domenica 2 maggio 2010

L'uomo della Sindone

L'uomo della Sindone

Conosco una persona che, pur appassionata e convinta sostenitrice dell'autenticità della Sacra Sindone, non riesce a compiacersi più di tanto per tutta l'affluenza dei fedeli più o meno ferventi, dei semplici curiosi, delle autorità civili e religiose, più o meno credenti che si portano innanzi a quella terribile immagine raffigurata in negativo dal telo sindonico. La ragione è piuttosto semplice ma di per sé piuttosto inquietante (se tutto corrispondesse a verità !).
Verso la fine del mese di gennaio del 2002 la persona in questione si trovava a Roma per incontrare alcune persone e svolgere varie faccende. Aveva notato più di una volta girando per le vie della capitale un giovane barbone che l'aveva in qualche modo colpito, anche per il fatto stesso di trovarselo davanti più volte in diversi punti della città, fatto che di per sè in una grande città è abbastanza improbabile. Ma il momento in cui ebbe un contatto più ravvicinato con quell'individuo è ben descritto nel suo taccuino di viaggio perché era il giorno in cui avrebbe voluto partecipare ad Assisi al momento di preghiera tra i rappresentanti delle varie religioni, presieduto dal Santo Padre Giovanni Paolo II. Nell'impossibilità di potervi partecipare di persona, aveva chiesto e scritto al mattino presto una piccola supplica per potervi partecipare in comunione spirituale. Ricorrendo in quel giorno la festa di S. Francesco di Sales, patrono dei giornalisti, aveva deciso, nonostante la forte pioggia battente di andare per la S. Messa nella chiesa di S. Lorenzo in Lucina, dove era la sede dell'Associazione dei giornalisti cattolici. Poi, sotto un pioggia torrenziale cercò di raggiungere la sede della rivista Civiltà Cattolica, dove avrebbe dovuto esserci una particolare commemorazione. Ma non riuscendo bene a individuare il luogo, bagnato ormai come un pulcino, saltò su un autobus, il 71, decidendo saggiamente che era meglio andare a casa ad asciugarsi gli abiti. Ma ecco che su quell'autobus c'era di nuovo quel barbone che già aveva incrociato in giro per la città. La scena era alquanto triste perché lui era solo seduto verso il fondo del mezzo e tutta le gente, non tantissima, si era portata verso l'autista certamente intimoriti da quella figura e soprattutto infastiditi per il terribile odore dei suoi vestiti, molto leggeri per la stagione (dei jeans sporchi e laceri e una camicia che doveva essere stata bianca!). Pensò che probabilemente andava a mangiare alla mensa della Caritas vicino a Termini, quel mezzo ci passava vicino. Istintivamente gli si sedette affianco e, come aveva già notato nei precedenti incontri, si guardava intorno, piangeva e si lamentava, come qualcuno che è un po' fuori di testa, esprimeva una grande disperazione. Cercò di rivolgergli la parola e soprattutto di capire che lingua parlasse. Ma era difficilissimo: non rispose alla lingua inglese e francese e neanche spagnola, mentre la puzza gli dava botte nello stomaco, pensò che era meglio provare con del cibo e tirò fuori dalla borsa che portava con sè della frutta. Sbucciò un mandarino e ne porse una metà all'uomo. Lo prese, pur continuando a lamentarsi e lo mangiò. Intanto la scena non era sfuggita agli altri passeggeri del mezzo che, probabilmente pentiti dell'aver avuto timore di quel giovane, lentamente si riavvicinarono dove era seduto e qualcuno arrivò persino a dargli la mano come per scusarsi. Erano ormai quasi arrivati alla fermata nei pressi di Termini e lo sconosciuto si alzò per avvicinarsi all'uscita con il volto come trasfigurato. Non si lamentava più e quasi sorrideva grato di quelle piccole manifestazioni di affetto e solidarietà. Il nostro buon samaritano aveva il cuore in subbuglio perchè avrebbe voluto anche fare di più ma era lui stesso ospite e già piuttosto precario, dormiva su un divano e non poteva proprio portarlo con sè. Così lo lasciò scendere da solo mentre tutti i passeggeri dell'autobus gli porgevano la mano.

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La storia potrebbe essere finita qui, ma qualche tempo dopo il nostro amico si trovava a Bologna ed alcuni amici lo portarono a visitare le chiese più storiche della città. All'interno del complesso di S. Stefano che racchiude sette antiche chiese della città, potè ammirare svariati capolavori tra dipinti nel museo e anche interessanti reliquie. Ma ciò che colpì in modo speciale la sua attenzione fu una speciale scultura posta in una cappellina raffigurante al millimetro le fattezze dell'Uomo della Sindone. L'opera realizzata già da diversi anni, insieme ad una equipe di medici con l'ausilio delle tecnologie informatiche, è dello scultore L.E. Mattei.
Sguardò la straordinaria opera posta su di un piano orizzontale da più punti di vista e quasi si sentiva venir meno perchè riconobbe immediatamente e senza alcun dubbio in quell'uomo, il barbone incontrato a Roma qualche tempo prima, quel volto era inconfondibile ed era rimasto impresso nella sua memoria, il naso e la forma di quella bocca, quelle mani, tutta la figura nell''insieme perfetta e maestosa, nonostante l'abbrutimento dello stato di abbandono in cui si trovava... era lui e se non lo fosse stato era comunque una strordinaria e unica somiglianza.

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Che dire dinnanzi a questo racconto? La persona in questione è tornata a vedere l'immagine della Sindone a Torino. Ma tutto era così stridente ora. Le migliaia e migliaia di pellegrini che si spintonavano per vedere un ombra impressa sul lenzuolo, mentre l'"originale" vagava sporco, lacero, affamato nella grande città e nessuno lo aveva riconosciuto! (MLA)

(continua)

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