruzione totale. Giona apparteneva certamente al partito della "tolleranza zero": prima cerca di svicolare dall'ordine divino e, leggiamo nel testo biblico, si imbarca e si dirige esattamente nella direzione opposta ... ma poiché l'ordine divino era irrevocabile, viene gettato nel mare in tempesta dai marinai della nave a cui aveva confessato di stare fuggendo dalla sua missione profetica. Dopo tre giorni nel ventre del pesce che lo aveva "inghiottito" e quindi salvato, Giona si converte alla sua missione e va a Ninive ad ammonire i cittadini del rischio che stanno correndo. E suo malgrado lo prendono sul serio e fanno penitenza, uomini e animali iniziano a digiunare. Dio allora vide che si erano convertiti dalla loro condotta malvagia e non fece loro del male. "Ma Giona ne provò grande dispiacere e ne fu sdegnato", Giona si lamenta con il Signore per la sua misericordia! Avrebbe voluto la "tolleranza zero", e addirittura vuole morire per questo e non riesce proprio ad "inghiottire" il boccone della bontà divina. Uscì dalla città si fece una capanna e si sedette lì a fianco guardando verso quella città che avrebbe dovuto essere distrutta. Intanto il Signore fece crescere una pianta di ricino sulla sua testa per offrirgli un po' di ombra e sollievo. Giona fu molto felice per quel ricino, tanto che quando il giorno dopo Dio manda un verme a rodergli la pianta, Giona si dispera dice "meglio per me morire che vivere": Allora è Dio che si sdegna per lo sdegno di Giona e gli dice: "Ti sembra giusto essere sdegnato così per una pianta di ricino per cui non hai fatto nessuna fatica...e io non dovrei avere pietà di Ninive, quella grande città, nella quale vi sono più di centoventimila persone che non sanno distinguere fra la mano destra e la mano sinistra e, e una grande quantità di animali?". (continua) MLA

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